Decorazione musiva parietale della chiesa di S. Marco, Atrio

Venezia, S. Marco, Atrio, Noè riceve l'ordine di costruire l'arca e Costruzione dell'arca

Venezia, S. Marco, Atrio, Noè riceve l'ordine di costruire l'arca e Costruzione dell'arca

M

C

IT

384

R

CIDM

0

384

OBJECT

OBJECT

Definition

decorazione musiva parietale

Identification

complesso decorativo

Name/Dedication

decorazione musiva parietale della chiesa di S. Marco, Atrio

SUBJECT

SUBJECT

Identification

Chiesa di San Marco, Venezia - Decorazione musiva parietale dell'Atrio

Iconographic description

Nell'atrio sono presenti sei cupole ispirate all'Antico Testamento, la decorazione musiva riveste, inoltre, tutte le lunette e le pareti superiori. Il primo cupolino, a sud-ovest, presenta su sfondo dorato diversi episodi della Genesi, dalla creazione del cosmo fino alla cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre. Nella lunetta e nella nicchia sopra la porta detta di S. Clemente, sempre su sfondo dorato, vengono rappresentati l'episodio della generazione di Abele, la sua nascita e il sacrificio di Caino e Abele. La storia della Genesi continua nella lunetta sopra la porta della Cappella Zen con l'uccisione di Abele da parte di Caino. Nella lunetta sopra la porta di S. Clemente segue la maledizione di Caino. Nella volta tra il cupolino della Genesi e il Pozzo, nella prima metà ovest, dall'alto, compare la storia di Noè: Noè riceve l'ordine di costruire l'arca;la costruzione dell'arca; Noè fa entrare nell'arca i volatili e gli animali terrestri, infine i suoi familiari. Nella seconda metà est, dall'alto: il diluvio; Noè che fa uscire il corvo e la prima colomba; il ritorno della seconda colomba; Noè lascia l'arca con i suoi familiari; Noè sacrifica a Dio. Nel portale principale si trovano 12 nicchie: otto sopra la porta e quattro ai lati del portale. Ai lati delle nicchie superiori si trovano, san Filippo e san Bartolomeo, segnalati, come tutti gli altri, dal proprio nome. Al centro è raffigurata la Vergine stante con il divin Figlio. Gli apostoli, su sfondo dorato, sono stanti, frontali e poggiano i piedi su un verde prato arricchito di fiori con steli dorati. A destra e a sinistra del portale si trovano i quattro evangelisti: san Matteo, san Marco, san Luca e san Giovanni, in piedi, frontali con tunica blu e pallio bianco, e con il libro del proprio vangelo in mano. Sono stati inseriti nel Pozzo e nelle lunette circostanti mosaici eseguiti da Francesco e Valerio Zuccato, che raffigurano la resurrezione di Lazzaro, la crocefissione del Cristo, la dormitio Virginis e la deposizione di Gesù. Questi mosaici non sono inseriti nel programma originale della decorazione dell'atrio. Lo stesso avviene per i mosaici presenti sotto le lunette superiori del Pozzo, eseguiti sempre dai fratelli Zuccato nel 1549. Tra il Pozzo e il cupolino di Abramo si trovano ancora i mosaici del 13. sec. che, infatti, riprendono la storia della Genesi: Noè agricoltore si ubriaca; Cam vede Noè nudo; Cam chiama Sem e Jafet; Sem e Jafet coprono Noè; Noè maledice Cam; la sepoltura di Noè; la costruzione della Torre di Babele; l'apparizione del Signore e la confusione delle lingue. Segue il cupolino di Abramo: dall'apparizione del Signore ad Abramo fino alla nascita di Ismaele e alla circoncisione di tutti gli uomini. Le scene sono tutte identificabili da iscrizione a mosaico. Nei pennacchi del cupolino entro clipei si trovano i profeti Isaia, Ezechiele, Geremia, Daniele. Ogni profeta è segnalato dal proprio nome e tiene nelle mani un rotolo con un passo delle loro profezie. Nella lunetta sopra la porta di S. Pietro prosegue la storia di Abramo: Abramo incontra i tre Angeli; l'ospitalità di Abramo e la promessa di un figlio; la nascita di Isacco e la circoncisione di Isacco. Nel sottarco tra il cupolino di Abramo e il primo cupolino di Giuseppe si trovano, rappresentati a mezzo busto, sopra colonne, san Simeone lo Stilita e Sant'Alipio Stilita. Nello zenit dell'arco, entro clipeo, si trova la giustizia rappresentata come una donna che sorregge con la mano destra una bilancia. Nell'angolo nord-ovest si trova il cosiddetto primo cupolino di Giuseppe dove viene raffigurata, sempre su fondo aureo, la vita di Giuseppe fino alla calata nel pozzo da parte dei fratelli e alla visione della veste insanguinata di Giuseppe da parte del padre Giacobbe. Nei pennacchi del cupolino si trovano quattro clipei con all'interno i profeti Samuele, Natan, Abacuc e il sommo sacerdote Levi. Ogni personaggio è presentato a mezzo busto con capo nimbato e con in mano un rotolo dove è scritto un passo della propria profezia o parti di salmi. Nel semicatino, sopra l'abside che contiene la tomba del doge Bartolomeo Gradenigo, si trova un mosaico raffigurante il giudizio di Salomone, opera realizzata da Vincenzo Bianchini nel 1538. Nella lunetta sopra la porta di sant'Alipio a sinistra della lunetta , sempre su fondo aureo, si trova un albero ornamentale con due gazze bianche e nere in pozizione araldica; a destra della lunetta due aironi che bevono a una fontana. Nel sottarco fra il primo e il secondo cupolino di Giuseppe si trovano san Cristoforo, la personificazione della carità e san Foca. Nel secondo cupolino di Giuseppe si prosegue la narrazione della sua storia, dal suo arrivo alla casa di Putifarre fino alla sua incarcerazione e alla sua interpretazione dei sogni del coppiere e del panettiere. Nei pennacchi del cupolino si trovano la scena del coppiere che ritorna al servizio del faraone, il panettire sospeso nel patibolo, il faraone che sogna e il sogno del faraone. Nel semicatino sopra la tomba del doge Marino Morosini si trova un mosaico composto su cartone di Pietro Vecchia nel 17. sec., raffigurante Giuseppe che interpreta i sogni. Nel sottarco tra il secondo e il terzo cupolino di Giuseppe si trova la figura stante di san Geminiano, realizzato da Francesco Zuccato nel 1535, e san Silvestro del 13 sec. Entro cliei si trovano santa Caterina, opera di Valerio Zuccato del 1535, la personificazione della Speranza e sant'Agnese entrambe del 1260. Nel terzo cupolino di Giuseppe viene presentata la sua storia dal servizio presso il faraone fino all'incontro con i fratelli. Nei pennacchi del cupolino, entro clipei, si trovano, presentati a mezzo busto, gli evangelisti con il loro libro in mano. Nella lunetta sud del terzo cupolino prosegue la storia di Giuseppe: Giuseppe incontra il padre Giacobbe e accoglie Beniamino. Nel sottarco sopra la lunetta sud del terzo cupolino, entro clipei si trovano sei santi: santa Cecilia, san Cassiano, san Cosma, san Damiano, san Gaudenzio, san Marino; mosaici eseguiti fra il 1260 e il 1270. Nella volta a botte sopra le tombe dei Primiceri sono raffigurati sant'Apollinare, san Sigismondo, san Francesco, sant'Antonio, al centro un rosone. Queste opere sono di un mosaicista ignoto su cartoni di Pietro Vecchia, databili alla seconda metà del 17. sec.Nel sottarco tra il terzo cupolino di Giuseppe e il cupolino di Mosè si trovano entro clipei san Biagio, la Regina del Sud, san Nicola. In piedi stanti si trovano san Pietro martire e san Domenico. Nel cupolino di Mosè vengono riportate le avventure di Mosè dal suo abbandono sul fiume Nilo fino al suo matrimonio con la figlia di Ietro e al miracolo del roveto ardente. Nei pennacchi del cupolino, entro clipei, a mezzo busto, si trovano il profeta Zaccaria, Malachia, il re Davide e Salomone. Questi tengono dei rotoli in mano ove compaiono passi delle loro profezie o parti di Salmi. Il semicatino a nord del cupolino presenta i miracoli della manna e delle quaglie, e quello dell'acqua sgorgante dalla roccia. Nella lunetta sud del cupolino si trova il passagio del Mar Rosso, opera di mosaicista ignoto su cartone di Pietro Vecchia. Nel sottarco sopra la lunetta sud del cupolino al centro è visibile il tetragramma con il nome del Signore in ebraico, entro clipei da sinistra san Paterniano, san Fantino, san Giuliana, sant'Agostino, san Magno, santa Lucia.

