PRESERVATION STATUS & RESTORATION

RESTORATION

Date

6. sec. | 500 - 599

Reference to the part

intero complesso decorativo

Description

Il monogramma siglematico di Massimiano - arcivescovo di Ravenna dal 546 al 556 - presente nel battistero Neoniano, potrebbe far pensare a importanti lavori di restauro, completamento o rifacimento eseguiti sui mosaici a quell'epoca; non sappiamo se i lavori avviati da Massimiano possano essere stati conclusi dal successore arcivescovo Agnello (556 - 569), ma probabilmente hanno riguardato, oltre a qualche rifacimento di parti danneggiate, la realizzazione dei mosaici, ora scomparsi, delle quattro nicchie inferiori del battistero, sopra le quali appunto si trovano i monogrammi e le iscrizioni. La presenza di un altro monogramma significante il nome di Pier Crisologo, successore di Orso, si interpreta ugualmente come epoca di interventi al battistero, ma non concernenti l'apparato decorativo. Certo è che nell'impossibilità di cogliere realmente differenze sostanziali nella superficie musiva che possano testimoniare di questi antichi rifacimenti o rimaneggiamenti, parte della critica considera i mosaici intonsi almeno fino al 16. sec. (RICCI 1931, Monumenti, pp. 8-10; IANNUCCI 1992, Appunti per una storiografia del restauro, p. 20; GEROLA 1917, La tecnica dei restauri ai mosaici, p. 107-108; SANGIORGI 1900, Il Battistero della Basilica Ursiana, p. 92).

PRESERVATION STATUS & RESTORATION (2)

PRESERVATION STATUS

Date

16. sec. | 1500 - 1599

Reference to the part

intero complesso decorativo

Description

A seguito della Sacra Visita delle chiese del 1566, Giulio Feltre della Rovere, arcivescovo di Ravenna, ordina al rettore di S. Giovanni in Fonte (battistero Neoniano) di restaurare i mosaici (RICCI 1884, Ristauri e ristauratori, pp. 2-3). All'incirca nella prima metà del 16. sec. la parte centrale della figura dell'apostolo Filippo, salvo il braccio sinistro e la corona, risulta caduta (RICCI 1931, Monumenti, pp. 10-11, 30). Si deve inoltre sottolineare come i mosaici risultino sporchi e ricoperti di numerose chiazze che ne deturpano e rendono difficoltosa la lettura.

RESTORATION

Date

1566 - 1573

Reference to the part

intero complesso decorativo

Description

Non si hanno notizie relative ad interventi di risarcimento nel battistero Neoniano anteriori al 1566. In quell'anno l'arcivescovo di Ravenna Giulio Feltre della Rovere ordina il restauro dei mosaici che, con tutta probabilità, viene di fatto realizzato. E' possibile che si sia provveduto al rafforzamento delle parti pericolanti tramite applicazione di grappe in metallo, mentre le lacune sono con tutta probabilità riempite di intonaco, dipinto poi a tempera o a olio in accordo con le linee e colori vicini (RICCI 1931, Monumenti, p. 10; GEROLA 1917, La tecnica dei restauri ai mosaici, pp. 119-120). Si hanno ulteriori notizie riguardo rimaneggiamenti subiti dal battistero tra 1571 e 1573, anni in cui le cappelle perdono i loro ornamenti e sono ricoperte d'intonaco. Sempre a questa serie di interventi deve essere probabilmente ricondotta la perdita dei mosaici che ricoprivano le vele degli otto grandi archi fino alle imposte (SANGIORGI 1900, Il Battistero della Basilica Ursiana, p. 19).

INTERVENTION

Title of the intervention carried out during restoration

consolidamento

Description

Il consolidamento della superficie musiva del battistero avviene mediante l'utilizzo e l'applicazione di grappe in metallo. E' possibile che le parti più compromesse del mosaico vengano anche lasciate crollare o addirittura demolite e che nel consolidare le altre non ci si preoccupi di sconfinare con larghe chiazze d'intonaco nei tratti vicini del mosaico antico (RICCI 1931, Monumenti, p. 10; GEROLA 1917, La tecnica dei restauri ai mosaici, pp. 119-120).

INTERVENTION

Title of the intervention carried out during restoration

integrazione / rifacimento

Description

Le lacune, lasciate dalle tessere cadute, sono verosimilmente riempite di intonaco, dipinto poi a tempera o a olio in accordo con le linee e le cromie originali. L'ipotesi si giustifica sapendo che all'epoca non c'erano mosaicisti a Ravenna e che, pochi anni prima, i pittori faentini Giacomo Bertuzzi e Giulio Tonduzzi avevano dipinto a finto mosaico alcune parti della cupola di S. Vitale, esempio da cui forse prese le mosse l'uso dei restauri in pittura praticato fino al 18. sec. Nella maggior parte dei casi, nel completare in pittura le lacune - nella volontà precipua di accordare l'originale con l'integrazione realizzata ex novo - le tessere originali limitrofe vengono anch'esse interessate da vaste stesure di pigmento: in questo caso specifico infatti il pittore che ripara il mosaico del catino ricopre con una tinta rossa a olio tutta la fascia più larga del disco mediano sopra cui passano i veli che si incurvano fra l'uno e l'altro apostolo ricadendo in risvolti sopra la testa di ognuno di loro, creando una specie di cono ornamentale. A causa di questa ridipintura rossa si è perpetrato nel tempo l'equivoco di vedere mitrie, tòcchi o berretti frigi sul capo degli apostoli. Un altro clamoroso equivoco dovuto al restauratore cinquecentesco lo si deve al mal inteso rifacimento della figura dell'apostolo Filippo, la maggior parte della quale era caduta. Dando alle pieghe del manto e al braccio destro un diverso andamento il pittore cancella col colore la mano alzata originale (RICCI 1931, Monumenti, p. 10, 22, 30; GEROLA 1917, La tecnica dei restauri ai mosaici, pp. 119-120).

PRESERVATION STATUS & RESTORATION (3)

PRESERVATION STATUS

Date

17. sec. - 18. sec. | 1600 - 1799

Reference to the part

intero complesso decorativo

Description

Nel giro di pochi anni i risarcimenti pittorici eseguiti alla metà del 16. sec. grazie all'interessamento dell'arcivescovo Giulio Feltre della Rovere, si trovano già alterati e tali da richiedere nuovi provvedimenti: se a tempera infatti la pittura s'imbianca di muffe e salnitro, ad olio si macchia e inscurisce. Per questa serie di motivi, nella Sacra Visita del 1591 l'arcivescovo Cristoforo Boncompagni bolognese richiede nuovi risarcimenti sia per le figure a mosaico sia per le parti dipinte (RICCI 1931, Monumenti, pp. 10-11, 30). Pur avendo cura di prendere con le dovute cautele la veridicità delle tavole, le incisioni inserite da Giovanni Ciampini nei suoi Vetera Monimenta ci restituiscono lo stato di conservazione dei mosaici del battistero alla fine del 17. sec.: in tre delle figure dei profeti della fascia decorativa si possono registrare diverse lacune, una sola nella cupola. Il Redentore è raffigurato con la barba e ciò potrebbe indicare la presenza di ridipinture e alterazione nel disco mediano, poiché è noto che tale dettaglio è estraneo alla tipologia del Cristo del 5. sec. - 6. sec. Nel 1781 un tremendo terremoto colpisce il battistero arrecando danni tali da impressionare il priore Giulio Francesco Varneri che immediatamente cerca di provvederne al risarcimento. I mosaici si presentano comunque oscurati da una spessa patina di sporco, mentre alcune parti risultano pregiudicate da infiltrazioni d'acqua. Inoltre diverse tessere cadute dai mosaici si trovano sul pavimento (GEROLA 1917, La tecnica dei restauri ai mosaici, p. 139, 141, nota 5, 164; RICCI 1931, Monumenti, p. 11).

