Decorazione musiva parietale di S. Marco

Venezia, S. Marco, Cupola di S. Leonardo

Venezia, S. Marco, Cupola di S. Leonardo

M

C

IT

389

R

CIDM

0

389

OBJECT

OBJECT

Definition

decorazione musiva parietale

Identification

complesso decorativo

Name/Dedication

decorazione musiva parietale di S. Marco

SUBJECT

SUBJECT

Identification

Chiesa di San Marco, Venezia - Decorazione musiva parietale

Iconographic description

Nel semicatino sopra la porta della Madonna si ammira la Vergine in trono con il Figlio, tra san Giovanni e san Marco. All'interno della chiesa, nella volta detta dell'Apocalisse, si trova, su fondo dorato, san Giovanni dormiente e la sua visione, quindi gli angeli a guardia delle sette chiese d'Asia e l'Agnello, sopra il libro, tra i simboli degli Evagelisti; segue la Vergine incoronata e il drago dalle sette teste che cerca di afferrare il bambino portato dagli Angeli di Dio. Si vede poi Michele che uccide il drago e l'evangelista Giovanni che avvicina alla bocca il libro ricevuto dall'angelo. L'intera decorazione apocalittica è opera dei fratelli Zuccato (16. sec.). Nella tribuna sopra la porta di S. Clemente, nel cupolino, si vede il Cristo fra due cherubini, mentre nei pennacci si trovano i quattro evangelisti. Nel sottarco superiore est si trovano Dio in trono con l'Agnello circondato dai quattro simboli degli evangelisti e sedici figure di anziani che offrono corone. Nella lunetta sud si ammirano sette angeli con trombe e con l'incensiere. Questi mosaici sono opera di Giacomo Pasterini su cartoni di Maffeo da Verona (1615-1620). Nel sottarco sopra la lunetta si vedono otto figure di anziani con corone, mentre nel sottarco superiore ovest motivi vegetali e nel sottarco superiore nord figure a cavallo, queste immagini sono opere datate al 1585. Nel sottarco inferiore est si trovano san Paolo primo eremita, due santi anonimi, quindi nel sottarco inferiore nord san Giordano e sant'Epimaco, santi, quest'ultimi, eseguiti nella seconda metà del 13. sec.Nella tribuna presso la porta di S. Pietro, nel cupolino, si trova la Sapienza fra gli Angeli incensieri e nei pennacchi i quattro evangelisti, opera del mosaicista Giacomo Pasterini su cartoni di Pietro Vecchia (1652); nel sottarco superiore est san'Anastasio, san Giovanni Damasceno, mentre nel sottarco superiore sud i beati dell'Apocalisse a cavallo, questi mosaici sono da riferirsi a Luigi Ceccato su cartone di Domenico Tintoretto e di Jacopo Tintoretto (1585 - 1597). Nel sottarco inferiore est si trova san Paolo martire, san Gerardo martire e pontefice mentre nel sottarco inferiore sud san Giorgio e san Teodoro, nel sottarco inferiore ovest e nord elementi ornativi con motivi geometrico-vegetali. Nella tribuna della Madonna del Bacio, nel cupolino, si ammira Cristo attorniato dagli angeli, la Madonna e la Regina Austri; nei pennacchi i quattro angeli. Nel sottarco superiore est san Liberale, san Basilio e nel sottarco sud sant'Elena, Costantino con la Croce e la deposizione del corpo di san Marco. Nel sottarco superiore ovest si trova la strage degli innocenti, Rachele che piange i figli uccisi, due angeli che portano le anime dei bambini verso l'Agnello mistico. Nel sottarco superiore nord san Leucmone, sant'Ermolao, san Cosma e san Damiano. Tutti i mosaici della suddetta tribuna sono da ascriversi al 17. sec.. Nella tribuna detta del Crocifisso, nel cupolino, si ammira, entro medaglione centrale, Cristo Pantocratore e quattro fascie decorative che partono dal centro e seguono le tangenti della cupola; i mosaici sono datati alla prima metà del 13. sec.. Nei pennacchi si trovano i quattro Arcangeli. Nel sottraco superiore est san Processo, san Marziano, mentre nel sottarco superiore sud san Claudio, san Castorio, san Nicostrato, san Sinforiano, opere riferibili al 16. sec..Nel sottarco superiore ovest si trovano san Sergio e san Bacco. Nel sottarco superiore nord santa Teofista e sant'Eustachio, san Teodoro e san Procapio; nel sottarco inferiore est si vedono: san Paolo, san Giovanni, san Modesto, san Giuliano, santa Basilissa, san Baldo e san bacco. Nella controfacciata nella lunetta sopra la porta principale si ammira Cristo in trono tra la Vergine e san Marco. Seguono, andando verso l'interno, i pinakes con il profeta Osea, Gioele, Cristo, il profeta Michea e Geremia. Nella volta nord si ammira il martirio di San Giovanni, il martirio di san Giacomo maggiore, nei piedritti della volta nord il profeta Gioele e san Metodio, Cristo e un gruppo di donne che fanno parte delle anime del Paradiso. Nella parete nord si trova la caduta di Simon Mago, san Pietro e san Paolo davanti a Nerone, la crocifissione di san Pietro e la decapitazione di san Paolo. Nei sottarchi inferiori della galleria sud si trovano san Primo, san Feliciano, san Cesario e san Giuliano, nella volta nord si trova il martirio di san Giovanni e il martirio di san Giacomo maggiore opera di Luigi Gaetano del 1621.Nei pinakes si ammirano il profeta Isaia, il profeta Davide, la Vergine, il profeta Salomone e il profeta Ezechiele; nella parete sud il martirio di san Simone, il martirio di san Giuda e la famosa preghiera di Gesù nell'orto degli ulivi. Nella volta sud della cupola della Pentecoste si ammira il martirio di san Giacomo minore e il martirio di san Filippo e di san Bartolomeo e di san Matteo. Nei piedritti della volta sud si trova una donna che impersonifica la chiesa e una che rappresenta la sinagoga. Entrambe sono opere di Giannantonio Marini su cartone di Tintoretto del 1596.La cupola della Pentecoste rappresenta i dodici apostoli assisi su un trono mentre lingue di fuoco, partendo da un trono che si trova al centro della cupola, toccano loro il capo. Tra le finestre, alla base della cupola, si trovano personaggi che simboleggiano i diversi popoli della terra. Nei pennacchi si ammirano quatro angeli con labaro, stanti. Nel sottarco della lunetta inferiore della parete sud si trovano san Siro vescovo e sant'Enoc. Nella lunetta sopra la porta, che comunica con il palazzo ducale, si vedono san Marco, due angeli, san Francesco, san Domenico. Nei sottarchi inferiori sotto la volta con le storie della Vergine si trovano san Geminiano e san Severo, nei sottarchi inferiori davanti all'altare san Demetrio e san Procopio. Nel transetto sud, nella parete ovest della cupola di san Leonardo, si trova la storia del reperimento del corpo di san Marco. Nel sottarco esterno del piedritto sud si vede san Silvestro e san Apollinare, opere del 1616. Nella volta ovest della cupola di san Leonardo, nel transetto sud, si trovano le storie della Vergine del 1690 - 1691. Nel