Iconological description

Secondo la critica l'atrio, distaccato dal resto della chiesa, esalterebbe l'Antico Testamento e i brani inerenti a questo (DEMUS 1988, The Mosaic decoration of San). Secondo Emanuela Penni Iacco, la decorazione dell'atrio, nonostante sia sucessiva a quella della chiesa, è legata a quest'ultima in quanto riporta a livello figurato il prefatio, cioè la parte iniziale della celebrazione eucaristica che infatti viene poi sviluppata all'interno della chiesa.(PENNI IACCO 2000, Le epigrafi musive di San p. 114-121)

GEOGRAPHICAL AND ADMINISTRATIVE LOCATION

Locality

Venezia

Diocese

Venezia

SPECIFIC LOCATION

Typology

chiesa

Denomination

S. Marco

Address

piazza S. Marco

Specific location

Atrio

Notes

L'attuale chiesa non corrisponde alla costruzione che nell'836 fu fatta innalzare per accogliere le reliquie del santo evangelista, e che fu poi restaurata dopo l'incendio del 976 per volere del doge Pietro Orseolo I. Considerando inadeguato tale edificio religioso alle esigenze del tempo il doge Domenico Contarini (1042-1071) fece iniziare l'odierna costruzione, continuata dopo la sua morte dal doge Domenico Selvo (1071-1085) e conclusa nel 1094 al tempo del doge Vitale Falier (1086-1096). Nel 1145, un'altro incendio si sviluppò all'interno della chiesa, incendio che distrusse in parte la decorazione alta dell'edificio. La chiesa quindi fu restaurata, venne rivestita di marmi e questa operazione si concluse probabilmente solo dopo il 1159, quando si iniziò anche un programma di ampliamento della decorazione musiva. Vennero eliminati gli affreschi e la chiesa fu totalmente rivestita di mosaici. L'Atrio della chiesa venne rivestito di mosaici solo intorno al 13. sec.(RIZZARDI 1985, Mosaici altoadriatici, p. 75)

LOCATION AND PROPERTY DATA

Original location

CHRONOLOGY

GENERAL CHRONOLOGY

Century

13. - 19.

SPECIFIC CHRONOLOGY

From

1200

ca.

To

1899

Validity

ca.

bibliografia

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

pp. 140-178

CULTURAL DEFINITION

AUTHOR

Name

Maestranze prime dell'atrio di S. Marco

Personal data/chronology

1220 - 1230

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 140

AUTHOR

Name

Santi Domenico

Personal data/chronology

16. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 149

AUTHOR

Name

Maestranze greche di S. Marco

Personal data/chronology

11. - 12. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 150

AUTHOR

Name

Zuccato Francesco

Personal data/chronology

16. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 152

AUTHOR

Name

Zuccato Valerio

Personal data/chronology

16. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 152

AUTHOR

Name

Bianchini Vincenzo

Personal data/chronology

15. - 16. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 164

AUTHOR

Name

Sansovino

Personal data/chronology

1460 - 1529

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 149

AUTHOR

Name

Maestranze seconde dell'atrio di S. Marco

Personal data/chronology

1260 - 1270

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 166

AUTHOR

Name

Vecchia Pietro

Personal data/chronology

17. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 169

PRESERVATION STATUS & RESTORATION

PRESERVATION STATUS

Date

10. - 12. sec. | 900 - 1199

Reference to the part

intero complesso decorativo

Description

Fin dal 10. sec. la tutela ai tesori d'arte è per la Repubblica di Venezia seconda sola alla sua vita politica e così è soprattutto nei confronti della basilica di S. Marco. Un incendio viene appiccato dal popolo nel 976 alla fabbrica marciana voluta dal doge Giovanni Particiaco. In seguito al terribile incendio del 1106 e al terremoto del 1117 la basilica si trova in condizioni disastrose. Le fiamme, in particolare, investono l'abside del presbiterio e da qui si estendono con violenza sulle altre strutture; l'altissima temperatura sprigionata causa verosimilmente la liquefazione e distruzione delle paste vitree dei mosaici, perciò difficilmente frammenti della decorazione più antica possono essere sopravvissuti. Il 1112 è la data dell'ultimo degli eventi rovinosi dei primi due decenni del 12. sec. che si abbattono sulla basilica, calamità che, si sa, ne colpiscono soprattutto la parte di levante (POLACCO 1991, San Marco, pp. 204, 208; VIO 1999, Il cantiere marciano, p. 81, 97, 102).

RESTORATION

Date

10. - 12. sec. | 900 - 1199

Reference to the part

intero complesso decorativo

Description

In seguito all'incendio appiccato dal popolo nel 976, il doge Pietro Orseolo II promuove interventi di risanamento. Si rendono necessari altresì importanti interventi di restauro o rifacimento in basilica in seguito ad una serie di eventi rovinosi concentrati nei primi due decenni del 12. sec, in particolare il terribile incendio del 1106 e il terremoto del 1117: in seguito all'incendio probabilmente avviene la rimozione delle tribune e la loro riduzione a "camminamenti" sopra le arcate e attraverso i pilastri a tetrapilo con balaustra di colonnine nella parte interna; l'intervento architettonico di costruzione dell'atrio, volto a rinforzare ed equilibrare meglio le spinte di un edificio così complesso, porta inoltre ad adattamenti e aggiunte alla decorazione musiva. Nei restauri eseguiti entro la fine del 13. sec. prevale il rispetto del carattere e dell'ideazione originari (SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990, p. 81; POLACCO 1991, San Marco, pp. 204-205, 210).

PRESERVATION STATUS & RESTORATION (2)

PRESERVATION STATUS

Date

15. - 17. sec. | 1400 - 1699

Reference to the part

intero complesso decorativo

Description

Un grosso incendio scoppia nel 1419 provocando ingenti danni alla basilica; ulteriori incendi si verificano nel 1483 e 1489, provocando gravissimi danni. A seguito della grande peste, l'attuale piazzetta dei Leoni, a nord dell'atrio, fu adibita anche a fossa comune: ciò ridusse notevolmente la resistenza del terreno, provocando cedimenti strutturali con ovvie conseguenze sulla stabilità del paramento musivo.Inizialmente nati esclusivamente dalla necessità di arginare gli arbitrii dei mosaicisti negli interventi di rifacimento, sono poi dettati da ragioni d'ordine eminentemente economico i diversi editti - per citarne alcuni del 1566, 1613, 1684 - emanati dalla Procuratoria di S. Marco volti a frenare l'indiscriminata demolizione dell'antica superficie musiva della basilica. L'ennesimo editto, del 1684, proibisce la distruzione di qualsiasi antico mosaico a meno che non fosse stato dato il permesso da tutti i Procuratori, precisando la collocazione, il contenuto e le misure della porzione da demolire. Questo denota, tra l'altro una notevole preoccupazione per l'alterazione della iconografia e dei significati. Nel 1648 il Senato della Repubblica proibisce lo svolgersi di qualunque festa, solennità o cerimonia che comporti spari o esplosioni in Piazza per non danneggiare con le vibrazioni i mosaici della basilica di S. Marco già in delicato stato (SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990, p. 81; POLACCO 1991, San Marco, p. 203, 235, 291-292, 322, 333).