RESTORATION

Date

1785 - 1793

Description

Nel marzo del 1785 il priore Giulio Francesco Varneri dà inizio a importanti lavori di restauro della superficie musiva facendo stuccare da tale Giuseppe Gotti tutte le lacune e scrostature dell'ordine inferiore dei mosaici; questo perché il pittore Pietro Brandolini potesse accingersi alla pulitura e al ripristino pittorico, che sappiamo eseguirà ad olio. L'intervento interessa tutti i mosaici del battistero e si conclude nel 1793 (GEROLA 1917, La tecnica dei restauri ai mosaici, pp. 139-142; RICCI 1884, Ristauri e ristauratori, pp. 2-3; RICCI 1931, Monumenti, p. 11-17).

INTERVENTION

Title of the intervention carried out during restoration

pulitura

Description

A partire dal 1785 il pittore Pietro Brandolini lavora nel battistero Neoniano occupandosi anche della pulitura dei mosaici. Nel 1788, concluso il risarcimento degli otto pennacchi, vengono offerti 50 scudi dai nobili patrizi Luigi Settecastelli e Agostino Dal Sole perché lo stesso Brandolini ripulisca il mosaico del catino al fine di uniformarlo ai pennacchi già da lui restaurati (GEROLA 1917, La tecnica dei restauri ai mosaici, pp. 139-142; RICCI 1884, Ristauri e ristauratori, pp. 2-3; RICCI 1931, Monumenti, p. 16).

INTERVENTION

Title of the intervention carried out during restoration

integrazione / rifacimento

Description

Nel marzo del 1785 il priore Giulio Francesco Varneri avvia i lavori del battistero facendo stuccare da Giuseppe Gotti tutte le lacune e scrostature dell'ordine inferiore dei mosaici perché il pittore Pietro Brandolini potesse accingersi alla pulitura e al ripristino pittorico. Concluso il risarcimento degli otto pennacchi, nel 1788 vengono offerti 50 scudi dai nobili patrizi Luigi Settecastelli e Agostino Dal Sole perché lo stesso Brandolini ripulisca il mosaico del catino al fine di uniformarlo ai pennacchi da lui già restaurati. Altri 50 scudi vengono offerti dall'architetto Camillo Morigia. Si mobilitano per il ripristino del battistero anche le nobildonne Angelica Lovatelli, Antonia Fusconi e il canonico Giuseppe Lovatelli. Nel 1791 mons. Desiderio Spreti, allora governatore di Ancona, sollecitato dal Varneri, offre 15 scudi perché prosegua i lavori di restauro intrapresi; in quell'anno durante la Sacra Visita un ulteriore aiuto viene da mons. Antonio Codronchi arcivescovo di Ravenna e, finalmente, nel 1792 i lavori alla cupola sono conclusi: per 80 scudi il Brandolini integra le lacune della cupola imitando il mosaico con pittura a olio. È da segnalare il perpetrarsi dell'equivoco della mano dell'Apostolo Filippo nel rifacimento pittorico del Brandolini. La mano destra originale era stata occultata dal colore dal restauratore cinquecentesco che per primo aveva dato diversa posizione al braccio sotto il panneggio. Caduto di nuovo l'intonaco dipinto, la lacuna così com'era viene riportata dalle incisioni realizzate alla fine del Seicento dal Ciampini e così il Brandolini nella nuova integrazione ripropone l'errore, ignorando la presenza della mano originale alzata, nascosta dal colore. Nel 1793 rimette mano ai mosaici dell'ordine inferiore, sui quali era già intervenuto otto anni prima, perché si erano deteriorati velocemente e necessitavano di nuovi ritocchi (GEROLA 1917, La tecnica dei restauri ai mosaici, pp. 139-142; RICCI 1884, Ristauri e ristauratori, pp. 2-3; RICCI 1931, Monumenti, p. 11-17, 30-31).

PRESERVATION STATUS & RESTORATION (4)

PRESERVATION STATUS

Date

1854, ante | 1854

Reference to the part

intero complesso decorativo

Description

Nel 1838 il cav. Giuseppe Bard, ispettore dei monumenti pubblici presso il Ministero dell'Interno, nella sua relazione ai Ministri dell'Interno e dell'Istruzione Pubblica riferisce delle iscrizioni nelle lunette descrivendole particolarmente mutile: già la terza linea dell'iscrizione sopra l'abside dell'altare risulta del tutto scomparsa. Qualche incrinatura si è aperta nel catino e soprattutto nei grandi archi posti sotto la cupola. La zona inferiore del monumento risulta essere la più degradata. Secondo quanto afferma Felice Kibel allorché deve accingersi ad intervenire nel battistero, le tessere originali della zona inferiore risultano sconnesse e l'intonaco rigonfio tale da non poter essere salvato. In base ai disegni eseguiti dal restauratore prima di intervenire, le iscrizioni delle lunette si confermano particolarmente mancanti (SANGIORGI 1900, Il Battistero della Basilica Ursiana, p. 99; RICCI 1931, Monumenti, p. 11-17, 32-35; GEROLA 1917, La tecnica dei restauri ai mosaici, p. 162).

RESTORATION

Date

1854 - 1872

Reference to the part

intero complesso decorativo

Management of the work

Filippo Lanciani

Description

A metà del secolo si intraprendono nuovi restauri al battistero Neoniano: l'intervento viene affidato a Felice Kibel, che avvia i lavori a partire dal 1854. Partendo dai pennacchi e sottarchi dell'ordine inferiore il restauratore romano interviene su tutta la superficie musiva ricorrendo a integrazioni e rifacimenti a mosaico, allargando spesso i vani delle lacune per adattare meglio il vecchio al nuovo con conseguente perdita di parti originali. Tutti i restauri pittorici settecenteschi di Pietro Brandolini vengono così eliminati, ma è possibile che certe inesattezze e incongruenze nelle restituzioni del Kibel derivino dai prototipi del Brandolini (GEROLA 1917, La tecnica dei restauri ai mosaici, pp. 142-144, 161; RICCI 1884, Ristauri e ristauratori, pp. 2-3; RICCI 1931, Monumenti, p. 18).

