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Identification

Chiesa di San Salvatore in Chora, Istanbul - Cristo - Vergine - Isacco Comneno - Melania

11 U 4 (+0) (+5)

Iconographic description

I soggetti principali del riquadro sono il Cristo e la Vergine in atto di intercessione: entrambi sono a figura intera e stanti, di dimensioni più grandi del reale. I fianchi di Cristo sono resi piuttosto larghi e la parte superiore del corpo e le braccia appaiono sproporzionate. Cristo, in posizione frontale, poggia i piedi su un suppedaneo e con la mano destra benedice la figura collocata alla propria sinistra. A destra di Cristo, è rappresentata la Vergine, leggermente piegata verso di lui, in atteggiamento orante, che qui intercede a favore dell’umanità, in particolare a favore dei due personaggi imperiali che sono raffigurati nella scena. Ai piedi di Cristo e della Vergine, infatti, si trovano due figure di dimensioni assai ridotte, inginocchiate ed oranti: Isacco Comneno Sebastocratore (1081-1118) e una donna identificata come la “Signora dei Mongoli, Melania la Monaca”, probabilmente Maria Paleologina, figlia illegittima di Michele 8. Paleologo, sposa del khān Abāghā, monacatasi poi con il nome di Melania dopo la vedovanza. Sebbene frammentario, è evidente che Isacco Comneno è raffigurato stante, leggermente piegato in avanti, con le mani tese in preghiera e la testa rivolta verso Cristo. A mosaico rimangono solo la testa incoronata, la spalla destra, le mani e parte della veste decorata a losanghe; la corona è dorata, decorata con gemme. La figura di Melania è una delle più danneggiate della scena: solo il volto, parte del copricapo nero e le mani sono a mosaico; come Isacco, anch’ella protende le mani verso Cristo e la Vergine e ha lo sguardo fisso sulle figure di Cristo e della Vergine. Natalia Teteriatnikov sottolinea che la posizione di Melania è del tutto simile a quella del suo contemporaneo Teodoro Metochite, ritratto nella stessa chiesa di S. Salvatore in Chora, nella lunetta della porta d’entrata al naos (UNDERWOOD 1966, The Kariye Djami, vol. 1, pp. 45-48; LAZAREV 1967, Storia della pittura bizantina, p. 361; BECKWITH 1967, L'arte di Costantinopoli, pp. 95-96; CIMOK 1993, Chora mosaics and frescoes, p. 19; TETERIATNIKOV 1995, The Place of the Nun Melania, pp. 163-170, pp. 176-178; CIMOK 1997, Mosaics in Istanbul, p. 132; NELSON 1999, The Chora and the Great Church, pp. 74-77; MANGO 2000, Chora, p. 50, p. 54; DELLA VALLE 2007, Costantinopoli e il suo impero, p. 77, pp. 129-130; BISANZIO COSTANTINOPOLI ISTANBUL 2008, p. 196).

Iconological description

Dal momento che san Giovanni Battista non è raffigurato, si tratta di un’insolita tipologia di Deesis, che dimostra l’intenzione dell’artista di concentrarsi su Cristo e sulla Vergine (CIMOK 1993, Mosaics and frescoes, p. 19). La scena ha una forte connotazione “imperiale”, grazie alla presenza di Isacco Comneno Sebastocratore e di Melania la Monaca: entrambi ebbero un importante ruolo nella ricostruzione e nel restauro di S. Salvatore in Chora. Secondo John Beckwith, il ritratto di Isacco Comneno ha la funzione di celebrare il mecenatismo dell'imperatore e la sua relazione con l'edificio di culto (BECKWITH 1967, L'arte di Costantinopoli, p. 96). La figura di Cristo, in relazione all’iscrizione che l’accompagna, è conosciuta come “Chalkites”, in riferimento all’icona collocata sulla Porta Chalke, ossia l’ingresso cerimoniale al Gran Palazzo di Costantinopoli: la distruzione e la successiva restituzione di tale icona segnano la fine e l’inizio della controversia iconoclastica (DELLA VALLE 2007, Costantinopoli e il suo impero, p. 130).