sottarco del piedritto sud della volta ovest si vede santa Anastasia, santa Lucia, santa Caterina, santa Barbara opere del 1630. Nei piedritti della volta ovest del transetto sud si trovano il profeta Geremia e Gioele opere di Giacomo Pasterini del 1633. Nella volta sud, sopra il rosone gotico, si trovano i miracoli del Cristo, opera del 1670 - 1680. Nella lunetta del piedritto est della volta sud si ammirano Tobia e Raffaele, l'arcangelo Michele e Gabriele, opere del 1670. Nel sottarco, sopra la lunetta superiore, si trovano i patriarchi opera di mosaicista ignoto. Nella volta est sopra l'altare si vedono alcuni episodi della vita di Cristo opere del 12. sec. Nella parete est, sopra l'altare, si vedono le storie di san Pietro e di san Leonardo, realizzate da Pietro Vecchia nel 17. sec. La cupola centrale è quella dell'Ascensione: Cristo seduto sull'arcobaleno, sorretto da angeli, è contornato dagli apostoli e dalla Vergine. Tra le finestre si trovano le personificazioni delle Virtù e delle Beatitudini. Nei pennacchi della cupola si trovano gli evangelisti e sotto le personificazioni dei quattro fiumi biblici. Nella volta est si vede l'annunciazione, l'adorazione dei Magi, la presentazione al tempio del Cristo, il battesimo di Gesù e la trasfigurazione, opera di Giannantonio Marini su cartoni di Jacopo Tintoretto del 1588 - 1589. Nei piedritti della volta est si trovano: san Pietro, san Paolo, opera di Arminio Zuccato su cartoni di Tintoretto del 1592. Nella volta nord si ammirano i miracoli del Cristo, opera di Domenico Bianchini del 1567. Nel sottarco, a lato della volta nord, si trovano i profeti del 1563 di Vincenzo Bianchini. Nella volta sud della cupola si trovano ancora scene relative ai miracoli del Cristo, opera della prima metà del 12. sec. Nel sottarco, a lato della volta sud, sono raffigurati altri profeti e nella volta ovest si ammira il tradimento di Giuda, la crocifissione, le donne al sepolcro, l'anastasis e l'incredulità di Tommaso. Nei piedritti della volta si vedono altri profeti realizzati nel 1571-1576. La cupola dell'Emmanuele, presenta entro un clipeo centrale, alla sommità della cupola stessa, il Cristo giovane entro un cielo stellato. Intorno si trovano i profeti con volumi aperti nei quali sono scritti brani delle loro profezie; tra le finestre motivi floreali stilizzati. Nei pennacchi si ammirano i simboli dei quattro evangelisti. Nel semicatino absidale si trova il Pantocrator, in trono, con libro in mano, opera di Pietro de Zorzi del 1506. Nella fascia sottostante il semicatino absidale si trovano san Nicola, san Pietro, san Marco, sant'Ermagora. Sulle pareti, ai lati del presbiterio, si vedono due angeli vestiti di azzurro e verde, opera di Marco Luciano Rizzo del 1517. Nel sottarco fra la cupola del coro e la volta dell'annunciaziane si vede Cristo benedicente tra gli arcangeli Michele e Gabriele. Il Cristo è stato interamente rifatto nel rinascimento. Nella cantoria di sinistra si trova la vita di san Marco fino alla sua morte e sepoltura, seguono quindi alcuni episodi con le storie di san Pietro. Nei piedritti della volta sono effiggiati sant'Ambrogio (rifatto nel 16. sec.)e sant'Agostino. Nel semicatino absidale della cappella di S. Pietro si trova il santo in piedi, nella parete nord san Teodoro e san Pantaleone, nei quattro angoli i quattro serafini, nel sottarco sud il patriarca Elia e Papa Pelagio, con al centro san Nicola da Tolentino (realizzato nel 15. sec.). Nei sottarchi inferiori: san Marco e sant'Andrea, Mosè ed Elia (questi ultimi sono opera di Lorenzo Ceccato e sono stati realizzati nel 1593). Nella cantoria di destra si trova la storia della traslatio del corpo di san Marco e episodi della vita di san Clemente. Nel semicatino absidale si vede san Clemente stante e nella parete sud Caino ed Abele mentre sacrificano; nei quattro angoli i serafini e ornamenti geometrico vegetali. Nel sottarco nord si vede la Vergine, opera di Pietro de Zorzi, del 1509 e il Cristo in trono. Nella tribuna dei procuratori si trovano Gabriele e Michele mentre reggono un clipeo con l'immagine del Crsito; nei sottarchi inferiori diversi santi fra cui san Sergio, realizzato nel 16. sec.. Nella volta ovest della cupola dell'Ascensione si trovano diverse scene: annunciazione, adorazione dei Magi, la presentazione di Gesù al tempio, il battesimo e la trasigurazione, opera di Giannantonio Marini su cartoni del Tintoretto; nei piedritti della volta est si ammirano san Pietro, san Paolo, la guarigione del lebbroso, le nozze di Cana, Cristo che sale al cielo, i mosaici sono stati realizzati da Arminio Zuccato nel 1592-1597, su cartone del Tintoretto e da Prete Grisogono Novello nel 16. sec. Seguono altri episodi legati alla vita del Cristo, di Domenico Bianchini del 1567. La cupola di S. Giovanni presenta episodi inerenti alla vita dell'apostolo e nei pennacchi della cupola si trovano i padri della chiesa occidentale di cui san Gerolamo e san Gregorio sono opera rispettivamente di Leopoldo dal Pozza del 18. sec e di Giacomo Pasterini del 1632. Nella volta est, sopra l'altare della cupola di S. Giovanni, si vedono alcuni miracoli del Cristo; questi sono opere sempre di Pietro Vecchia. Nella parere est, sopra l'altare, si trovano altri episodi della vita del Cristo sempre di Pietro Vecchia (1648 - 1652) e di Lorenzo Ceccato (1611-1617). Nella volta nord della cupola di S. Giovanni si trovano episodi relativi al Salvatore, opere della prima metà del 12. sec.. Nella parete nord è raffigurato l'albero genealogico della Vergine, autore dell'opera è Vincenzo Bianchini su cartone di Giuseppe Porta detto Salviati (1542 - 1552). Nella volta ovest si ammirano scene legate alla vita di Maria della metà del 12. sec.. Nella parete ovest si trovano episodi dell'infanzia del Cristo della metà del 12. sec.. Sempre nel transetto nord, nella parete ovest si nota la storia veterotestamentaria di Susanna, questa è stata realizzata da Lorenzo Ceccato su cartone di Jacopo Tintoretto. Nei sottarchi inferiori, davanti all'altare, santi stanti. Nel transetto sud si ammira la cupola di S. Leonardo, con motivo ornamentale al centro e alla base, sui quattro assi, san Leonardo, san Nicola, san Clemente, san Biagio. Nella parete est sopra l'altare, sempre nel transetto sud, episodi relativi al Cristo realizzati nel 17. sec. su cartone di Pietro Vecchia. Nella volta est sopra l'altare altre storie di Gesù della metà del 12. sec. Nella volta ovest storie di Maria realizzate nel 1635 da Giacomo Pasterini su cartone di Girolamo Pilotti. Nella parete ovest si trovano altri episodi relativi all'infanzia di Maria del 13. sec.