INTERVENTION

Title of the intervention carried out during restoration

consolidamento

Description

Felice Kibel, laddove rilevi il suono caratteristico di vuoto o riconosca la presenza di rigonfiamenti fino a 10-15 cm a denunciare distacchi delle malte dalla muratura o distacchi fra strato e strato inserisce, nei fori e relativi canali profondi 15 cm, anticipatamente preparati con il trapano, un cospicuo numero di grappe a forma di T e a croce, in ferro o in bronzo, collocate a qualche decina di centimetri di distanza l'una dall'altra. Le viti vengono introdotte in madreviti inserite nel legante, hanno, nella parte esterna, una croce formata da aste metalliche dipinte del colore delle tessere che esse stesse ricoprono. Vicino ad esse sono inseriti chiodi di ferro aventi la parte esterna schiacciata a lamina. Questa è ripiegata e aderente alle tessere e anch'essa dipinta dei colori delle tessere limitrofe. Per consolidare i rigonfiamenti dell'intonaco tessellato Felice Kibel utilizza inoltre un particolare mastice composto da gesso, colla tedesca e olio. In alcuni casi si serve di uno stucco oleoso che ha il vantaggio di una presa lenta e di una particolare leggerezza, composto di polvere di pietra calcare, mescolata a calce e morchia di olio di lino e olio di lino puro (RICCI 1888-1889, Monumenti ravennati, p. 299; GEROLA 1917, La tecnica dei restauri ai mosaici, pp. 153-154, RONCUZZI FIORENTINI 1992, Chiodi e grappe metalliche, pp. 253-255).

INTERVENTION

Title of the intervention carried out during restoration

pulitura

Description

Diverse sono le operazioni di pulitura realizzate sulla superficie musiva; l'ultima in ordine di tempo chiude la lunga campagna di interventi di Felice Kibel. Egli opera utilizzando liscivia e acqua con successiva spalmatura di olio di lino (GEROLA 1917, La tecnica dei restauri ai mosaici, p. 163).

INTERVENTION

Title of the intervention carried out during restoration

integrazione / rifacimento

Description

Negli interventi di rifacimento il Kibel utilizza la tecnica romana, consistente nell'uso di uno stucco oleoso che offre il vantaggio della lenta presa e della leggerezza, per quanto risulti poi poco duraturo nel tempo. I lavori vengono avviati dai pennacchi e dai sottarchi dell'ordine inferiore. Il mastice che adopera è un composto di polvere di pietra calcare, calce e morchia di olio di lino disteso ad asciugare sopra un muro; tale sostanza viene poi macinata con un rullo di legno sopra un marmo e mescolata a olio di lino puro: il risultato è un mastice che si preserva tenero più a lungo. I sottofondi invece hanno l'impasto a base di gesso. Quanto alle tessere da integrare il Kibel utilizza sia pietruzze ricavate dai mosaici caduti o demoliti sia tessere di smalto nuove. Per i fondi oro opera intercalando a tessere dorate cubetti di pietra gialla che ottiene tagliando e oliando ciottoli comuni allo scopo di attenuare l'eccessivo splendore del fondo dorato moderno. Purtroppo l'applicazione che ne fa è troppo regolare e ordinata e ottiene un effetto scacchiera che annulla il risultato ricercato. Inoltre le tessere dorate non di rado risultano di una tonalità eccessivamente calda in quanto le foglie d'oro vengono applicate a piastrine vitree già colorate in un rosso vivo. E' noto che nel giugno del 1856 per inavvertenza di un operaio cade un grosso pezzo di mosaico comprendente un intero pennacchio e parte degli attigui sottarchi: il Kibel integra questa estesa zona ex novo. A partire dal 1859 - 1860 l'intervento interessa i mosaici della cupola; si riproducono con le tessere tutti i vuoti reintegrati a semplice pittura nelle campagne di restauro precedenti. Il Kibel traduce in mosaico anche il rifacimento pittorico del Brandolini nella figura dell'apostolo Filippo perpetrando l'errore del braccio nascosto sotto il panneggio che si protrae fin dal Cinquecento. Sulla base delle Tavole del Ricci è possibile ricostruire in dettaglio le zone d'intervento del Kibel: nel disco mediano con la scena del Battesimo di Cristo diversi rattoppi circolari sono sparsi nella zona delle gambe e dell'acqua in cui è immerso il Redentore, nella figura del Cristo è rifatta tutta la testa a partire dalle spalle come anche la colomba e parte della cornice sovrastante; nella figura del Battista sono indicati come rifacimenti la testa partendo dalle spalle, il polpaccio, la coscia, la veste, il braccio teso, parte del bastone coronato dalla croce, la mano e la patena che usa per battezzare; riguardo quest'ultima lo Strzygowski sbaglia a ritenerla rifacimento del 14. - 15. sec. Restaurata tutta la fascia con decorazione che contorna gli archi appena sotto la zona degli altari con i vangeli; il panneggio che copre le mani di Andrea e la parte centrale di candeliera posta tra lui e Pietro; piccole zone nel panneggio che pende sopra le teste degli apostoli, parte inferiore della veste vicino al piede di Giacomo e tutto il trono crucigero nella fascia inferiore immediatamente sotto all'apostolo. Risultano poi opera di rifacimento la quasi totalità dei panneggi che pendono sulle teste degli apostoli Matteo, Tommaso e Paolo; di quest'ultimo la parte laterale del panneggio, la vasta zona sovrastante la sua figura compresa la cornice fino al polpaccio del Battista; rifatti i panneggi che pendono sulla testa di Giovanni, Filippo, Bartolomeo, il panneggio e parte superiore della candeliera e del fondo posti tra Filippo e Bartolomeo, una vasta area della veste inferiore comprendente il piede di Giovanni e la candeliera posta tra lui e Filippo; di quest'ultimo risultano rimaneggiati la veste fino alla corona, il piede e parte dell'altro piede, tutta la zona sottostante Giovanni e Filippo compreso l'altare, il vangelo e il seggio a fianco; la zona inferiore del pennacchio tra gli archi; la cornice e il panneggio pendente sopra le teste di Giuda, Simone e Giacomo, la parte inferiore del pennacchio tra gli archi. Piccoli rappezzi sparsi sono evidenziati intorno alla figura di Giacomo. Per quanto riguarda la zona dei sottarchi e la fronte degli archi con girali, profeti e iscrizioni anche questa risulta grandemente rimaneggiata: delle figure dei profeti solo uno viene rifatto integralmente: il primo a destra dalla porta d'ingresso ha i piedi e il terreno su cui questi poggiano, la mano destra e la parte inferiore della tunica fino la ventre rifatte; il secondo e il quinto sono praticamente intatti; il terzo presenta solo piccole rappezzature alla veste e al braccio destro; il quarto ha solo i piedi rifatti; il sesto e l'ottavo i piedi e il lembo della tunica; il settimo è completamente rifatto. Quasi tutti sono ritoccati nel volto con tessere rosse di tinta troppo forte. Per quanto riguarda le iscrizioni sopra le absidi, tre erano note al Ciampini nei Vetera Monimenta. Nel 1838 il cav. Giuseppe Bard, ispettore dei monumenti pubblici presso il Ministero dell'Interno, nella sua relazione sui monumenti ravennati ne riporta solo tre assai mutile e già le terza linea dell'iscrizione sopra l'abside dell'altare è del tutto scomparsa. Sotto la direzione dell'ing. Filippo Lanciani vengono tutte completate. In quella sopra l'abside a destra di chi entra, perduta da molto tempo, il Kibel raschiando l'intonaco che copriva il frontone scopre frammenti di lettere e alcune parole nonché il primitivo monogramma abbastanza distinto. L'iscrizione, seppure assai incompleta, viene ricostruita, anche grazie alla consulenza dell'archeologo Raffaele Garrucci, sulla base delle altre iscrizioni all'interno del battistero e ad una analoga posta sopra la porta della basilica di Tours. Entrando nello specifico, nella fronte degli archi nord-ovest pochissimo resta di originale: il profeta e l'iscrizione con monogramma di Massimiano di cui il Ricci segnala come originale solo " (...) ASCUAE (...) IBI ME CONLOCAVIT / (...) IONIS EDOC". Il cav. Giuseppe Bard nel 1838 così riportava la medesima iscrizione "IN LOCO PASCUAE IBI ME COLLOCAVIT / SUPER AQUAM REFECTIONIS EDUCAVIT ME". Nella zona nord un profeta è completamente rifatto, un altro presenta solo piccole zone di rifacimento in alto e in basso. Nella zona nord-ovest risulta originale solo un profeta con due girali intorno; dell'iscrizione resta " (...) DEPOSUIT (...) MENTA SUA". Sempre il Bard così trascrive la medesima iscrizione: "IBI DEPOSUIT VESTIMENTA SUA ET MISIT AQUAM COEPIT LAVARE PEDES DISCIPULORUM". Nella zona sud-est solo parte del profeta è evidenziata come intonsa mentre l'iscrizione risulta interamente rifatta. Il Bard riporta soltanto le prime due righe: "BEATI QUORUM REMISSAE SUNT INIQUITA- / TES ET QUORUM TECTA SUNT PECCATA", la terza viene così completata: "BEATUS VIR CUI NON IMPUTAVIT DOMINUS PECCATUM". Nella zona sud sono originali solo i due profeti, ritoccati qua e là in piccoli punti. Nella zona sud-ovest l'iscrizione è rifatta integralmente compreso il monogramma; resta di originale solo parte del profeta. Quest'ultima iscrizione "IHSAMMBULAS SUPER MARE (monogramma) PETRO MERGENTI MANUM / CAPIT ET IUBENTE DOMNO (...) VENTUS CESSAVIT" non è citata, perché evidentemente scomparsa, dal cav. Giuseppe Bard nel 1838. Nel 1860 Giovan Battista Cavalcaselle recatosi a vedere il restauro in corso al battistero nota che l'acqua penetra tra la cupola e il mosaico e goccia sul pavimento; di lì a poco trova caduti, proprio per questo motivo, alcuni pezzi di mosaico (RICCI 1931, Monumenti, pp. 20). Nel 1861, in seguito al totale rinnovo delle murature degli otto archi superiori da parte dell'ing. Tommaso Stamigni di Perugia, il Kibel riceve l'incarico di disegnare a colori quel poco di decorazione musiva originale rimasta: certo è che per intervenire sugli archi le tessere vengono smantellate e la decorazione, seguendo il disegno, viene rifatta ex novo a partire dal 1862. A partire dal 1864 il Kibel opera sulla zona inferiore e si occupa delle quattro lunette con le epigrafi musive, i rispettivi sottarchi e l'intradosso della nicchia occidentale. Eliminate le vecchie integrazioni pittoriche quasi tutta la superficie viene rinnovata a mosaico. Nella zona dei troni e degli altari, il trono sull'abside a sud e sotto Giacomo di Zebedeo si ripristina nel 1865 grossolanamente: il nuovo rosso cangiante è fatto solo di due colori, rosso e giallo, stridenti fra loro. In ultimo vengono realizzati piccoli rappezzi alla cupola e ai sottarchi nel 1872. Nel sottarco della prima nicchia a sinistra rispetto all'ingresso, pur avendo trovato quasi un terzo del mosaico originale, il Kibel decide di disfarlo e rifarlo ex novo (BARD 1844, Dei monumenti d'architettura bizantina, p. 27; RICCI 1884, Ristauri e ristauratori, pp. 2-3; SANGIORGI 1900, Il Battistero della Basilica Ursiana, p. 97, 99-103, 121-122, 128-132; RICCI 1931, Monumenti, pp. 18, 30-35, tavv. X-XIX; GEROLA 1917, La tecnica dei restauri ai mosaici, pp. 111, nota 1, 143, 153, nota 4, 154, 161-163).

