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Chiesa di San Marco, Venezia - Cupola di S. Leonardo

11 H (LEONARDO) : 11 H (NICOLA) : 11 H (CLEMENTE) : 11 H (BIAGIO) : 11 D 12 : 11 HH (DOROTEA) : 11 HH (EUFEMIA) : 11 HH (TECLA)

Iconographic description

Su un esteso fondo aureo, si innalzano le monumentali figure dei santi Leonardo (est), Nicola (sud), Clemente (ovest) e Biagio (nord), al di sopra delle finestre alla base della cupola, in corrispondenza assiale con i quattro bracci della croce stilizzata che domina al centro della cupola: tale croce è inserita in due cerchi concentrici che formano una sorta di cornice circolare decorata con un motivo geometrico che dà l'illusione di essere in rilievo. Nei quattro pennacchi della cupola sono rappresentate le sante di Grado: santa Dorotea (sud-ovest), santa Eufemia (nord-ovest), santa Erasma (nord-est), santa Tecla (sud-est). Le figure di santa Eufemia e di santa Erasma hanno subito rifacimenti nel 15. sec., mentre quella di santa Tecla nel 16. sec. (SAN MARCO: BASILICA PATRIARCALE 1991, p. 86).

Iconological description

Secondo Clementina Rizzardi, i quattro santi della cupola e le quattro sante dei pennacchi appartengono alla tradizione religiosa locale o a quella occidentale in senso lato, o, talora, a quella più strettamente orientale: sarebbero espressione del sincretismo religioso operato dalla civiltà artistica venenziana (RIZZARDI 1985, Mosaici altoadriatici, p. 65). In particolare, quelli raffigurati nei pennacchi sono santi considerati protettori dello stato, del governo e del popolo di Venezia (PENNI IACCO 2000, Le epigrafi musive di San, p. 143). Leonardo, re santo, indica una via di governo basata sulla santità dei comportamenti nei confronti dei sudditi; Nicola, il santo del mare, lega Venezia ai territori dell'Adriatico e dell'Egeo dove questi è diffusamente venerato; Clemente, il terzo papa, indica l'attenzione e il rispetto che la Signoria di Venezia ha nei confronti del papato; Biagio fa parte dei santi venerati nei territori con i quali la Repubblica Serenissima intratteneva rapporti continui (LA BASILICA DI SAN MARCO 1999, p. 96-97).