Iconological description

Pietro Saccardo ritenne che l'intero piano iconografico marciano idealizzasse la Chiesa cattolica e in particolare quella di Venezia (SACCARDO 1892, Mosaici in la Basilica di San, pp. 301 - 308.) Secondo Otto Demus, basandosi su un'epigrafe che corre lungo la cappella di S. Pietro, l'intera decorazione sarebbe da guardare dal presbiterio che rappresenta Dio capo, alla cupola dell'Ascensione, che è il Cristo nel quale si avverano le profezie, fino alle scene dell'Apocalisse e alla vita futura (DEMUS 1984, The mosaics of San Marco). Secondo Clementina Rizzardi il ciclo iconografico marciano trova il punto di partenza nell'abside e si sviluppa lungo l'asse longitudinale concentrandosi nelle cupole per esaltare la chiesa universale: la chiesa predetta dai Profeti (cupola est dell'Emmanuele), la chiesa vivente in Cristo (cupola centrale dell'Ascensione) e la chiesa predicata dagli Apostoli (cupola ovest della Pentecoste). Secondo Antonio Niero l'intera decorazione esalterebbe la Trinità attraverso le tre cupole; la salvezza dell'uomo attraverso l'icarnazione del Cristo. In particolare viene esaltata la Chiesa e il Papato (BASILICA PATRIARCALE 1990, pp. 69 - 156). Secondo Emanuela Penni Iacco la decorazione della chiesa trova ispirazione dal primo testo scritto che riporta l'intera celebrazione eucaristica cioè le Costituzioni Apostoliche opera ritenuta di papa Clemete. Secondo l'autrice infatti l'intera decorazione e le epigrafi a questa legate riproducono le fasi della celebrazione liturgica in particolare il Sanctus nella cupola della Pentecoste, il Dopo-Santo nella cupola dell'Ascensione e l'epiclesi nella cupola dell'Emmanuele. Verebbe inoltre esaltata la chiesa locale nelle rispettive cappelle di S. Pietro e di S. Clemete. (PENNI IACCO, Le epigrafi musive di San, pp. 107- 152).

GEOGRAPHICAL AND ADMINISTRATIVE LOCATION

Locality

Venezia

Diocese

Venezia

SPECIFIC LOCATION

Typology

chiesa

Denomination

S. Marco

Date

11. - 19. sec.

Address

piazza S. Marco

Notes

L'attuale chiesa non corrisponde alla costruzione che nell'836 fu fatta innalzare per accogliere le reliquie del santo evangelista, e che fu poi restaurata dopo l'incendio del 976 per volere del doge Pietro Orseolo I. Considerando inadeguato tale edificio religioso alle esigenze del tempo, il doge Domenico Contarini (1042-1071) fece iniziare l'odierna costruzione, continuata dopo la sua morte dal doge Domenico Selvo (1071-1085), e conclusa nel 1094 al tempo del doge Vitale Falier (1086-1096). Nel 1145 un'altro incendio si sviluppò all'interno della chiesa, incendio che distrusse in parte la decorazione alta dell'edificio. La chiesa, quindi, fu restaurata, venne rivestita di marmi e questa operazione si concluse probabilmente solo dopo il 1159, quando si iniziò anche un programma di ampliamento della decorazione musiva. Vennero eliminati gli affreschi e la chiesa fu totalmente rivestita di mosaici. L'Atrio della chiesa venne rivestito di mosaici solo intorno al 13. sec. (RIZZARDI 1985, Mosaici altoadriatici, p. 75).