PRESERVATION STATUS & RESTORATION (5)

PRESERVATION STATUS

Date

1889, ante | 1889

Reference to the part

intero complesso decorativo

Description

Terminato il restauro di Felice Kibel, la cupola del battistero presenta alcune problematiche conservative che portano, in un breve arco di tempo, al degrado della superficie musiva. Si deve imputare al sensibile allentamento di alcuni tubi fittili formanti la spirale della cupola la caduta di diversi frammenti della superficie musiva, come nella veste dell'apostolo che segue san Pietro, dietro san Giacomo e sotto il piede destro di san Simone. Inoltre, durante i periodi invernali, la neve caduta sul tetto dell'edificio, sciogliendosi, penetra tra la cupola ed il mosaico, gocciolando sul pavimento. A causa di questo inconveniente altre tessere del mosaico sono precipitate sulla pavimentazione (RICCI 1888-1889, Monumenti ravennati, p. 308). Il problema sarà risolto nel 1874 con la costruzione di un nuovo coperto in piombo per mano di Antonio Mandolino (IANNUCCI 1984, Una ricognizione al Battistero Neoniano, p. 315). Di certo, nel 1889, durante i lavori di restauro realizzati da Carlo Novelli e Ildebrando Kibel, lo stato di conservazione dei mosaici dei sottarchi inferiori e dei pennacchi è pessimo a causa del fatto che il mastice usato da Felice Kibel, composto di gesso e colla tedesca ed olio, mostra scarsa capacità di adesione a causa dell'umidità ravennate. Nel complesso, l'intervento che il restauratore romano ha eseguito nella parte musiva inferiore, la Fascia decorativa con girali, profeti ed iscrizioni, si trova in uno stato mediocre (RICCI 1931, Monumenti, pp. 19, 20; IANNUCCI 1984, Una ricognizione al Battistero Neoniano, p. 311). Infine, si mette già in evidenza il degrado delle tessere in pasta vitrea, che tendono a sfarinarsi per cause intrinseche. Non solo. Lo sgretolarsi della pasta vitrea causa anche un parziale distacco della tessera dal supporto di malta. Sono particolarmente coinvolte nel processo le tessere azzurre, ma la sua estensione è ancora di limitate proporzioni (IANNUCCI 1984, Una ricognizione al Battistero Neoniano, pp. 319, 335).L'incuria ha poi accentuato il costante problema della risalita di umidità dal terreno dato che il fosso scavato intorno al monumento per il risarcimento dei muri, benchè vi ristagnasse l'acqua, è stato lasciato aperto per due anni (RICCI 1884, Ristauri e ristauratori, pp. 2-3).

RESTORATION

Date

1887 - 1890

Reference to the part

intero complesso decorativo

Responsible institution

Corpo Reale del Genio Civile

Description

I lavori di restauro di questi anni, eseguiti da Carlo Novelli e da Ildebrando Kibel, seguono le direttive ministeriali emanate nel 1884. Tramite queste norme si impone che, nell'ambito di nuovi lavori di restauro ai monumenti ravennati, si intervenga limitatamente alla pura opera di consolidamento, da eseguire mediante grappe, con imbibizioni di cemento o con il sistema del distacco. Si prevede, inoltre, che le lacune vengano integrate provvisoriamente con pittura, per sostituirvi più tardi le nuove tessere musive, preparando il nuovo letto di posa delle tessere con intonaco a base di calce, in accordo alle tecniche antiche (RICCI 1888-1889, Monumenti ravennati, p. 310; GEROLA 1917, La tecnica dei restauri ai mosaici, p. 174).