RESTORATION

Date

15. - 17. sec. | 1400 - 1699

Reference to the part

intero complesso decorativo

Description

A partire dal 14. sec. gli interventi occorsi alla superficie musiva traspaiono generalmente per le riprese dei fondi d'oro e il rifacimento delle singole parti. Dal 16. sec. a tutto il 17. sec. il restauro si traduce in un rinnovamento delle superfici sofferenti e degradate eseguito quasi con furore, approfittando anche di modesti stacchi per rinnovare totalmente apparati e quadri che non venivano più tollerati. Il Quattrocento in particolare vede in basilica, dopo l'incendio del 1419, un cantiere gestito da operatori di ispirazione e formazione fiorentina; mentre il 16. sec. registra la presenza di mosaicisti locali che s'avvalgono esclusivamente di cartoni eseguiti dai protagonisti della pittura veneta e veneziana. I lavori di rinnovamento di mosaici ritenuti danneggiati o quantomeno da sostituirsi vedono impegnati nella realizzazione dei cartoni di famosi pittori i mosaicisti Silvestro di Pietro Barbeta e Antonio di Jacopo fino al 1486; Pietro de Zorzi, Lazzaro Bastiani con i suoi figli Alvise e Vincenzo, il più modesto Prete Grisogono Novello, i fratelli Zuccato Francesco e Valerio, Antonio, Arminio, Vincenzo e Domenico Bianchini, Lorenzo Ceccato, Marini, Gaetano, Bozza, Pasterini nel Cinquecento e nei primi decenni del Seicento. L'imponente opera di reintegrazione dello spartito musivo marciano medievale, resasi necessaria in seguito ad estesi danni causati da una serie di incendi susseguitisi alla fine del Quattrocento, si connota per una vistosa libertà innovativa, che va sempre più accentuandosi, fino a costringere la Procuratoria ad emanare un primo editto nel 1566 per evitare la distruzione degli antichi mosaici e tutelare almeno la fedeltà iconografica. Allo schiudersi del 16. sec. è Tiziano Vecellio a farsi promotore di integrali sostituzioni dei mosaici antichi con altri nuovi e moderni, avvallato inizialmente dalla stessa Procuratoria; nella seconda metà del secolo Jacopo Tintoretto, in collaborazione con il figlio Domenico, è ancora più disinvolto nei suoi interventi, seguito in questo da altri grandi artisti che poco o niente tengono in considerazione gli editti emanati dalla Procuratoria volti a frenare l'indiscriminata demolizione dell'antica superficie musiva della basilica. La seconda imponente tranche di rifacimenti svoltasi negli ultimi tre decenni del Cinquecento e allo schiudersi del Seicento è stata resa possibile probabilmente dai consistenti introiti giunti a Venezia dalla sua determinante partecipazione alla battaglia di Lepanto (1571). In generale l'atrio nord subisce un maggior numero di restauri rispetto a quello occidentale, a partire dagli interventi di sostituzione del 16. e 17. sec., dovuti certamente a cedimenti strutturali, riconducibili alla carente portata del suolo. Dall'angolo detto di sant'Alipio, ovvero dall'ultima campata a sinistra dell'atrio occidentale, i semicatini dell'atrio verso l'esterno sono tutti rifatti, a partire da quello con il Giudizio di Salomone, su cartone di Jacopo Sansovino (1538), mosaico del Bianchini, fino a quello di Giuseppe che interpreta i sogni del Faraone su cartone del Vecchia databile alla metà del 17. sec. Nel 1535 vengono completamente rinnovate le figure di san Giminiano e santa Caterina nel sottarco, lato nord, tra il secondo e il terzo cupolino di Giuseppe, dai fratelli Francesco e Valerio Zuccato. La terza campata presenta una volta a botte anzichè il semicatino, probabilmente dovuta a rapida ricostruzione dopo un crollo, con le figure dei santi Sigismondo, Apollinare, Francesco d'Assisi e Antonio da Padova, su cartoni del Vecchia della metà del 17. sec. In corrispondenza dell'entrata nord, detta Porta dei fiori, nel semicatino interno sopra la porta restano alcuni mosaici originali mentre sono sostituiti quelli della lunetta di fronte, raffigurante il Passaggio del Mar Rosso, e il relativo intradosso dell'arco, ideati dal Vecchia nel 1669. Nella conca soprastante il portale centrale dell'atrio, il san Marco orante, opera dei fratelli Zuccato, sostituisce arbitrariamente, nel 1545, un originario busto di Pantocrator. Nei mosaici che rivestono il "pozzo" i Profeti degli angoli sostituiscono e ripropongono presunti originali presenti in una ipotizzata volta a botte, che probabilmente collegava le due arcate e poi rimossa nei primi decenni del 15. sec. per costruire il "pozzo" che convoglia la luce nell'atrio. I mosaici del "pozzo" spettano ai due fratelli Francesco e Valerio Zuccato, in particolare le scene della Resurrezione di Lazzaro, Crocifissione e Deposizione di Cristo, con firma e data 1549, e la Morte della Vergine il cui disegno è attribuito a Giuseppe Porta Salviati. Il nome del Pordenone viene fatto per tutte le scene dell'atrio, ma presumibilmente, data la morte dello stesso, il Salviati ha utilizzato e completato i suoi cartoni. Alcuni documenti testimoniano l'attività di Pietro de Zorzi nella cappella Zen. L'arcone del Paradiso è interessato dall'intervento di Bartolomeo Bozza tra 1577 e 1591 (SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990, p. 81, 109, 205; POLACCO 1991, San Marco, pp. 203-205, 210, 217, 226-227, 230, 233, 235, 237-238, nota 2 p. 246; nota 27 p. 247, 290-292, 317-333; VIO 1999, Il cantiere marciano, p. 108-109).

PRESERVATION STATUS & RESTORATION (3)

PRESERVATION STATUS

Date

fine 17. - 18. sec. | 1690 - 1799

Reference to the part

intero complesso decorativo

Description

Alla fine del Seicento viene a configurarsi una situazione di crisi, determinata soprattutto dall'esaurirsi della scuola dei mosaicisti veneziani. Il 9 marzo 1701 il Procuratore Vettor Correr indica al suo successore l'assoluta urgenza di restaurare i mosaici marciani dato che ormai da tempo la scuola era rimasta priva dei suoi maestri. Da tempo comunque i Procuratori davano segni d'insoddisfazione, in particolare per l'abitudine dei mosaicisti di ritoccare le tessere lapidee con pennellate di colore la cui durata si dimostrava assai breve, ma il cui effetto di opacità risultava contrastante e fastidioso rispetto alla "luce" propria del mosaico (POLACCO 1991, San Marco, p. 333).