LOCATION AND PROPERTY DATA

Original location

CHRONOLOGY

GENERAL CHRONOLOGY

Century

12. - 19.

SPECIFIC CHRONOLOGY

From

1100

ca.

To

1899

Validity

ca.

bibliografia

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

pp. 24-178

CULTURAL DEFINITION

AUTHOR

Name

Maestranze prime della cupola del coro di S. Marco

Personal data/chronology

12. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 24

AUTHOR

Name

Maestranze seconde della cupola del coro di S. Marco

Personal data/chronology

12. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 24

AUTHOR

Name

Maestro di san Nicola e di san Pietro di S. Marco

Personal data/chronology

11. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 31

AUTHOR

Name

Maestro di san Marco e di sant'Ermagora di S. Marco

Personal data/chronology

12. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 31

AUTHOR

Name

Maestranze veneziane di S. Marco

Personal data/chronology

12. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 36

AUTHOR

Name

Zuccato Antonio

Personal data/chronology

16. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 61

AUTHOR

Name

Zuccato Francesco

Personal data/chronology

16. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 136

AUTHOR

Name

Zuccato Arminio

Personal data/chronology

1578 - 1606

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 137

AUTHOR

Name

Novello Prete Grisogono

Personal data/chronology

15. - 16. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 61

AUTHOR

Name

Bozza Bartolomeo

Personal data/chronology

1532 - 1594

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 61

AUTHOR

Name

Zorzi Pietro

Personal data/chronology

16. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 30

AUTHOR

Name

Bastiani Vincenzo

Personal data/chronology

16. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 37

AUTHOR

Name

Ceccato Lorenzo

Personal data/chronology

1577 - 1631

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 42

AUTHOR

Name

Maestranze seconde veneziane dei santi di S. Marco

Personal data/chronology

13. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 48

AUTHOR

Name

Maestranze prime veneziane dei santi di S. Marco

Personal data/chronology

12. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 83

AUTHOR

Name

Maestranze della volta sud di S. Marco

Personal data/chronology

12. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 64

AUTHOR

Name

Bastiani Lazzaro

Personal data/chronology

1425 - 1512

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 49

AUTHOR

Name

Maestro dell'Ascensione

Personal data/chronology

12. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 50

AUTHOR

Name

Maestro del pennacchio di san Marco di S. Marco

Personal data/chronology

12. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 59

AUTHOR

Name

Maestro del pennacchio di san Giovanni di S. Marco

Personal data/chronology

12. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 59

AUTHOR

Name

Marini Giannantonio

Personal data/chronology

16. - 17. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 60

AUTHOR

Name

Tintoretto Jacopo

Personal data/chronology

1518 - 1594

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 60

AUTHOR

Name

Porta Giuseppe

Personal data/chronology

1520 - 1570

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 69

AUTHOR

Name

Piazzetta Gian Battista

Personal data/chronology

1682 - 1754

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 71

AUTHOR

Name

Pasterini Giacomo

Personal data/chronology

1614 - 1653

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 71

AUTHOR

Name

Caenazzo Domenico

Personal data/chronology

17. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 73

AUTHOR

Name

Bianchini Domenico

Personal data/chronology

16. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 62

AUTHOR

Name

Maestro della volta della Crocifissione di S. Marco

Personal data/chronology

12. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 69

AUTHOR

Name

Maestranze veneziane della cupola nord di S. Marco

Personal data/chronology

12. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 71

AUTHOR

Name

Maestranze veneziane delle storie della Vergine

Personal data/chronology

12. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 79

AUTHOR

Name

Paulutti Giuseppe

Personal data/chronology

17. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 93

AUTHOR

Name

Fumiani Gianantonio

Personal data/chronology

1643 - 1710

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 93

AUTHOR

Name

Cigola Domenico

Personal data/chronology

1665 - 1691

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 97

AUTHOR

Name

Pilotti Girolamo

Personal data/chronology

1597 - 1639

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 98

AUTHOR

Name

Maestro della preghiera di S. Marco

Personal data/chronology

13. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 101

AUTHOR

Name

Maestro dell'inventio di S. Marco

Personal data/chronology

13. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 101

AUTHOR

Name

Maestranze della cupola della Pentecoste

Personal data/chronology

12. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 104

AUTHOR

Name

Maestranze della volta degli apostoli

Personal data/chronology

12. - 13. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 110

AUTHOR

Name

Gaetano Luigi

Personal data/chronology

17. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 115

AUTHOR

Name

Gaetano Girolamo

Personal data/chronology

17. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 115

AUTHOR

Name

Tizianello

Personal data/chronology

17. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 115

AUTHOR

Name

Padovanino

Personal data/chronology

1588 - 1648

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 115

AUTHOR

Name

Palma Jacopo il Giovane

Personal data/chronology

1544 - 1628

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 117

AUTHOR

Name

Maestranze dei profeti dei pinakes di S. Marco

Personal data/chronology

1225 - 1230

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 119

AUTHOR

Name

Alvise Gaetano

Personal data/chronology

16. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 123

AUTHOR

Name

Ceccato Luigi

Personal data/chronology

16. - 17. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 130

AUTHOR

Name

Tintoretto Domenico

Personal data/chronology

1560 - 1635

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 130

AUTHOR

Name

Maffeo da Verona

Personal data/chronology

1615 - 1620

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 133

AUTHOR

Name

Dal Pozzo Leopoldo

Personal data/chronology

18. sec.

