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Identification

Chiesa di San Salvatore in Chora, Istanbul - Decorazione musiva parietale

Iconographic description

I mosaici decorano il naos, ma soprattutto i due narteci gemelli, esonartece ed endonartece, dove sono rappresentati i cicli paralleli della vita della Vergine, dell'infanzia e del ministero di Cristo, ispirati ai racconti dei Vangeli Apocrifi. Nell'esonartece, al di sopra della porta d'ingresso che conduce all'endonartece, è rappresentato Cristo Pantocrator, frontale, con nimbo crucisegnato e codex gemmato in mano, mentre nella lunetta sopra la porta di accesso alla chiesa, figurano la Vergine Blachernitissa e, su fondo dorato, due angeli, librati in volo con le mani velate. Nell'endonartece, nella lunetta sopra la porta che conduce al naos, su fondo dorato si staglia Cristo in trono con pallio e tunica, mentre regge un codex in mano; ai suoi piedi, in ginocchio, compare il donatore Teodoro Metochite che regge il modellino della chiesa di S. Salvatore in Chora. A sinistra e a destra di quest'ultima lunetta, figurano san Pietro e san Paolo, rappresentati secondo l'iconografia classica bizantina: il primo ha la barba bianca tonda, folti capelli bianchi e regge nella mano destra le chiavi, mentre il secondo ha la barba nera a punta, è stempiato e tiene nelle mani un codex. Sempre nell'endonartece, nella lunetta orientale della quarta campata, si trova la Deesis: Cristo al centro con la Vergine a lato e con i ritratti di Isacco Commeno e di Melania, regina dei Mongoli; più tardi, questa immagine femminile venne identificata con Maria Palaiologina, figlia illegittima di Michele 8. Paleologo e sorellastra dell'imperatore Andronico 2. Ancora nell'endonartece, nella cupola meridionale, allo zenit, si trova entro un clipeo la figura del Cristo su fondo dorato: presenta tunica porpora e pallio blu con codex inmano; sotto, entro nicchie, compaiono ventiquattro figure di antenati del Cristo, identificati dalle iscrizioni con il proprio nome. Nella cupola settentrionale, allo zenit, si trovano entro un clipeo la Vergine e Cristo Bambino; sotto, entro nicchie, compaiono sedici figure maschili che rappresentano gli antenati della Madre di Dio. Nella prima, seconda e terza campata dell'endonartece sono raffigurate le diciotto scene della vita della Vergine, dal rifiuto delle offerte di Gioacchino fino al rimprovero di Giuseppe a Maria. Nelle lunette della prima, seconda, terza, quarta, quinta, sesta e settima campata dell'esonartece, è rappresentato il ciclo dell'infanzia di Cristo, in tredici scene, dal sogno di Giuseppe fino alla scena di Cristo condotto a Gerusalemme per la Pasqua. Nelle volte delle stesse campate e nella quarta campata dell'endonartece è raffigurato il ciclo del ministero di Cristo, in ventinove scene, da quella di Cristo tra i dottori fino a quella di Cristo stesso che guarisce una moltitudine di infermi. Negli archi e nelle arcate trasversali dell'esonartece, all'interno di medaglioni o a figura intera, compaiono i ritratti di martiri, molti dei quali identificati dalle iscrizioni. Nel naos, sulla facciata occidentale del pilastro nordorientale, è raffigurato il Cristo Pantocrator, stante, frontale, con codex in mano aperto; sulla facciata occidentale del pilastro sudorientale, è rappresentata la Vergine stante con il Figlio, coperta da maphorium color porpora. Sulla parete occidentale del naos, sopra l'ingresso principale, è raffigurata la Dormizione della Vergine: Maria è stesa sopra un letto coperto da un manto color porpora; esattamente al centro, in piedi, dietro di lei, si vede il Cristo entro una mandorla di luce, vestito con abiti dorati, mentre tiene fra le braccia l'anima della madre raffigurata da un bambino in fasce; sopra quest'ultimo compare un cherubino con sei ali dorate. A destra e a sinistra della scena gli apostoli e i discepoli assistono a questo momento con profonda devozione.

Iconological description

Nei mosaici dei due narteci viene esaltata ante mortem la natura umana del Cristo; le storie della Vergine, tratte soprattutto dal Protovangelo di Giacomo, preludono al tema dell'Incarnazione. In particolare, i mosaici dell'endonartece, secondo Andrè Grabar, raffigurano l'opera di Salvezza di Dio sull'umanità grazie al recupero di alcuni episodi ricordati nelle Sacre Scritture (GRABAR 1965, Mosaici e affreschi nella Kariye-Camii, p. 4).