RESTORATION

Date

18. sec. | 1700 - 1799

Reference to the part

intero complesso decorativo

Description

Nel 18. sec. l'ansia rinnovatrice si placa: si diffonde la consapevolezza che i nuovi mosaici siano stati eseguiti spesso con peggior tecnica rispetto agli antichi maestri, dei quali si inizia peraltro la rivalutazione culturale. Nel corso del Settecento i lavori di rinnovamento di mosaici ritenuti danneggiati o quantomeno da sostituirsi vedono impegnati nella realizzazione dei cartoni di famosi pittori i mosaicisti Leopoldo dal Pozzo, Pietro e Giacomo Monaco. La situazione di crisi che viene a configurasi alla fine del Seicento, determinata soprattutto dall'esaurirsi della scuola dei mosaicisti veneziani, spinge, nel 1716, l'ambasciatore veneziano a Roma, Nicolò Duodo, a ricercare un mosaicista romano disposto a recarsi a Venezia: sarà Leopoldo Dal Pozzo che interverrà con maggiore attenzione, rispetto al passato, al recupero degli antichi mosaici. Leopoldo Dal Pozzo, in anticipo rispetto al Mattioli e al Cristofari a Roma, introduce a Venezia una tecnica che utilizza l'olio di lino non tanto nella preparazione degli smalti vetrosi, come farà Mattioli, bensì nella composizione dell'intonaco di supporto dei mosaici, sia per quelli nuovi sia per quelli da risarcire. Egli utilizza per il "rinzaffo" (primo strato di intonaco steso sulla muratura) un composto assai duttile e malleabile a base di polvere di travertino, calce spenta, olio di lino crudo e cotto, spesso assicurato alla muratura con arpici di bronzo. Probabilmente nell'"arriccio" (secondo strato sovrapposto al primo e contiguo alle tessere) evita invece l'uso dell'olio per evitare il formarsi di macchie d'unto sulla superficie musiva. Dal Pozzo, giunto a Venezia nel 1716, esordisce con un intervento non molto felice che si conclude con una sospensione del suo salario da parte della Procuratoria a seguito di una richiesta di aumento inoltrata dal mosaicista. Al 1723 risale l'intervento nel fregio del sottarco a sud dell'atrio presso la figura di sant'Alipio; nel corso del 1724 si occupa del ciclo di mosaici dell'atrio (POLACCO 1991, San Marco, pp. 203, 217, 232, 235, 287, nota 33 p. 303, 338; SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990, p. 82, 109, 205).

PRESERVATION STATUS & RESTORATION (4)

PRESERVATION STATUS

Date

1818, ante | 1818

Reference to the part

intero complesso decorativo

Description

Caduta Venezia, l'Austria eredita nel 1814 da Napoleone una basilica abbandonata da anni: lo Stato veneziano è ormai collassato politicamente e con esso la sua principale chiesa. Agli inizi dell'Ottocento infatti l'abbandono di ogni operazione di manutenzione per circa vent'anni a cavallo del secolo precedente e le sempre più precarie condizioni statiche condizionano pesantemente lo stato di conservazione dei mosaici. Certo è che agli inizi del secolo la superficie musiva è al suo massimo degrado; i danni principali sono dovuti alle pessime condizioni di staticità dell'edificio, causa di numerosi sollevamenti del manto musivo, fra le altre cose assai sporco, e della caduta delle tessere. Vi è inoltre la presenza di lacune in molte parti (SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990, pp. 82, 84).

RESTORATION

Date

1818 - 1836

Reference to the part

intero complesso decorativo

Responsible institution

Commissione Governativa Direttrice dei lavori della Basilica di San Marco

Description

Le pessime condizioni di conservazione in cui versano i mosaici determinano un repentino intervento di restauro. I lavori si avviano già a partire dal 1818 per volontà del Governo austriaco e vengono diretti dalla commissione governativa per gli interventi in Basilica; questi però interessano soprattutto i muri e le architetture della chiesa. Sono infatti operazioni rivolte, almeno nella maggior parte dei casi, alla ricerca di una migliore staticità e integrità fisica del monumento, che trascurano la manutenzione delle superfici a mosaico, su cui si interviene pochissimo, operando con piccoli interventi di integrazione (SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990, pp. 84-86).

INTERVENTION

Title of the intervention carried out during restoration

integrazione / rifacimento

Description

Nel 1818, per decisione della Commissione Governativa direttrice dei lavori della Basilica di San Marco, riprende il fervore di interventi sui mosaici marciani: vicino alla porta di ingresso alla chiesa nel transetto nord, coronata da un semicatino con la Vergine e il Bambino fra i santi Giovanni e Marco, è sottoposta a interventi di integrazione fra il 1818 e il 1822; certamente la figura della Vergine è rifatta da Giovanni Moro - fra il 1842 e il 1847 unico responsabile dei mosaici in basilica ma operativo già dal 1822 e fino al 1858 - con un intervento che il Saccardo giudicherà pessimo. Nell'atrio il semicatino di Sant'Alipio, angolo nord ovest, è restaurato dal Moro nel 1822, forse al suo primo lavoro, il quale rinnova undici piedi e tre quarti quadrati e ne restaura centoquarantanove (SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990, pp. 146-150). Egli inoltre, fra il 1822 e il 1858, restaura i tre sottarchi di fronte al Santissimo e quelli di fronte all'altare Nicopeja; la lunetta della facciata meridionale raffigurante il sudario con angeli, il pennacchio nella cupola dell'Ascensione raffigurante l'Evangelista Marco.

PRESERVATION STATUS & RESTORATION (5)

PRESERVATION STATUS

Date

1836, ante | 1836

Reference to the part

intero complesso decorativo

Description

La chiesa è in uno stato di conservazione pessimo, tanto che i mosaici versano in un generale stato di abbandono e degrado, anche a causa delle pessime condizioni di staticità del monumento e dunque dei muri interni su cui poggiano. I danni principali sono rappresentati dallo stacco dalla muratura di intere superfici di manto, dunque numerose spanciature; inoltre la costante umidità ha provocato la disgregazione degli strati della malta di allettamento, causando sollevamenti della superficie musiva, purtroppo da tempo assai precaria e pericolante. Risultano inoltre cadute o scomparse numerosissime tessere. Infine i mosaici sono assai sporchi e ricoperti di sudiciume, soprattutto sono presenti numerose lacune. In particolare i mosaici nella parete interna della Cappella del Cristo, rappresentanti la gloria del Paradiso, sono assai rovinati nel fondo e in molte teste delle figure a causa di una pulitura antica realizzata con elementi corrosivi (ZORZI 1877, Osservazioni intorno ai restauri p. 123; ANDREESCU TREADGOLD, 1999, Salviati a San Marco, pp. 478-479).

RESTORATION

Date

1836 - 1878

Reference to the part

intero complesso decorativo

Management of the work

Giovanbattista Meduna; Pietro Saccardo

Description

Per circa trent'anni, Giovanbattista Meduna, proto a partire dal 1836 e a quella data nominato "Ingegnere per i lavori del Tempio con nomina della Fabbriceria e conferma governativa", dirige i lavori di restauro della Basilica di San Marco, nella volontà di procedere, come del resto era stato fatto nei primi decenni del secolo, in un programma di consolidamento che purtroppo coinvolgerà pesantemente e in maniera negativa i mosaici (VIO 1995, Il cantiere marciano, pp. 111-113). I lavori diretti dal Meduna, che a partire dal 1861 verrà affiancato nell'opera e poi sostituito nell'incarico nel 1887 da Pietro Saccardo, - che già dal 1878 ha di fatto la direzione dei lavori -, in quanto operazioni specifiche di consolidamento delle strutture murarie, determinano, come conseguenza, l'intervento in molta parte del complesso ordine decorative della chiesa (rivestimenti, pavimenti, mosaici), prescindendo dalla necessità di dover comunque intervenire su di esso, stante le particolari condizioni di degrado (ROBOTTI 1995, Il significato del restauro della Basilica, pp. 44-45). Le operazioni, impongono il restauro di grandi superfici musive che viene eseguito fino a tutti gli anni sessanta e ancora prima della nomina del Saccardo, con la sostituzione delle parti staccate, pur con l'intento di ripetere le figure preesistenti. Infatti i restauri realizzati a partire dal 1867 dalla ditta Salviati & C. di Antonio Salviati e dalla Compagnia Venezia Murano, riguardanti la maggior parte della superficie musiva pavimentale e parietale, hanno lo scopo di sostituire con copie moderne i mosaici antichi in non buone condizioni di conservazione, dunque demolendoli e non conservandoli, per poi sostituirli con copie moderne. Numerosissimi mosaici vengono perciò staccati, in quanto rovinati, e rimpiazzati con copie per omogeneizzare le varie figure tramite uno stile uniforme. Queste copie possono essere realizzate per mezzo di calchi o, più spesso, da disegni ingranditi, con tecniche a rovescio in bottega per essere applicate poi a quadretti su grandi superfici di muro, secondo una precisa filosofia dell'intervento. Certo è che la prassi adottata dalla ditta Salviati sarà aspramente criticata da Alvise Zorzi nel famoso opuscolo dedicato ai restauri marciani in cui vengono evidenziati sette errori nella conduzione dei lavori, a suo giudizio fondamentalmente gravi. Egli riporta l'attenzione, in particolare modo, sulle conseguenze delle scelte e delle modalità esecutive seguite, fra cui ovviamente la sostituzione e la realizzazione ex novo dei mosaici o sul fatto dannosissimo di averli lavorati mosaici con paste vitree anche nelle carni, e non con pietre (ZORZI 1877, Osservazioni intorno ai restauri, p. 39). Lo Zorzi contesta fermamente l'uso del piccone demolitore per i restauri dei mosaici del pavimento e delle pareti, indicando come necessaria la loro conservazione e il recupero delle parti asportabili, con il metodo dello strappo accurato di quelle superfici e la successiva formazione di un valido supporto sul rovescio, prassi che verrà adottata pochi anni dopo da Pietro Saccardo.