INTERVENTION

Title of the intervention carried out during restoration

consolidamento

Description

L'intervento di Carlo Novelli e Ildebrando Kibel consiste principalmente nell'applicare duecento grappe metalliche, in rame, nelle parti di mosaico che minacciano di cadere (RICCI 1888-1889, Monumenti ravennati, p. 310). Le grappe vengono inserite nella superficie musiva secondo una prassi inventata dall'ing. Alessandro Ranuzzi, in collaborazione con l'ingegnere Dongiovanni: si perfora lo strato musivo col trapano, praticando un foro circolare di 5 cm di diametro; il foro viene riempito di impasto cementizio mediante l'uso di una siringa; si inserisce un tubetto metallico con l'estremità interna espansa ad alette, in modo da non potersi più staccare e con l'estremità opposta rigata a spirale; a questa rigatura viene, infine, avvitato il perno della grappa vera e propria, munita di due piastrine poste a croce (GEROLA 1917, La tecnica dei restauri ai mosaici, p. 177).

INTERVENTION

Title of the intervention carried out during restoration

pulitura

Description

Per quanto riguarda la pulitura, il sistema più utilizzato da Carlo Novelli consiste in un copioso uso di acqua, lavando ripetutamente con abbondanti aspersioni le superfici tassellate, usando, in taluni casi, una spazzola. In occasione di questa campagna di restauri si realizza una pulitura generale dell'intera superficie musiva (GEROLA 1917, La tecnica dei restauri ai mosaici, pp. 177-179).

INTERVENTION

Title of the intervention carried out during restoration

integrazione / rifacimento

Description

Poche le integrazione realizzate da Novelli e Kibel. Novelli si preoccupa di rinnovare ad intonaco e dipingere alcune piccole parti mancanti, rimettere alcune tessere utilizzando cemento Portland a lenta presa per il grezzo, polvere di marmo e calce d'Istria spenta per i letti musivi. Vengono rifatti alcuni pezzi caduti in corrispondenza della fascia del corteo degli apostoli e stuccate le piccole lacune dovute a sgranature di tessere. Nonostante le direttive ministeriali prevedano la conservazione degli interventi integrativi realizzati in corrispondenza dei pennacchi inferiori da Felice Kibel, Carlo Novelli, in contrapposizione con la direzione dei lavori, ottiene di poter procedere alla loro eliminazione. L'impossibilità del mantenimento del suddetto intervento è motivata da Novelli in relazione al fatto che le tessere si presentano troppo sgretolate, né si prestano ad essere distaccate con la tecnica dello strappo, a causa delle dimensioni eccessivamente ridotte che le caratterizzano. Una problematica analoga riguarda le tessere di color turchino applicate da Felice Kibel; queste sono caratterizzate da uno spessore particolarmente sottile, per il quale difficilmente potrebbero essere strappate per essere ricollocate in un secondo momento. Novelli suggerisce di disporle sopra una imprimitura di stucco ad olio, ma tale sistema non è consentito dal Ministero in quanto non conforme ai metodi di lavori tipici dell'antichità (GEROLA 1917, La tecnica dei restauri ai mosaici, pp. 178-180; RICCI 1931, Monumenti, pp. 23, 24; IANNUCCI 1984, Una ricognizione al Battistero Neoniano, p. 319).

PRESERVATION STATUS & RESTORATION (6)

PRESERVATION STATUS

Date

1901, ante | 1901

Reference to the part

intero complesso decorativo

Description

Nel diario dei lavori condotti tra il 1899 e il 1906, nel rendiconto dell'anno 1901, le accurate ispezioni dei restauratori Alessandro Azzaroni e Giuseppe Zampiga mettono in evidenza come il mosaico sia in parte staccato, sporco d'umidità e polvere e per larghe zone ridipinto a tempera o ad olio. Nel tempo le campiture a tempera hanno formato macchie di salnitro e muffa a causa dell'umidità. Le tinte ad olio, invece, si presentano particolarmente inscurite. Al posto della lamina dorata molte tessere del disco mediano sono ricoperte di vernice gialla; la figura di Giovanni e parte della roccia, nella scena del battesimo di Cristo, benché di restauro, sono coperte di colore, come lo è la cornice che circoscrive il disco mediano. Inoltre, riguardo la figura di Giovanni, i restauratori mettono in evidenza come, salvo la mascella sinistra, sia tutta rifatta e malamente eseguita e, in particolare, che il piede sinistro, enorme, non segua nemmeno la linea della gamba tanto da sembrare spezzato.Nella fascia del corteo degli apostoli si notano i veli a festone, molto restaurati, pieni di tessere di vario formato; altre parti, caratterizzate da tessere mancanti o instabili, si notano ricoperte dalla calce stesa a tampone, tinteggiata ad olio. Sui fondi neri della fascia del corteo degli apostoli è presente una tinta più cupa che li ricopre, sulla quale si notano decorazioni dipinte a tinta gialla in luogo degli originali steli a mosaico color giallo a riflessi d'oro. Colorate ad olio sono pure le teste di sei degli apostoli, da san Pietro a san Simone. Particolarmente accentuato è il degrado del sottarco decorato a girali della porta d'ingresso, rifatto negli anni precedenti da Felice Kibel. Evidenti restauri si notano nella testa di san Matteo e nella lunga e difettosa figura di san Tommaso. In condizioni precarie si trovano i monogrammi e le iscrizioni della Fascia decorativa con girali profeti ed iscrizioni, a causa dell'umidità, dell'incuria dell'uomo, così come dell'intervento di distruzione e ricostruzione operato da Felice Kibel (RICCI 1931, Monumenti, pp. 26-32; IANNUCCI 1984, Una ricognizione al Battistero Neoniano, pp. 325, 328). Sono rifatte buona parte del baldacchino, dell'altare, della nicchia e della cattedra a destra del Vangelo di san Marco, che è sopra la porta, nonché ritoccato il libro del vangelo medesimo, il ciborio sinistro e la cattedra. Si nota in alcuni punti la presenza di mastice dipinto a finto mosaico. E' interessante notare come la fascia rossa che corre sotto gli altari e le cattedre per tutta la circonferenza della cupola non si incontri, cioè non si ricongiunga esattamente alla candeliera collocata a sud che discende fra l'apostolo Andrea e Giacomo di Zebedeo. Alcuni ritengono che sia collocabile in questa incongruenza il punto di inizio e quello finale dei lavori a mosaico. I fregi degli otto pennacchi, il cui fondo originale di tessere di colore azzurro cupo è stato sostituito da nuove di colore nero, sono completamente rifatti (SANGIORGI 1900, Il Battistero della Basilica Ursiana, p. 122). Si riscontrano, inoltre, numerosi errori iconografici ed interpretativi dovuti ai restauri pittorici del 16. e 17. sec. ed agli incauti interventi di Felice Kibel.