Grounds of basing the dates

bibliografia

Abbreviation: short citation

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

Specific

p. 71

PRESERVATION STATUS & RESTORATION

PRESERVATION STATUS

Date

10. - 12. sec. | 900 - 1199

Reference to the part

intero complesso decorativo

Description

Fin dal 10. sec. la tutela ai tesori d'arte è per la Repubblica di Venezia seconda sola alla sua vita politica e così è soprattutto nei confronti della basilica di S. Marco. Un incendio viene appiccato dal popolo nel 976 alla fabbrica marciana voluta dal doge Giovanni Particiaco. In seguito al terribile incendio del 1106 e al terremoto del 1117 la basilica si trova in condizioni disastrose. Le fiamme, in particolare, investono l'abside del presbiterio e da qui si estendono con violenza sulle altre strutture; l'altissima temperatura sprigionata causa verosimilmente la liquefazione e distruzione delle paste vitree dei mosaici, perciò difficilmente frammenti della decorazione più antica possono essere sopravvissuti. Il 1112 è la data dell'ultimo degli eventi rovinosi dei primi due decenni del 12. sec. che si abbattono sulla basilica, calamità che, si sa, ne colpiscono soprattutto la parte di levante (POLACCO 1991, San Marco, pp. 204, 208; VIO 1999, Il cantiere marciano, p. 81, 97, 102).

RESTORATION

Date

10. - 12. sec. | 900 - 1199

Reference to the part

intero complesso decorativo

Description

In seguito all'incendio appiccato dal popolo nel 976, il doge Pietro Orseolo II promuove interventi di risanamento. Si rendono necessari altresì importanti interventi di restauro o rifacimento in basilica in seguito ad una serie di eventi rovinosi concentrati nei primi due decenni del 12. sec, in particolare il terribile incendio del 1106 e il terremoto del 1117: in seguito all'incendio probabilmente avviene la rimozione delle tribune e la loro riduzione a "camminamenti" sopra le arcate e attraverso i pilastri a tetrapilo con balaustra di colonnine nella parte interna. Nei restauri eseguiti entro la fine del 13. sec. prevale il rispetto del carattere e dell'ideazione originari (SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990, p. 81; POLACCO 1991, San Marco, pp. 204-205, 210).

PRESERVATION STATUS & RESTORATION (2)

PRESERVATION STATUS

Date

15. - 17. sec. | 1400 - 1699

Reference to the part

intero complesso decorativo

Description

Un grosso incendio scoppia nel 1419 provocando ingenti danni alla basilica; ulteriori incendi si verificano nel 1483 e 1489, provocando gravissimi danni: un gruppo di tessere musive totalmente deformate, ancora in opera nell'intradosso dell'arcone sopra l'altare del Santissimo, testimoniano ancora del calore sprigionatosi dalla combustione. Inizialmente nati esclusivamente dalla necessità di arginare gli arbitrii dei mosaicisti negli interventi di rifacimento, sono poi dettati da ragioni d'ordine eminentemente economico i diversi editti - per citarne alcuni del 1566, 1613, 1684 - emanati dalla Procuratoria di S. Marco volti a frenare l'indiscriminata demolizione dell'antica superficie musiva della basilica. L'ennesimo editto, del 1684, proibisce la distruzione di qualsiasi antico mosaico a meno che non fosse stato dato il permesso da tutti i Procuratori, precisando la collocazione, il contenuto e le misure della porzione da demolire. Questo denota, tra l'altro una notevole preoccupazione per l'alterazione della iconografia e dei significati. La cupola occidentale subisce gravi danni nel corso del Quattrocento. Una probabile forte infiltrazione d'acqua danneggia la zona con la figura del primo Apostolo sulla destra nella scena della Dormitio Virginis nella cappella Mascoli prima del 16. sec. Un danno a noi sconosciuto dev'essere avvenuto tra la fine dei lavori di esecuzione dei mosaici della cappella Mascoli, all'incirca nel 1432-1433, e la notizia di grandi lavori di risanamento negli anni 1448-1449. Nel 1648 il Senato della Repubblica proibisce lo svolgersi di qualunque festa, solennità o cerimonia che comporti spari o esplosioni in Piazza per non danneggiare con le vibrazioni i mosaici della basilica di S. Marco già in delicato stato (SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990, p. 81; POLACCO 1991, San Marco, p. 203, 235, 291-292, 322, 333).