INTERVENTION

Title of the intervention carried out during restoration

consolidamento

Description

Le operazioni di consolidamento dei mosaici vengono avviate fin dall'inizio dell'incarico al Meduna. La volta dell'Apocalisse è con quella del Paradiso uno dei luoghi in cui si interviene strutturalmente in modo più consistente proprio a partire dalla prima metà dell'Ottocento. La volta e con essa i suoi mosaici, sotto la spinta delle cupole e il divaricarsi dei piedritti, appiattita in chiave per circa 1,40 metri minacciando oramai il crollo è sottoposta ad alcuni interventi da parte del Medusa (SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990, p. 150).

INTERVENTION

Title of the intervention carried out during restoration

pulitura

Description

Durante i lavori diretti dal Meduna vengono realizzate alcune fasi di pulitura della superficie musiva.

INTERVENTION

Title of the intervention carried out during restoration

integrazione / rifacimento

Description

I lavori di integrazione e rifacimento diretti da Giovanbattista Meduna, durati più di trent'anni e riguardanti la maggior parte della superficie musiva della Basilica, hanno lo scopo di sostituire con copie moderne i mosaici antichi in non buone condizioni di conservazione, preferendo demolirli piuttosto che conservarli. Da sempre questo era il metodo per procedere nei restauri musivi all'interno della basilica marciana. Si sostituiscono dunque con copie moderne tutti quei mosaici che troppo degradati si ritengono non più restaurabili, demolendoli a causa della presunta impossibilità a conservarli. Fra il 1822 e il 1858 Giovanni Moro, interviene nel secondo cupolino di Giuseppe, restaurando l'episodio del Sogno del Faraone e quello delle sette vacche grasse e magre. Egli inoltre restaura i tre sottarchi di fronte al Santissimo e quelli di fronte all'altare Nicopeja; la lunetta della facciata meridionale raffigurante il sudario con angeli. Giovanni Moro nel 1846, mentre sta ricomponendo le porzioni di mosaico della volta con metodo a rovescio, viene processato e arrestato per appropriazione indebita di un mortaio di granito della Basilica e allontanato dal lavoro. Egli rifiuta di consegnare i lucidi e i rilievi in suo possesso. I laboratori incaricati nei lavori sono la ditta Salviati - che stabilisce un contratto con la Basilica ricevendo la concessione esclusiva per quindici anni dei lavori di mosaico delle pareti e del pavimento - e successivamente la Compagnia Venezia Murano, che risulta essere sempre la stessa ditta Salviati ma con nome diverso, in quanto dal 1875 cambia proprietari e assume la nuova denominazione: la loro prassi consiste oltre che nel lavoro di rifacimento generale della superficie musiva in non buone condizioni di conservazione, nel rappezzamento di quelle parti ove il mosaico presenta o un rigonfiamento o una mancanza, o un'imperfezione di precedenti restauri. Fra il 1867 e il 1880, prima la ditta Salviati e C. e poi la Compagnia Venezia Murano dal 1875, rifanno i fondi d'oro, molte figure e le teste di tutti gli Apostoli nella cupola della Pentecoste, restauri assai mediocri nella resa qualitativa e cromatica (POLACCO 1991, San Marco, p. 235). Sempre la Compagnia Venezia Murano restaura i quadri centrali della volta del Paradiso e nella cupola della Pentecoste. Vengono rifatti ex novo i quadri raffiguranti Cristo tra la Vergine e San Giovanni e la Glorificazione della Croce in gloria attorniata dagli Apostoli. Il risultato è pessimo e ciò porta alla rescissione del contratto da parte della Procuratoria, esattamente nel 1880. La cappella Zen è oggetto di grandi lavori, specie sulla volta da parte della ditta Salviati. Nel grande restauro del 1865-1875 demolite materialmente le strutture fino al catino absidale sono rifatte nuove le muraglie fondazioni e poi smontato e ricostruito l'angolo sud ovest, della Pietra del Bando. Sebbene nella cappella vengano quasi completamente distrutti tutti i mosaici, queste date si registra un primo momento di rigore conservativo in quanto viene attuata la conservazione di quattordici sezioni in cui erano ripartiti gli episodi della vita di San Marco, staccati per provvedere al consolidamento della volta della cappella Zen, e posti in salvo da Antonio Pellanda, coscienzioso tecnico della basilica. Egli li conserva assieme ai fregi con gli stemmi del cardinale (eseguiti da Pietro Zorzi nei primi anni del XVI secolo) a destra e a sinistra dell'altare. Restano in opera esclusivamente quelli delle nicchie con le figure dei quattro profeti, il Cristo e gli angeli a lato della Vergine nel catino absidale. La Vergine orante è rifatta dagli operatori della Compagnia Venezia Murano che rifanno pure gli stemmi e l'intera volta con le storie di San Marco (ANDREESCU TREADGOLD, 1999, Salviati a San Marco, pp. 483-486).

PRESERVATION STATUS & RESTORATION (6)

PRESERVATION STATUS

Date

1878, ante | 1878

Reference to the part

intero complesso decorativo

Description

I mosaici si trovano in uno stato di conservazione non buono; certo le operazioni di consolidamento realizzate nei decenni precedenti sotto la direzione del Meduna non hanno risparmiato la superficie musiva, in quanto per salvaguardare e migliorare le condizioni di staticità delle architetture e delle volte non si sono risparmiati interventi di demolizione dell'antica superficie a mosaico (SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990, p. 85). Ancora a quelle date i danni principali sono rappresentati dallo stacco dalla muratura di intere superfici di manto, che causano sollevamenti della superficie musiva, purtroppo assai precaria e pericolante. Risultano inoltre cadute o scomparse numerosissime tessere. Infine i mosaici sono assai sporchi e ricoperti di sudiciume, soprattutto sono presenti numerose lacune.