RESTORATION

Date

1899 - 1906

Reference to the part

intero complesso decorativo

Responsible institution

Ravenna, Soprintendenza per i Monumenti (dal 1897 al 1906)

Description

A pochi anni di distanza dai lavori di restauro messi in opera da Carlo Novelli e Felice Kibel, nel battistero Neoniano si torna ad intervenire, questa volta per mano di Alessandro Azzaroni e Giuseppe Zampiga, sotto la direzione di Corrado Ricci. In questa campagna di restauri ci si occupa prevalentemente di reintegrare a mosaico le numerose lacune che interessano la superficie musiva. Particolare importanza è data anche alla pulitura del tessuto musivo, imbrattato da vernici e colori a tempera o ad olio accumulatesi nel corso del tempo. Di minore entità gli interventi volti al consolidamento della superficie musiva. Si interviene con spirito filologicamente attento al rispetto del dato originario e con la coscienza di operare nell'ambito storico e di dover trascrivere con fedeltà quanto avviene (IANNUCCI 1984, Una ricognizione al Battistero Neoniano, p. 329).

INTERVENTION

Title of the intervention carried out during restoration

consolidamento

Description

Vengono lasciate in loco le numerose grappe applicate nella precedente campagna di restauro e si procede applicandone altre quando necessario, utilizzando sia grappe del tipo usato dal Novelli, a croce, sia grappe più piccole a sezione circolare, a forma di Z (GEROLA 1917, La tecnica dei restauri ai mosaici, pp. 182, 185; RICCI 1931, Monumenti, p. 25). É probabile che risalgano a questa campagna di restauri alcuni interventi messi in opera per il consolidamento delle tessere in pasta vitrea deteriorate, in particolare le tessere azzurre, che rischiano il distacco dal supporto. Si procede con la copertura delle tessere con malta cementizia sulla quale viene tracciato un reticolo, dipinto poi a tessuto musivo (IANNUCCI 1984, Una ricognizione al Battistero Neoniano, pp. 335, 336).

INTERVENTION

Title of the intervention carried out during restoration

pulitura

Description

Si realizza una pulitura generale della decorazione musiva. In particolare nel 1906 si procede al lavaggio del catino absidale. Giuseppe Zampiga raschia le tessere che sono coperte di colore, ponendo particolare attenzione alla pulitura del fondo dorato della scena del battesimo di Cristo, allo scopo di conservare quel poco di lamina d'oro ancora presente sulle stesse. Vengono eliminate grandi chiazze presenti sul fondo della scena del corteo degli apostoli, causate dalla calce a tampone dipinta utilizzata in precedenza da Carlo Novelli e Ildebrando Kibel. Ripuliti i fondi riemergono gli steli gialli a riflessi d'oro. Si interviene, inoltre, nella fascia dell'Etimasia con troni ed altari, dove si eliminano le coloriture gialle, ad olio, date a imitazione dell'oro, rimuovendo molte chiazze di intonaco. In particolare, le colonne dei troni, essendo state eseguite con tessere d'oro e ricoperte in seguito dalla solita tinta gialla, una volta ripulite, persa la lamina d'oro, si presentano troppo scure, con conseguente perdita della profondità prospettica della figura. Dopo aver ripulito il bordo inferiore della fascia dell'Etimasia con troni ed altari, apparentemente una fascia di colore rosso, riemergono tessere di colore olivastro che vanno a formare la rappresentazione dell'alzato di un gradino, che determina il limite del piano sul quale posano i troni e gli altari (RICCI 1931, Monumenti, pp. 26-32; IANNUCCI 1984, Una ricognizione al Battistero Neoniano, pp. 326-328; IANNUCCI 1985, Nuove ricerche al Battistero, p. 91). Le operazioni di pulitura e di semplice lavaggio del mosaico imbrattato o ridipinto si eseguono mediante raschiatura delle singole tessere e lavatura della superficie musiva, impiegando lisciva calda, soda, saponata, alcool, acquaragia ed altri ingredienti a seconda dei casi (GEROLA 1917, La tecnica dei restauri ai mosaici, p. 183; RICCI 1931, Monumenti, pp. 27-29).

INTERVENTION

Title of the intervention carried out during restoration

integrazione / rifacimento

Description

Alessandro Azzaroni e Giuseppe Zampiga procedono nella volontà di rinnovare il lavoro eseguito da Carlo Novelli e Ildebrando Kibel, sostituendo le lacune integrate pittoricamente con tessere musive e marmoree (come nei sottarchi della cupola). I due si occupano, inoltre, di riparare alcuni particolari del restauro musivo eseguito da Felice Kibel, in particolare sostituiscono alcuni elementi che si sono rivelati errori interpretativi ed iconografici, ereditati dalle integrazioni pittoriche del 16. e 17. sec. e tradotti in mosaico da Felice Kibel.Particolare cura viene dedicata al trattamento del fondo dorato della scena del Battesimo di Cristo. Dopo un'accurata pulitura, a causa della perdita di parte dell'oro delle tessere, si rende necessario integrare la figurazione con una tonalità di colore di terra gialla di Siena.I veli che cadono dietro le teste degli apostoli, interpretati come mitrie o berretti frigi a partire da un restauro pittorico del 16 sec. e raffigurati in mosaico da Felice Kibel, vengono, ora, ricondotti al motivo antico. Questo motivo viene, infatti, recuperato in corrispondenza del capo di Pietro e di Giacomo Maggiore, raschiando il colore ad olio rosso che vi era stato steso nel 16. sec. (RICCI 1931, Monumenti, pp. 22, 23, 26; IANNUCCI 1984, Una ricognizione al Battistero Neoniano, pp. 310, 311).Zampiga esegue piccoli ritocchi ai girali della Fascia decorativa con girali profeti ed iscrizioni, nel lato sud-est, e in alcuni punti dei veli raffigurati tra gli apostoli. Vengono complessivamente completate dieci delle risvolte dei veli e i veli stessi nei tratti fra gli apostoli Simone e Giacomo Minore e tra questo e Matteo. Altre integrazioni musive si eseguono in corrispondenza delle vesti di alcuni apostoli.Azzaroni esegue il rifacimento della mano di san Filippo. Questa, in seguito ad alterne vicende conservative e ad interventi di restauro dal 16. sec. alla realizzazione in mosaico di Felice Kibel, si presenta in posizione abbassata e coperta dal manto indossato dalla figura, Azzaroni si occupa di riproporla nella sua originaria posizione: sollevata e scoperta.Nella fascia raffigurante l'Etimasia con troni ed altari vengono eseguite riparazioni in corrispondenza dei capitelli, delle colonne e delle transenne. Vengono, inoltre, rimesse molte tessere mancanti sparse. I restauratori intervengo in corrispondenza della fascia che funge da base del settore dell'Etimasia con troni ed altari. I precedenti restauri vengono sostituiti poiché, dopo la pulitura di queste tessere che si presentavano rosse, ci si accorge che la loro tinta è olivastra. Dunque, questi restauri, eseguiti con tessere rosse, in stucco o ad olio, prima della pulitura, non si trovano più in accordo con le tessere originali. Altre integrazioni e rifacimenti si eseguono in corrispondenza della fascia rossa che gira intorno alle arcate fra una pinna e l'altra.Nel 1905-1906 si interviene nella zona musiva inferiore, in particolare la Fascia decorativa con girali profeti ed iscrizioni, rinnovando completamente il mosaico, eseguito da Felice Kibel, decorato a fogliami e collocato nell'intradosso dell'arco sul lato dell'ingresso, poiché stava minacciando rovina (GEROLA 1917, La tecnica dei restauri ai mosaici, p. 185; RICCI 1931, Monumenti pp. 27-30; IANNUCCI 1984, Una ricognizione al Battistero Neoniano, pp. 325-328).Negli interventi di reintegrazione musiva di questa campagna di restauro si adotta una tecnica del tutto simile alla tecnica antica, con la differenza dell'impiego del cemento, invece della calce, per la realizzazione dei sottofondi. Nello specifico, sul muro viene teso un reticolo di filo di rame sul quale si spalma un primo strato di intonaco grezzo costituito da cemento a lenta presa, sabbia e ghiaia. La superficie viene striata con un graticolato a losanghe, per facilitare la presa del successivo strato che è generalmente costituito da un nuovo impasto di intonaco da cui si elimina la ghiaia, tirandolo, in questo modo, più finemente del precedente. Si stende, infine, il letto di posa delle tessere costituito da cemento e sabbia a cui si addiziona anche la calce (GEROLA 1917, La tecnica dei restauri ai mosaici, p. 183).