RESTORATION

Date

15. - 17. sec. | 1400 - 1699

Reference to the part

intero complesso decorativo

Description

A partire dal 14. sec. gli interventi occorsi alla superficie musiva traspaiono generalmente per le riprese dei fondi d'oro e il rifacimento delle singole parti. Dal 16. sec. a tutto il 17. sec. il restauro si traduce in un rinnovamento delle superfici sofferenti e degradate eseguito quasi con furore, approfittando anche di modesti stacchi per rinnovare totalmente apparati e quadri che non venivano più tollerati. Il Quattrocento in particolare vede in basilica, dopo l'incendio del 1419, un cantiere gestito da operatori di ispirazione e formazione fiorentina; mentre il 16. sec. registra la presenza di mosaicisti locali che s'avvalgono esclusivamente di cartoni eseguiti dai protagonisti della pittura veneta e veneziana. I lavori di rinnovamento di mosaici ritenuti danneggiati o quantomeno da sostituirsi vedono impegnati nella realizzazione dei cartoni di famosi pittori i mosaicisti Silvestro di Pietro Barbeta e Antonio di Jacopo fino al 1486; Pietro de Zorzi, Lazzaro Bastiani con i suoi figli Alvise e Vincenzo, il più modesto Prete Grisogono Novello, i fratelli Zuccato Francesco e Valerio, Antonio, Arminio e (Vincenzo prima, poi Domenico) Bianchini, Lorenzo Ceccato, Marini, Gaetano, Bozza, Pasterini nel Cinquecento e nei primi decenni del Seicento. L'imponente opera di reintegrazione dello spartito musivo marciano medievale, resasi necessaria in seguito ad estesi danni causati da una serie di incendi susseguitisi alla fine del Quattrocento, si connota per una vistosa libertà innovativa, che va sempre più accentuandosi, fino a costringere la Procuratoria ad emanare un primo editto nel 1566 per evitare la distruzione degli antichi mosaici e tutelare almeno la fedeltà iconografica. Allo schiudersi del 16. sec. è Tiziano Vecellio a farsi promotore di integrali sostituzioni dei mosaici antichi con altri nuovi e moderni, avvallato inizialmente dalla stessa Procuratoria; nella seconda metà del secolo Jacopo Tintoretto, in collaborazione con il figlio Domenico, è ancora più disinvolto nei suoi interventi, seguito in questo da altri grandi artisti che poco o niente tengono in considerazione gli editti emanati dalla Procuratoria volti a frenare l'indiscriminata demolizione dell'antica superficie musiva della basilica. La seconda imponente tranche di rifacimenti svoltasi negli ultimi tre decenni del Cinquecento e allo schiudersi del Seicento è stata resa possibile probabilmente dai consistenti introiti giunti a Venezia dalla sua determinante partecipazione alla battaglia di Lepanto (1571).Ad interventi del 15. sec. sono ascrivibili, nei pennacchi della cupola meridionale di S. Leonardo le figure delle sante Erasma ed Eufemia; rifacimento di Vincenzo Bastiani del 1512 è invece santa Tecla. Nella volta est della cupola diverse figure, san Filippo, san Pietro e altri interventi sono sempre di Vincenzo Bastiani alla fine del 15. sec. Nella conca soprastante il portale centrale dell'atrio, il san Marco orante, opera dei fratelli Francesco e Valerio Zuccato, sostituisce arbitrariamente, nel 1545, un originario busto di Pantocrator. Nei mosaici che rivestono il "pozzo" i Profeti degli angoli sostituiscono e ripropongono presunti originali presenti in una ipotizzata volta a botte, che probabilmente collegava le due arcate e poi rimossa nei primi decenni del 15. sec. per costruire il "pozzo" che convoglia la luce nell'atrio. I mosaici del "pozzo" spettano ai due fratelli Francesco e Valerio Zuccato, in particolare le scene della Resurrezione di Lazzaro, Crocifissione e Deposizione di Cristo, con firma e data 1549, e la Morte della Vergine il cui disegno è attribuito a Giuseppe Porta Salviati. Il nome del Pordenone viene fatto per tutte le scene dell'atrio, ma presumibilmente, data la morte dello stesso, il Salviati ha utilizzato e completato i suoi cartoni. Nella volta occidentale una Apocalisse viene aggiunta al Giudizio Universale. Tra 1542 e 1551 nel lunettone nord del transetto settentrionale il mosaicista Vincenzo Bianchini, su cartone del Salviati, rifà ex-novo l'Albero di Jesse in luogo di uno preesistente, rimanendo in questo fedele al programma iconografico medievale. Al Salviati, mosaicati dal Bianchini, spettano pure la Resurrezione del figlio della vedova di Nain e Cristo che guarisce la donna inferma dell'arcone nord nel 1567. La conca absidale del presbiterio, con la figura del Redentore, è totalmente rinnovata nel 1506 da Pietro de Zorzi, rifacimento di un originale Cristo in trono probabilmente distrutto nell'incendio del 1419. Sempre dello Zorzi, di qualche anno precedente il 1506, è il san Giovanni Crisostomo, figura adiacente ad un pilastro di fondo del coro. Nella cupola dell'Emmanuele la figura di Daniele è certamente restaurata, qualcuno propende per un intervento databile al 16. sec. a causa di alcuni dettagli iconografici fraintesi dal restauratore nella parte bassa della figura, mentre nel volto segno e tecnica compositiva richiamano quelle dell'Angelo, simbolo dell'evangelista Matteo, nel pennacchio sud-est sottostante alla cupola e ascrivibile a Pietro de Zorzi nel 1506. Allo stesso va attribuito l'evangelista Giovanni simboleggiato dall'Aquila del pennacchio sud-ovest. E' ipotizzabile che nello stesso intervento che reintegra la figura di Daniele il restauratore metta mano anche alla figura dell'Emmanuele all'apice della cupola, rimanendo comunque fedele al ricordo dell'originale distrutto, e intervenga in modo minore sulle figure di Daniele e Abdia. Tra 1588 e 1589 il mosaicista Gian Antonio Marini su cartoni di Jacopo e Domenico Tintoretto rinnova totalmente le scene dell'Annunciazione, Adorazione dei Magi, Presentazione al Tempio, Battesimo e Trasfigurazione visibili nell'arcone orientale posto tra la cupola dell'Emanuele e la cupola centrale. Probabilmente lo stesso Pietro de Zorzi nel 1506 rifà totalmente la scena delle Donne al sepolcro che sta al vertice dell'arco della Passione, tra la cupola dell'Ascensione e quella della Pentecoste; reintegrazioni estese sono visibili nella scena dell'Apparizione alle Donne. Sempre a Zorzi è attribuito il rifacimento totale de il Lebbroso risanato e del Miracolo del cieco nato - unico mosaico, per quanto ne sappiamo, su cui pone mano anche Paolo Veronese nel 1568 - mentre al 1509 risale l'intervento nella Vergine orante nell'intradosso dell'arco tra il presbiterio e la cappella di san Clemente, che oltre la data reca anche la firma. Dello stesso maestro è il profeta Zaccaria di un sottarco del transetto meridionale e forse il soprastante Mosè, rifatto poi nel 1570 da Domenico Santi; il san Sergio attiguo al profeta Zaccaria è rifacimento di Lazzaro Bastiani. Si può quindi presupporre un ordine di ponteggi per la reintegrazione della superficie musiva che doveva andare da quest'arco fino alla volta soprastante l'altare del Santo Sacramento, ove lavorava Vincenzo Bastiani. Alcuni documenti testimoniano l'attività di Pietro de Zorzi anche nella cappella Zen. L'opera di Vincenzo Bastiani è visibile nel sant'Ambrogio su un pilastro del coro databile al 1506. Un suo intervento documentato tra 1508 e 1510 è quello attuato sulla destra dell'intradosso dell'arcone sopra l'altare del Santissimo con la Moltiplicazione dei pani e la Samaritana al pozzo: si richiedono integrazioni urgenti a causa dei gravissimi danni provocati dall'incendio del 1483. Nell'arcone meridionale, sul