RESTORATION

Date

1878 - 1902

Reference to the part

intero complesso decorativo

Responsible institution

Regia commissione consultiva per la conservazione dei monumenti

Management of the work

Giovanbattista Medusa; Pietro Saccardo

Description

Tutti i restauri ottocenteschi della Basilica di San Marco - soprattutto quelli riguardanti l'architettura ma anche nel nostro caso specifico i mosaici - sono caratterizzati da una serie di accese polemiche e di contrasti culturali che a partire dalla seconda metà del secolo provocheranno un importantissimo dibattito internazionale sulla teoria e la prassi del restauro che coinvolgerà fra gli altri Eugène Viollet Le Duc, John Ruskin e Camillo Boito. La polemica avrà il suo apice agli inizi degli anni settanta, dopo la pubblicazione da parte di Alvise Zorzi di un opuscolo assai critico nei confronti della prassi condotta nel cantiere marciano dall'allora direttore dei lavori, l'architetto Giovanbattista Meduna. A partire dal 1878 Saccardo affiancherà il Meduna, sostituendolo di fatto nella direzione dei lavori, poi nominato all'incarico di unico responsabile dei lavori nel 1887, anche a causa delle polemiche scatenate da Alvise Zorzi nell'opinione pubblica, fino alla fine del secolo (VIO 1995, Il cantiere marciano, p. 121). Con il Saccardo, sotto la cui direzione non vengono più commissionati ad artisti cartoni per opere musive volendo fermamente perseguire la metodologia della conservazione e non dell'innovazione, si realizzano restauri più conservativi e sempre più raffinati, con l'operazione di strappo delle superfici da restaurare (lievo); egli risponde alle sollecitazioni di John Ruskin e Alvise Zorzi, ma anche della Society for the Protection on Anciant Buildings fondata da William Morris nel 1877, per il rigoroso rispetto della storia e restaura ogni parte cedente, modifica gli interventi criticati, arricchisce ed adegua le tecniche di intervento. Si affronta con il nuovo metodo della conservazione il restauro di enormi superfici, per oltre 3000 metri quadri. Tanto che a partire dal 1880 il nuovo atteggiamento culturale comporta il restauro di cupole, volte e pareti intervenendo sui mosaici senza mai distruggerli o sostituirli. Per la maggior parte si provvede allo stacco ed alla riapplicazione dei mosaici sulle murature risanate. Il Saccardo, che nel 1881 istituisce, per ordine della Commissione di vigilanza dei lavori della Basilica, lo Studio di Mosaico, così da poter operare all'interno della basilica con un equipe affidabile e senza dover demandare il lavoro a laboratori esterni, si affida, per primo nella basilica marciana, ai calchi per definire e disegnare, sottolineare la qualità e lo stato del manto musivo prima e dopo i restauri. I suoi più importanti lavori si concentrano, tra gli altri, sulla cappella Zen (POLACCO 1991, San Marco, 342).

INTERVENTION

Title of the intervention carried out during restoration

consolidamento

Description

Dopo le polemiche riguardanti i restauri realizzati dalla ditta Salviati e dalla Compagnia Venezia Murano, fra il 1881 e il 1882 viene istituito, presso la basilica marciana e per opera Regia commissione consultiva per la conservazione dei monumenti, un laboratorio interno, lo Studio di Mosaico. Sotto la supervisione di Pietro de Vecchis prima e di Pietro Saccardo dal 1883 questa nuova istituzione deve intervenire direttamente nelle opere di manutenzione e di restauro delle superfici a mosaico della chiesa. Questa soluzione favorisce la prassi di stacco e quindi della conservazione dei mosaici antichi e la loro successiva ricollocazione in sede. Dunque stacco e riapplicazione del manto musivo dopo il consolidamento delle architetture. Come nella volta dell'Apocalisse dove i dissesti richiedono un intervento che si concluderà solo il secolo successivo; per arginare i danni dovuti all'innalzamento delle cupole in piombo, si sperimenta e si consolida una nuova posizione culturale, passando dal rinnovamento delle parti ammalorate al loro restauro conservativo (POLACCO 1991, San Marco, p. 235). Lo Studio del mosaico gli consente di tentare il metodo nuovo di conservazione perla Basilica da lui auspicato, attraverso l'utilizzo dei calchi. I calchi vengono eseguiti sia in carta che in gesso. I calchi in carta sono realizzati con fogli di carta bibula della superficie di circa un quarto di metroquadrato e vengono applicati bagnati ai mosaici, battuti con una spazzola leggera di saggina, in modo che vi si improntino le tessere. Successivamente sui fogli asciutti viene applicata una colla indurente. Si mettono su un telaio, applicati a volte su tela a volte su cartoncino, e i pittori dello Studio del mosaico, con un'attenzione particolare danno a ciascuna tessere il proprio colore. Pietro Saccardo dedica molto impegno al restauro e consolidamento dei mosaici dell'atrio nel decennio 1880 - 1890.

INTERVENTION

Title of the intervention carried out during restoration

integrazione / rifacimento

Description

L'azione di Pietro Saccardo è di grande rilievo. Per merito suo, il modo di conservare i mosaici, passa nel breve volgere di vent'anni, da un sistema, quello del Meduna, che considerava in taluni casi, ineluttabile la demolizione della superficie musiva, ad un altro, di assoluto rispetto, quasi una venerazione, per l'opera d'arte. Posizione che egli trasfonde in un programma in cui si affida ai calchi per definire, disegnare, sottolineare la qualità e lo stato del manto musivo prima e dopo i restauri (VIO 1997, I calchi di carta dello studio, p. 323). Nel 1881 istituisce lo Studio di mosaico e nel 1883 ne viene nominato direttore dopo un anno di supervisione da parte di Pietro de Vecchis. Nell'occasione definisce i criteri per i restauri dei mosaici in San Marco: i mosaici antichi che vessano in non buone condizioni conservative non devono essere rifatti ex novo, sostituiti con copie moderne, ma staccati e consolidati, poi ricollocati in sede, ovviamente sostituendo le tessere mancanti con nuove realizzate dallo Studio del mosaico. Precedentemente, nel 1879, quando ancora il Saccardo affianca il Meduna sebbene sostiuendolo di fatto nella direzione dei lavori, i mosaici delle volte e quelli delle zone superiori dei lunettoni di fondo nord e sud del presbiterio vengono manomessi da imponenti reintegrazioni e talora completamente rifatti. Nella volta del Paradiso, dopo che negli anni settanta era intervenuta la Compagnia Venezia Murano, Saccardo rifà completamente i mosaici della scena di Cristo tra la Vergine e San Giovanni affidando anche in questo caso il lavoro all'anziano mosaicista Giovanni Moro, che aveva precedentemente eseguito i calchi delle diverse scene. Saccardo interviene in maniera decisa anche nella cappella Zen. Dopo che fortunatamente negli anni sessanta era stata attuata e per opera di Antonio Pellanda, coscienzioso tecnico della basilica, la conservazione di quattordici delle sezioni in cui erano ripartiti gli episodi della vita di San Marco, staccati per provvedere al consolidamento della volta della cappella Zen e sostituiti da copie moderne, il Saccardo avvia il recupero di quelle sezioni che vengono riposte in opera con il rifacimento totale dei fondi d'oro e i necessari restauri integrativi. Le sezioni che si erano conservate su supporti di gesso, nel 1883 vengono ricollocate nel loro posto dalle maestranze del laboratorio marciano, dunque in sostituzione di quei mosaici di nuova fattura, eseguiti dalla ditta Salviati ad imitazione di quelli originari. I mosaici ottocenteschi vengono venduti al Museo Ruskin di Mosca. La maggior parte dei pezzi marciani originali rimossi durante i lavori diretti dal Meduna, si trovano oggi al Museo della Basilica, molti pezzi sono finiti in collezioni private (ANDREESCU TREADGOLD, 1999, Salviati a San Marco, p. 484-494; POLACCO 1991, San Marco, pp. 212, 235, 342).