PRESERVATION STATUS & RESTORATION (7)

PRESERVATION STATUS

Date

1937, ante | 1937

Reference to the part

intero complesso decorativo

Description

Dopo la formazione della commissione ministeriale, presieduta da Pietro Toesca, voluta dal Soprintendente Carlo Calzecchi Onesti per approntare l'esame dei mosaici ravennati, l'architetto Amedeo Orlandini viene incaricato di redigere una relazione sullo stato di conservazione dei monumenti e sugli interventi da intraprendere nell'immediato futuro. La superficie musiva presenta seri problemi di adesione nonostante l'intervento operato da Felice Kibel e Carlo Novelli, tramite l'applicazione di grappe, avesse comportato una parziale soluzione al generale degrado. Si rilevano, inoltre, molte zone pericolanti e numerosi rigonfiamenti; tali distacchi degli intonaci di sottofondo dipendono in misura notevole dagli effetti dell'umidità di risalita. Per quanto riguarda l'analisi delle singole tessere, si osserva come parte delle tessere azzurre del fondo si stia scolorendo a causa, forse, dell'ossidazione del colore di prodotto metallico, che con i secoli, è arrivata a corrodere la coesione del vetro (IANNUCCI 1984, Una ricognizione al Battistero Neoniano, pp. 329-331; IANNUCCI 1985, Nuove ricerche al Battistero, p. 98). Le tessere in questione si presentano di un materiale particolarmente friabile. Alcune di queste, in particolare in corrispondenza di un lembo dei drappi che si stendono all'altezza delle teste degli apostoli, si presentano ricoperte di stucchi modellati a imitazione della forma delle tessere. Eliminati gli stucchi, sono riemerse le tessere, corrose, ma individuabili. In un più avanzato stato di degrado si presenta il mosaico raffigurante l'acqua del fiume Giordano. Qui alcune tessere sono ridotte ad informi avanzi senza più distinzione di forma e di colore. Vengono messe in evidenza lacune integrate mediante stuccature dipinte che, per la poca cura con cui sono state eseguite e per il deterioramento del materiale di composizione, si presentano come macchie. In particolare si evidenzia la testa del san Filippo, soggetta a questo degrado, caratterizzata da una lacuna che si estende dal collo fino a toccare parte del volto (GNUDI 1939, I recenti restauri, pp. 535, 536).

RESTORATION

Date

1937 -1939

Reference to the part

intero complesso decorativo

Responsible institution

Soprintendenza per l'Arte Medievale e Moderna di Bologna - Sezione distaccata di Ravenna

Management of the work

Carlo Calzecchi Onesti; Corrado Capezzuoli

Description

Circa mezzo secolo dopo l'applicazione delle oltre duecento grappe da parte dei restauratori Carlo Novelli e Ildebrando Kibel, si procede ad una nuova operazione di consolidamento. Al fine di rafforzare la stabilità della superficie musiva si sceglie di intervenire, non più tramite l'applicazione di grappe, ma attraverso una generalizzata campagna di distacchi, utilizzando metodologie importate a Ravenna da parte di operatori proveniente dal Regio Opificio delle Pietre Dure di Firenze. L'obiettivo che si vuole conseguire in questa campagna di lavori e quello di evitare ogni deformazione della superficie musiva, sia nelle sue irregolarità che nello stesso andamento delle tessere. Scarse sono invece le integrazioni e i rifacimenti realizzati, limitati a casi di comprovata certezza interpretativa del tessuto figurativo. Il restauro si compie con notevole fervore anche grazie ad una elargizione di 100.000 lire del Conte Guido Pasolini (IANNUCCI 1984, Una ricognizione al Battistero Neoniano, p. 332).

INTERVENTION

Title of the intervention carried out during restoration

consolidamento

Description

In occasione di questa campagna di restauri si avvia un'operazione di consolidamento generalizzato ed esteso a gran parte della decorazione musiva della volta del battistero, attraverso la tecnica del distacco. Il trasporto della superficie musiva avviene secondo le consuete modalità. Innanzitutto si applicano ai mosaici numerose stesure di carte, dalla carta velina a carte più solide e spesse, imbevute di colla. L'uso delle carte piuttosto che di tele garantisce che queste si modellino perfettamente alla superficie, seguendone tutte le irregolarità, lasciando intatto il mosaico nelle sue scabrosità, dislivelli e disuguaglianze, al fine di salvaguardarne in modo totale ed esauriente la stabilità e l'integrità. Si usano fino a cinque, sei strati di carta fine e due di carta più spessa. Dopo aver smontato una o due file di tessere di contorno alla sezione da asportare si provvede al distacco, da effettuare tramite spatole, e alla numerazione della sezione. Si realizza un'accurata pulitura del retro delle sezioni e si elimina, in ogni interstizio fra tessera e tessera, ogni più piccolo residuo della vecchia malta (in modo che possa poi liberamente penetrare e aderire la nuova). La vecchia malta viene eliminata anche dal muro e, una volta risarcita la struttura muraria o quella della cupola a tubi fittili, si procede applicando piccole grappe di ottone, dalle quali si dirama un reticolo di fili di ferro zincati su cui viene fatto aggrappare il nuovo sottofondo di intonaco cementizio. Questa nuova malta è resa scabra da solcature, affinché sia maggiore la coesione con le tessere. Infine si provvede alla riapplicazione delle sezioni, sulla base di disegni d'insieme e di lucidi preventivamente realizzati. Numerose sono le porzioni in cui si divide la superficie, 57 sezioni solo nella scena del battesimo di Cristo, distaccato nella quasi totalità della superficie. Diverse sono anche le teste di apostoli che vengono staccate, in particolare, le teste del san Bartolomeo, del san Filippo, del san Giacomo di san Zebedeo comprese alcune parti del suo abito. In questo frangente viene eliminata la grappa posta in corrispondenza della testa e riapplicato il mosaico senza causare alcun turbamento alla originaria composizione del tessuto musivo, rimasto intatto nella sua originale, irregolare stesura. Dalle analisi condotte intorno al 1983 si individuano, con precisione, i mosaici staccati dalla parte inferiore della fascia degli apostoli. Altri distacchi sono, inoltre, eseguiti nella fascia dell'Etimasia con troni ed altari. Nell'ambito di questo programma di distacchi e ricollocazione in situ vengono eliminate definitivamente le oltre duecento grappe poste in opera da Novelli e Kibel (GNUDI 1939, I recenti restauri, pp. 532, 535; IANNUCCI 1984, Una ricognizione al Battistero Neoniano, pp. 332, 333).