vertice, entro il decoratissimo clipeo appare l'Eterno con gli Angeli, intervento di reintegrazione del 17. sec. ad opera di Giacomo Pasterini. I mosaici della volta settentrionale sono completamente sostituiti nel corso del 17. sec., rispettando solo il tema iconografico antico: nella parete nord della navata sinistra la Trinità in gloria nella corte celeste (il Paradiso) è intervento dei mosaicisti (Luigi, Girolamo) Gaetano e Giacomo Pasterini su cartoni di Girolamo Pilotti tra 1628 e 1631. Nell'ordine superiore a sinistra i santi Pietro e Paolo davanti a Nerone mentre Simon Mago precipita dalla torre è intervento riconducibile al mosaicista Gaetano (Alvise) su cartone di Jacopo Palma il Giovane e del Padovanino, mentre a destra san Pietro crocefisso con il capo verso terra e san Paolo decapitato sono opera dei Gaetano (Luigi, Girolamo), (Lorenzo) Ceccato e Giacomo Pasterini su cartone di Jacopo di Palma il Giovane nel 1623. Sulla volta a destra, nell'ordine inferiore, san Tommaso davanti al re d'India per convertirlo al cristianesimo opera dei Ceccato (Lorenzo e Luigi) e Giacomo Pasterini, sempre degli stessi su cartone del Tizianello del 1621 la scena del supplizio di san Tommaso trafitto dal soldato. Nell'ordine superiore a destra il proconsole di Acaia tenta invano di obbligare sant'Andrea a rinnegare il cristianesimo e il martirio del santo legato sulla croce a braccia uguali è rifacimento dovuto a Gaetano (Alvise) e Vassillacchi, Aliense, tra 1607 e 1620. Interventi dell'Aliense e di Leandro Bassano eseguiti a mosaico dal Ceccato e dal Pasterini sulla parete est, sopra l'altare della Nicopeia, del transetto settentrionale. Risale al 1615 l'episodio di severità da parte della Procuratoria che vede coinvolto Alvise Gaetano: avendo egli alterato il motivo ornamentale al vertice della cupola del capitello nord viene costretto a rifarlo nella forma e dimensioni originarie. Sul finire del 17. sec. Cipriano Turin, sovrintendente ai lavori, si dimostra tra i più scrupolosi incaricati di procedere ai restauri: nonostante fosse già intervenuto sulle sostituzioni operate dall'Aliense e da Leandro Bassano sulla parete est del transetto nord, sull'antico spartito della Comunione degli Apostoli e della Cena in Emmaus del transetto nord riesce a far rispettare unicamente il tema e l'impaginazione scenica, mentre lo stile e il colore risultano totalmente arbitrari e di pura fantasia. Da tempo comunque i Procuratori davano segni d'insoddisfazione, in particolare per l'abitudine dei mosaicisti di ritoccare le tessere lapidee con pennellate di colore la cui durata si dimostrava assai breve, ma il cui effetto di opacità risultava contrastante e fastidioso rispetto alla "luce" propria del mosaico. Sulla sinistra della volta nord nell'ordine inferiore san Giacomo Maggiore predica a Gerusalemme davanti a Erode e l'Apostolo è decapitato davanti al Re sono opera di Gaetano (Alvise) e Giacomo Pasterini su cartone di Tizianello tra 1622-1623. Nell'ordine superiore, a sinistra della volta nord, il miracolo del veleno, versato nel calice di san Giovanni Evangelista dall'imperatore Domiziano, trasformato in serpente e l'Apostolo che esce miracolosamente dalla caldaia d'olio bollente sono dei due Gaetano (Luigi, Girolamo) su cartone del Varotari e del Padovanino datati 1621. Avendo subito gravi danni nel corso del Quattrocento, la cupola occidentale, probabilmente nel primo decennio del Cinquecento, viene restaurata con proventi del lascito del cardinale legato Giovanni Battista Zen, morto nel 1501. In realtà gran parte delle imponenti spese imposte alla Procuratoria allo schiudersi del 15. sec. dall'estensione dei lavori in diversi punti della basilica poterono essere affrontate attingendo al cospicuo patrimonio lasciato dallo Zen. Si ipotizza che l'esecutore dell'intervento nella cupola occidentale possa essere lo stesso abile maestro che si occupa del rifacimento di due pennacchi della cupola est datati 1506. Parte della critica contemporanea riconosce un intervento di reintegrazione nei Libici, in Tommaso, Filippo, Giacomo, nella scritta sotto la cornice della cupola e nei calzari appuntiti dei Cretesi, ma attribuisce l'intervento al secolo precedente: nelle figure che simboleggiano la Libia, tra le finestre della cupola ovest della Pentecoste, infatti individua l'opera di restauro di maestro Antonio di Jacopo, databile intorno al 1480. Nella volta occidentale la visione apocalittica di san Giovanni è rifacimento del 1560-1562 di Francesco e Valerio (Arminio) Zuccato, accusati poco dopo di contraffazione per aver ritoccato i mosaici con pennellate di colore ad essi sovrapposte e per aver dipinto sul fondo oro architetture e nuvole. L'arcone del Paradiso è interessato dall'intervento di Bartolomeo Bozza tra 1577 e 1591. Sulla parete occidentale del transetto nord i Fatti di Susanna sono opera, tra 1576 e 1588, di Zuccato, Rossetto e Bozza (Ceccato per la zona superiore delle scene e Marini per quella inferiore) su cartoni del Tintoretto e, solo nel quinto scomparto del secondo ordine, di Jacopo Palma il Giovane. I primi cartoni del Tintoretto per la basilica marciana sono del 1578 e riguardano l'Ultima cena e le Nozze di Cana, tradotti in mosaico da Bianchini il primo e da Bozza il secondo. Documentati pagamenti ad Arminio Zuccato e Lorenzo Zecato testimoniano lavori nel 1591. I mosaici della cappella dei Mascoli subiscono un primo intervento nel 1610, anno in cui la Serenissima decide di abolire i vecchi sistemi di "restauro" che altro non erano se non rifacimenti totali, optando per il reintegro delle sole parti danneggiate; non è noto però quali siano le zone interessate dall'intervento. Segue poi quello del 1613: ancora oggetto di discussione è capire se la data di esecuzione dei mosaici, commissionati a Michele Zambono, il quale lasciò appunto oltre alla sua firma anche la data, sia stata cancellata nel corso di questo intervento o in uno ancora precedente; notizia di grandi lavori di risanamento si ha nel 1448-1449. Probabilmente in seguito ad un grave danneggiamento, la parete di destra della cappella dei Mascoli richiede la reintegrazione di gran parte della perduta decorazione, (nel 1448-49 o nel 16. sec.?) in particolare si vede nella parte superiore della Visitazione sopra le teste delle figure, restano della decorazione iniziale la parte inferiore della Visitazione e il gruppo dei sei apostoli di destra della Dormitio Virginis. La scelta di conservare la parte scampata al disastro e integrare solo il mancante, piuttosto che un rifacimento totale, ben si accorda con la mentalità tipica commerciale veneziana di allora che in questa soluzione vedeva una possibilità di risparmio. Molto leggibile la zona di saldatura tra la parte originale e il rifacimento indicato da una linea di tessere superflua che funge semplicemente da collegamento. Forse il primo Apostolo sulla destra subisce un'ulteriore intervento di restauro perché presenta un'aureola ormai evoluta rispetto agli esempi più ritardatari. L'ipotesi di un grande restauro è plausibile, dalla lettura dei documenti si evince che nel 1448-1449 nella Cappella Mascoli si compivano lavori di risanamento dopo un evento disastroso a noi sconosciuto (SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990, p. 81, 109; POLACCO 1991, San Marco, pp. 203-205, 210, 217, 226-227, 230, 233, 235, 237-238, nota 2 p. 246; nota 27 p. 247, 290-292, 317-333; VIO 1999, Il cantiere marciano, p. 108-109).