PRESERVATION STATUS & RESTORATION (7)

PRESERVATION STATUS

Date

1902 - 1904

Description

Il Novecento si apre tragicamente per il complesso monumentale di S. Marco, nel luglio del 1902 si verifica, infatti, il crollo del campanile e con esso il licenziamento dell'Ingegnere Pietro Saccardo, indicato come responsabile di quanto accaduto. L'inchiesta del commissario di governo Michele Spirito rileva la mancanza di strumenti conoscitivi adeguati quali rilievi, fotografie, documentazione specifiche dei lavori. Manfredo Manfredi, chiamato alla direzione dei restauri introdurrà l'obbligo del rigore scientifico e della scrupolosa documentazione. Gli interventi di Manfredi avranno una connotazione prevalentemente rivolta alla condizione statica dell'edificio.Nominato ufficialmente responsabile dei lavori della basica, il 7 marzo 1903, Manfredi, con l'aiuto dell'ingegnere Luigi Marangoni, si occupa di redigere una relazione sulle condizione conservative dell'edificio. La relazione prende in considerazione le precarie condizioni delle fondazioni e della volta del Paradiso, la principale causa delle deformazioni della quale sono individuate nei cedimenti fondazionali dei pilastri delle tribune, la ricostruzione dell'angolo di S. Alipio, necessario al fine di ripristinare gli strapiombi e i livelli delle facciate ovest e nord. Non solo. Grande attenzione fu posta al rilievo e allo studio dell'apparato decorativo, alla sua documentazione e catalogazione. Il preventivo di spese effettuato da Manfredi è di 130.630,00 lire per i restauri strutturali e 153.080,00 lire per quelli delle parti decorative (VIO 1999, Il cantiere Marciano, p. 125-127; CRISTINELLI 1999, Restauro e conservazione della basilica, p. 278).

RESTORATION

Date

1904 - 1949

Management of the work

Manfredo Manfredi; Luigi Marangoni (dal 1908)

Description

I restauri condotti da Manfredi hanno inizio con interventi in corrispondenza dell'angolo di Sant'Alipio, resi particolarmente necessari dalla rottura di un tirante. Manfredi si occupa, inoltre, di gran parte della copertura della chiesa e del pavimento del Battistero. Dal 1908 Luigi Marangoni affianca ufficialmente Manfredi nella direzione dei restauri alla Basilica (VIO 1999, Il cantiere Marciano, p. 127). Marangoni si occupa con particolare cura del restauro delle decorazioni musive mettendo a punto un sistema per effettuare il cosiddetto restauro "da dietro", eseguito smontando la muratura e rifacendola dopo aver restaurato il mosaico, mantenuto nella posizione e integrità originaria (SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990, p. 82). I suoi interventi sono caratterizzati da metodologie operative sviluppate da Saccardo e affinate da Manfredi (VIO 1999, Il cantiere Marciano, p. 127).Il consolidamento delle strutture murarie e delle fondazione, interessate da dissesti, prevede lo spoglio di tutto l'apparato di rivestimento, sia lapideo sia musivo; al fine di garantirne il ricollocamento in opera si realizza un accurato rilievo di ogni singolo elemento con calchi in gesso, fotografie e campionature (CRISTINELLI 1999, Restauro e conservazione della basilica, p. 278).La procedura in questione definita "lievo" prevede lo stacco della superficie, a cui segue la pulitura e il ripristino degli strati di fondo della malta deteriorata sostituendola con una di nuova composizione.Molti sono gli interventi eseguiti dal Marangoni con la tecnica del "lievo", volti sia al ripristino della muratura sottostante sia al consolidamento delle decorazioni musive.Sia per i lavori di ricostruzione dell'angolo di Sant'Alipio, sia per le opere di consolidamento delle murature, Marangoni, nell'arco di circa quarant'anni, interviene a più riprese nell'atrio anche con "lievo" di molte parti e ricollocazione dei quadri di mosaico, in particolare nel 1908-1911 restaura con "lievo" completo tutto il mosaico del semicatino di Sant'Alipio. Non solo. Nel cupolino della Genesi corregge gli incauti restauri eseguiti da Moro. Al di sopra della porta della cappella Zen interviene con "lievo" di parte della lunetta. Dal 1906 interviene con "lievo" e calchi nella volta raffigurante Noè e il diluvio. La volta raffigurante la Torre di Babele è affrontata dal Marangoni che opera un "lievo" per evitare caduta di tessere a causa dell'umidità del muro. Il cupolino di Abramo è interessato da un restauro con "lievo"negli anni 1909-1911 e sui pennacchi, con tecnica analoga, nel 1918. Le lunette corrispondenti sono restaurate con "lievo" della parte centrale. Il primo cupolino di Giuseppe è rilevato con calchi nel 1906 e quindi restaurato con "lievo" in più riprese successive fino al 1937. Nel sottarco sud, Marangoni, interviene nel 1911 e nel 1939 con "lievo" per eliminare le parti restaurate con stucco dai mosaicisti di scuola romana. Nel secondo cupolino di Giuseppe, i pennacchi e il sottarco tra il primo e questo, sono restaurati da Marangoni che interviene con "lievo" del cupolino e del sottarco con ornato e croci bizantine. Il cupolino di Mosé e il sottarco tra questo e il terzo cupolino di Giuseppe sono restaurati completamente con "lievo" negli anni 1913-1918.Marangoni restaura, infine, la volta del Paradiso dal 1906 al 1922, con "lievo" di gran parte della volta e restauro sul posto di quanto non staccato, utilizzando, per le integrazioni dei fondi d'oro, tessere di fabbricazione Orsoni (SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990).

PRESERVATION STATUS & RESTORATION (8)

PRESERVATION STATUS

Date

1946

Description

Nel 1943 il cantiere marciano viene chiuso per mancanza di finanziamenti. L'ultimo provvedimento conservativo adottato è quello della protezione di tutte le facciate della Basilica con migliaia di sacchetti di sabbia rivestiti da tavolati e da teli bituminati per evitare i danni bellici, in maniera analoga a quanto aveva già fatto Marangoni durante la guerra del 1915-1918.Nel 1946 la fabbriceria presenta un fascicolo a stampa sulla Basilica dal titolo "urgenza di provvedimenti della sua conservazione". È Luigi Marangoni a fare il punto della situazione, sottolineando gli interventi necessari per fondazioni, murature, mosaici, marmi, pavimenti artistici e coperto (VIO 1999, Il cantiere Marciano, p. 128-129).Forlati, all'inizio del suo mandato di proto, nota come le condizioni di conservazione della cupola che precede la Cappella Zen siano particolarmente precarie. Il mosaico che la decora con le figure di Caino e Abele in molti punti è sollevato e sconnesso a causa dei movimenti della sottostante muratura cui è affidato. (FORLATI 1975, La basilica di San Marco, p. 158).

RESTORATION

Date

1948 - 1972

Management of the work

Ferdinando Forlati

Description

Nel 1948 Ferdinando Forlati sostituisce Marangoni alla direzioni dei lavori di restauro. Di prioritaria importanza gli interventi di consolidamento statico delle strutture della Basilica secondo il programma stilato del Saccardo e affinato in seguito dal Marangoni. Forlati nell'ambito di questi interventi ricorre all'uso di nuove tecnologie come le sottofondazioni con micropali, le iniezioni di leganti o l'utilizzo di nuovi materiali come le resine. Al consolidamento delle strutture architettoniche Forlati fa seguire il restauro dei mosaici di tali zone, consolidando molti mosaici in precario stato di conservazione (VIO 1999, Il cantiere Marciano, p. 129). Le operazioni di stacco, "lievo", eseguite da Forlati prevedono le seguenti fasi. La realizzazione di sagome di legno al fine di rilevare l'esatta posizione dei frammenti distaccati e le discontinuità della superficie musiva. L'opera di stacco vero e proprio, documentato da una mappatura realizzata mediante l'ausilio di rilievi fotografici. In seguito si procede con la pulitura del rovescio delle tessere e quindi la loro ricollocazione in opera su due nuovi strati di intonaco uno più scabro e uno successivo di polvere di marmo, utilizzando come guida le sagome di legno precedentemente realizzate (FORLATI 1975, La basilica di San Marco, p. 158).Forlati si occupa di eseguire lavori di restauro in corrispondenza del cupolino della Genesi nel 1948-1950. Completa il lavoro, svolto in parte da Marangoni, nella lunetta al di sopra della porta della cappella Zen; eseguito lo stacco, mette in evidenza la sinopia. In corrispondenza del cupolino di Abramo Forlati interviene sia con "lievo" di parte dell'ornato della lunetta ovest che sul posto, nel 1952. Nel 1950 interviene nei pennacchi del secondo cupolino di Giuseppe. Nel sottarco tra secondo e terzo cupolino di Giuseppe restaura sul posto la figura di Santa Caterina, interviene inoltre, con tecnica analoga, sul cupolino tra il 1951 e il 1958. I pennacchi del terzo cupolino sono, infine, oggetto di restauro: con "lievo" le figure di San Marco e San Matteo, sul posto San Luca e San Giovanni; in seguito sono restaurate la lunetta e la volta (SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990).