INTERVENTION

Title of the intervention carried out during restoration

pulitura

Description

Le operazioni di pulitura interessano in particolar modo le sezioni di mosaico soggette al distacco.Al fine di facilitare questo tipo di operazioni si rende necessario eliminare precedentemente le vecchie stuccature, che, di fattura mediocre, spesso deteriorate, sporche e malamente dipinte vengono sostituite dalle nuove campiture di malta cementizia, più nettamente delimitate. Il mosaico risulta, a restauro compiuto, non solo consolidato, ma anche schiarito da questa sovrapposizione di grappe e stucchi che lo deturpavano, riportato, dunque, ad una più nitida e pulita stesura (GNUDI 1939, I recenti restauri, p. 532).

INTERVENTION

Title of the intervention carried out during restoration

integrazione / rifacimento

Description

Si cerca di ridurre al minimo ogni eventuale rifacimento o integrazione, in particolare non si interviene se non dove assolutamente sicuri del colore e della precisa collocazione di ogni tessera, nei fondi o in zone piccolissime di disegno schematico. Si realizza, inoltre, un risarcimento in un lembo dei drappi che corrono tutto intorno all'altezza delle teste degli apostoli. In questa fascia sono preponderanti le tessere azzurre e celesti alcune delle quali, si nota, di un materiale friabile e deteriorabile col tempo. Molte di queste tessere sono state ritrovate ricoperte da stucchi colorati. Avendo asportato gli stucchi, si mette in evidenza come le tessere siano corrose, ma ben individuabili. Ciò permette di operare una sostituzione di queste, con tessere nuove di identica colorazione. Diverso il caso in cui non si rintraccia la tessera originaria, in questo caso si è escluso il risarcimento a mosaico. Nella parte figurante l'acqua del Giordano, dove i restauri ad opera del Kibel sono in realtà meno estesi di quanto a volte si è creduto, sono presenti le tessere azzurre e celesti soggette al problema del deterioramento. Nell'operazione di distacco di questa sezione, caratterizzata da una notevole diminuzione di materiale, il poco materiale rimasto, ormai polverizzato, si perde completamente. Si scegli, quindi, di intervenire mediante la sostituzione di queste parti degradate con una reintegrazione a tinta neutra, graduata per analogia con le tinte delle tessere circostanti (GNUDI 1939, I recenti restauri, pp. 535, 536). Lo stesso criterio di reintegrazione delle lacune si adotta nella parte corrispondente al collo e alla guancia di Filippo, alla guancia di Giacomo, ai drappi sopra Tommaso e Simone e nella parte fra Simone e Giacomo (IANNUCCI 1984, Una ricognizione al Battistero Neoniano, p. 333).

PRESERVATION STATUS & RESTORATION (8)

PRESERVATION STATUS

Date

1982, ante | 1982

Reference to the part

pennacchi d'imposta della cupola, Etimasia con troni ed altari

Description

Nel 1982 si monta un'impalcatura di accesso alle zone alte, per un'esplorazione cautelativa agli stucchi e ai mosaici. In quest'occasione, si analizzano i fenomeni di alterazione in atto, in corrispondenza dei pennacchi d'imposta della cupola nel lato nord dell'ottagono e nella fascia dell'Etimasia con troni ed altari. Si rileva un fenomeno di disgregazione consistente in una specie di sgretolamento della pasta vitrea e conseguente parziale distacco delle tessere dal supporto di malta, che non sembra coinvolta nei processi di alterazione. Le tessere prevalentemente colpite da tale fenomeno sono quelle di colore azzurro del fondo, ma anche le verdi di varia tonalità e le gialle. Il processo è graduale, ha inizio con un abbassamento generale del tono del colore e poi con lo sfarinamento delle tessere. Alcune delle zone colpite da questo fenomeno disgregativo, si riscontra essere state trattate, precedentemente, con una malta cementizia stesa al di sopra della radice delle tessere, incisa con un reticolo dipinto poi a tessuto musivo. L'uso della malta cementizia è riconducibile all'inizio del Novecento, periodo nel quale si riscontra, dunque, già in atto il fenomeno in questione. Vengono condotte approfondite indagini sulle alterazioni delle tessere e delle malte, su n. 54 campioni complessivi con n. 35 differenti tipi di tessere, utilizzando tecniche di diffrazione ai raggi X, spettrofotometria infrarossa, indagini microanalitiche e sezioni trasversali da osservare al microscopio ottico a scansione. I risultati ottenuti mettono in evidenza che le cause di alterazione delle tessere musive sono nella stessa preparazione delle paste vitree, che presentano cedimenti della pasta intergranulare fin dalla loro origine, con formazione di porosità interne e perdita di densità. Inoltre, due campagne di rilevamento dell'inquinamento atmosferico hanno messo in evidenza depositi di solfato sodico, di carbonato e nitrati lungo tutte le superfici di frattura, come fattori acceleranti il processo di disgregazione per effetto della condensa superficiale (IANNUCCI 1984, Una ricognizione al Battistero Neoniano, pp. 334-337). Si notano, inoltre, presenze di muffe e sali sui mosaici, impastati con le vernici ed i collanti dei restauratori ottocenteschi, come effetti dell'umidità di risalita (IANNUCCI 1985, Nuove ricerche al Battistero, pp. 98, 103).Nell'ambito di questa campagna di analisi si predispongono alcune piccolissime parti di trattamento superficiale con diversi tipi di consolidante, tra cui l'acrilico Paraloid (n. 2 campioni di tessere) e l'idrossido di bario, per osservarne il comportamento. La prova viene effettuata nella zona dei troni e degli altari, in particolare sulle colonne, del quinto lato a sinistra dell'ingresso iniziando dal lato ingresso (IANNUCCI 1984, Una ricognizione al Battistero Neoniano, p. 337). Per quanto concerne i consolidanti del tipo resinoso acrilico, il Paraloid, l'effetto preoccupante nel tempo riguarda l'alterazione delle proprietà fisiche e ottiche. Tuttavia si sono riscontrati esiti alterati dei valori cromatici di superficie anche con le prove effettuate con l'idrossido di bario che è un consolidante minerale. In accordo con le metodologie e le tecnologie più avanzate nel campo della diagnostica dello stato di conservazione dei monumenti, a partire dall'autunno 1984, si avvia il rilevamento annuale microclimatico. Il rilevamento è continuo e si avvale di tre coppie di sonde termometriche che inviano ad un registratore dati di temperatura e di umidità relativa; contemporaneamente avviene un rilevamento degli inquinanti atmosferici. Sono state, inoltre, installate n. 4 sonde termometriche a contatto per misurare la temperatura superficiale dei mosaici, con trasmissione continua di dati al registratore per la mappa termico spaziale. Infine si procede al rilevamento per tratti del reticolo musivo, in modo da poter quantificare con precisione le aree di degrado (IANNUCCI 1985, Nuove ricerche al Battistero, pp. 104-106).

RESTORATION

Date

2005 - 2006

Reference to the part

intero complesso decorativo

Responsible institution

Ravenna, Soprintendenza per i Beni Architettonici e Ambientali

Management of the work

Anna Maria Iannucci

Description

Il restauro è tuttora in corso