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Chiesa di San Salvatore in Chora, Istanbul - Cristo guarisce una moltitudine

73 C 46

Iconographic description

Sul lato sinistro della lunetta, Cristo, seguito da tre discepoli, guarda verso gli afflitti che occupano gran parte della lunetta: i volti di questi ultimi sono rivolti verso sinistra e riflettono il desiderio di ricevere la benedizione di Cristo. All'estremità sinistra, un giovane discepolo, la testa del quale appare sproporzionata rispetto al resto del corpo, è stante, di profilo. Proprio di fronte a Cristo, il primo degli afflitti è rappresentato seduto sul suolo: è cieco e nella mano sinistra tiene una stampella. Dietro di lui si trovano altri due uomini seduti: il primo è cieco; l'afflizione del secondo è una protuberanza abnorme visibile tra le ginocchia. Sullo sfondo, dietro il gruppo degli uomini seduti, si trova una madre porge verso Cristo il proprio figlio malato, le cui gambe sembrano essere deformate: la figura di questa donna, insieme a quella di Cristo, è la più rilevante della scena. Dietro quest'ultima c'è un'altra figura di madre che tiene il proprio bambino vicino al petto: la testa e le spalle del bambino emergono dalle pieghe della veste della madre. Dietro il primo gruppo di afflitti, ne compare un secondo, costituito da tre figure stanti in primo piano: il primo personaggio è un uomo barbato, inclinato leggermente in avanti, che regge con la mano sinistra un grosso bastone per sostenersi, mentre con la mano destra implora l'aiuto di Cristo; il bastone potrebbe indicare la sua zoppia, ma i pantaloni possono mettere in evidenza il fatto che sia indemoniato. Le ultime due persone sono donne: la prima è quella descritta in Luca (1, 11-18) ed è chinata, la seconda, invece, è cieca. La scena ha come sfondo un paesaggio collinare; si erge una collina dietro ciascuno dei tre gruppi nei quali sono suddivise le figure. Circa in prossimità del centro della lunetta, tra Cristo e la moltitudine, cresce un albero, mentre sul lato destro sono collocati due edifici. Si tratta di uno dei più grandi e dei più raffinati mosaici della chiesa di San Salvatore in Chora (UNDERWOOD 1966, The Kariye Djami, vol. 1, pp. 149-151; CIMOK 1993, Chora mosaics and frescoes, p. 67; MANGO 2000, Chora, p. 157).