PRESERVATION STATUS & RESTORATION (9)

RESTORATION

Date

1972 - 1975

Management of the work

Antonino Rusconi

Description

In questo breve giro di anni Antonino Rusconi, succeduto a Forlati alla direzione dei lavori del cantiere marciano, interviene consolidando un pilastro e inizia i lavori in una cupola. Esegue inoltre le prime prove sperimentali di applicazioni di resine sintetiche, sia sugli arconi del portale centrale che in cripta. Nella cupola di levante del Battistero, il Rusconi negli anni 1971-1975 restaura con "lievo" completo il pennacchio con San Gregorio. In corrispondenza del cupolino della Genesi restaura con "lievo" il pennacchio sud ovest, compreso il sottarco (VIO 1999, Il cantiere Marciano, p. 129; SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990).

PRESERVATION STATUS & RESTORATION (10)

RESTORATION

Date

1975 - 1980

Management of the work

Angelo Scattolin

Description

Angelo Scattolin subentra a Rusconi nella direzione dei lavori di restauro della fabbrica di S. Marco. Gli interventi di cui si occupa comprendono il completamento dei lavori della cupola iniziata dal Rusconi e il consolidamento di un pilastro e dell'arcone sopra la vetrata dei cavalli (VIO 1999, Il cantiere Marciano, p. 129-131). Negli anni 1978-1980 Scattolin esegue lavori di restauro nella volta raffigurante la Torre di Babele (SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990).

PRESERVATION STATUS & RESTORATION (11)

PRESERVATION STATUS

Date

1981 - 1990

Description

Le misurazioni eseguite con la fotogrammetria dell'arcone principale della facciata in occasione dei restauri lapidei del 1981-1986, rivelano una divaricazione dei piedritti che ha modificato la geometria del semicerchio dell'arco, con un'apertura in "chiave" di circa 12 cm.Si evidenzia una fascia di circa 40 cm di larghezza presentante le caratteristiche di un "lievo" per la diversa lucentezza del mosaico e per il colore delle malte interstiziali (SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990, p. 82).

RESTORATION

Date

1981 - 1994

Management of the work

Ettore Vio

Description

Ettore Vio, tra gli anni 1988 e 1994, si occupa di eseguire lavori di restauro ai mosaici del battistero. Altri lavori di consolidamenti di minore ampiezza sono eseguiti nell'atrio (VIO 1999, Il cantiere Marciano, p. 134). Nel 1983 Vio consolida in loco la figura di San Matteo dei pennacchi del terzo cupolino di Giuseppe. Nel 1984 intervie nella volta raffigurante la Torre di Babele per la reintegrazione in opera di tessere cadute dal piede della Torre e dalla base a causa del rinnovarsi di stacchi per l'umidità. Interviene, inoltre, nel sottarco tra il primo e il secondo cupolino di Giuseppe. Nella cupola di levante del Battistero si eseguono restauri completi con integrazioni, consolidamenti e cuciture di forti fenditure negli anni 1987-1990 (SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990).

PRESERVATION STATUS & RESTORATION (12)

PRESERVATION STATUS

Date

2000

Description

Le problematiche conservative che maggiormente interessano la condizione della decorazione musiva della basilica di S. Marco sono rappresentate dallo stacco dalla muratura di intere superfici di manto a vari livelli di profondità, dalla caduta di tessere, dall'alterazione della loro struttura, dalla disgregazione degli strati di fondo che ne garantiscono l'adesione. Anche l'umidità, soprattutto quella che risale nelle murature, altera le malte dei fondi. I mosaici più esposti sono quelli alle quote inferiori, come nell'atrio e nel battistero, dove l'acqua salina li raggiunge per capillarità. Il degrado del mosaico si presenta in diverse forme: con fessurazioni del manto in corrispondenza di quelle strutturali, con stacco del manto musivo dalla muratura a diverse profondità, secondo che siano coinvolti gli strati di malta prossimi alla muratura o soltanto quelli superficiali di supporto alle tessere. Gli effetti dovuti all'aggressività dell'atmosfera o all'umidità di risalita nella muratura producono il deterioramento superficiale delle tessere e il disgregarsi della malta degli strati di fondo. Nel primo caso si giunge alla polverizzazione delle tessere, nel secondo alla loro caduta, che avviene per singoli pezzi o a piccoli gruppi. In taluni casi affiorano muffe di efflorescenze saline, tra le tessere di mosaici trattati con i "beveroni" di cemento utilizzati nell'Ottocento (SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990, p. 84, 87).

RESTORATION

Date

2000 - 2007

Description

Le fasi degli interventi attuali si sviluppano generalmente in quattro momenti. Vengono inizialmente realizzate sia un'accurata documentazione fotografica capillare sia rilievi grafici e se necessario qualche calco sul posto. Si passa in seguito all'individuazione delle superfici che presentano stacco, con delimitazione mediante contrassegni del contorno dei diversi tipi di stacco. Si eseguono, poi, le varie fasi del consolidamento. Questo viene eseguito utilizzando una malta fluida, ottenuta mescolando latte di calce, polvere di marmo finissima e graduando secondo le necessità una resina acrilica, il Primal, che non supera mai il 50% del totale, ma in genere è utilizzata in preparazioni di un terzo per ciascun componente. Si procede, infine, alle operazioni di lavaggio, pulitura superficiale e documentazione ad opera ultimata.Problematiche diverse si presentano nei casi di disgregazione della malta di fissaggio delle tessere, il cosiddetto "rovigno", in questo caso le azioni da intraprendere si presentano particolarmente complesse. In taluni casi il consolidamento della malta è quasi impossibile poiché può essere imbevuta di sali ed umidità e quindi non trattabile con agenti chimici. In questi casi si procede mediante lo stacco della superficie, a cui segue la pulitura e il ripristino degli strati di fondo della malta deteriorata sostituendola con una di nuova composizione, procedura conosciuta come "lievo".Lo strappo viene effettuato mediante l'applicazione di carte e tele robuste su cui sono segnate le aree di stacco, di circa 40 cm di lato, definendo le aree in relazione al tracciato del disegno. Nel caso in cui la superficie si presenti curva o articolata, si preferisce intervenire "da dietro" sostituendo la muratura (SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990, p. 87).

LEGAL STATUS AND RESTRICTION

LEGAL STATUS

General indication

proprietà Ente ecclesiastico

Specific indication

Procuratoria di S. Marco

Address

S. Marco 328, 30124 Venezia

DOCUMENTARY & INFORMATIVE SOURCES

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Venezia, S. Marco, Atrio, Diluvio e Noè fa uscire il corvo e la prima colomba

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Venezia, S. Marco, Atrio, Noè fa entrare nell'arca i volataili, gli animali terrestri e i suoi familiari

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Venezia, S. Marco, Atrio, Noè riceve l'ordine di costruire l'arca e Costruzione dell'arca

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Venezia, S. Marco, Atrio, Ritorno della seconda colomba, Noè lascia l'arca con i suoi familiari e Sacrificio a Dio

BIBLIOGRAPHY

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

BIBLIOGRAPHY

DEMUS, OTTO Die Mosaiken von San Marco in Venedig

BIBLIOGRAPHY

DEMUS, OTTO The Mosaic decoration of San Marco, Venice

BIBLIOGRAPHY

FRASSON, GIUSEPPE Valori simbolici nella basilica di san Marco

pp. 428-458

BIBLIOGRAPHY

SINDING LARSEN, STAALE Christ in the Council Hall : studies in the religious iconography of the Venetian Republic