PRESERVATION STATUS & RESTORATION (3)

PRESERVATION STATUS

Date

fine 17. - 18. sec. | 1690 - 1799

Reference to the part

intero complesso decorativo

Description

Alla fine del Seicento viene a configurarsi una situazione di crisi, determinata soprattutto dall'esaurirsi della scuola dei mosaicisti veneziani. Il 9 marzo 1701 il Procuratore Vettor Correr indica al suo successore l'assoluta urgenza di restaurare i mosaici marciani dato che ormai da tempo la scuola era rimasta priva dei suoi maestri. Da tempo comunque i Procuratori davano segni d'insoddisfazione, in particolare per l'abitudine dei mosaicisti di ritoccare le tessere lapidee con pennellate di colore la cui durata si dimostrava assai breve, ma il cui effetto di opacità risultava contrastante e fastidioso rispetto alla "luce" propria del mosaico (POLACCO 1991, San Marco, p. 333).

RESTORATION

Date

18. sec. | 1700 - 1799

Reference to the part

intero complesso decorativo

Description

Nel 18. sec. l'ansia rinnovatrice si placa: si diffonde la consapevolezza che spesso i nuovi mosaici sono stati eseguiti in modo peggiore rispetto agli antichi maestri, di cui si inizia inoltre la rivalutazione culturale. Nel corso del Settecento i lavori di rinnovamento di mosaici ritenuti danneggiati o quantomeno da sostituirsi vedono impegnati nella realizzazione dei cartoni di famosi pittori i mosaicisti Leopoldo dal Pozzo, Pietro e Giacomo Monaco. La situazione di crisi che viene a configurasi alla fine del Seicento, determinata soprattutto dall'esaurirsi della scuola dei mosaicisti veneziani, spinge, nel 1716, l'ambasciatore veneziano a Roma, Nicolò Duodo, a ricercare un mosaicista romano disposto a recarsi a Venezia: sarà Leopoldo Dal Pozzo che interverrà con maggiore attenzione, rispetto al passato, al recupero degli antichi mosaici.Leopoldo Dal Pozzo, in anticipo rispetto al Mattioli e al Cristofari a Roma, introduce a Venezia una tecnica che utilizza l'olio di lino non tanto nella preparazione degli smalti vetrosi, come farà Mattioli, bensì nella composizione dell'intonaco di supporto dei mosaici, sia per quelli nuovi sia per quelli da risarcire. Egli utilizza per il "rinzaffo" (primo strato di intonaco steso sulla muratura) un composto assai duttile e malleabile a base di polvere di travertino, calce spenta, olio di lino crudo e cotto, spesso assicurato alla muratura con arpici di bronzo. Probabilmente nell'"arriccio" (secondo strato sovrapposto al primo e contiguo alle tessere) evita invece l'uso dell'olio per evitare il formarsi di macchie d'unto sulla superficie musiva. L'esordio di Dal Pozzo, appena giunto a Venezia nel 1716, è il restauro del fregio della conca absidale con il Cristo troneggiante su fondo oro, compresi quattro santi del cilindro absidale: intervento non molto felice che si conclude con una sospensione del suo salario da parte della Procuratoria a seguito di una richiesta di aumento inoltrata dal mosaicista. Al 1723 risale l'intervento nel fregio di un sottarco nell'atrio presso la figura di sant'Alipio. I successivi interventi, sotto diretta volontà del Proto Andrea Tirali, sono volti al rifacimento dei mosaici duecenteschi della lunetta di fondo e del sottarco soprastante il secondo portale della facciata della basilica, raffiguranti il tributo offerto dal doge e dalla Signoria alla spoglie di san Marco traslate a Venezia: i cartoni eseguiti da Sebastiano Ricci tra 1727 e 1728 sono eseguiti da Leopoldo Dal Pozzo nel 1729. Nel 1735 Dal Pozzo viene pagato per qualche, imprecisato, rifacimento sulle cupole e lavori di manutenzione. Nel 1746 si concludono i lavori della cupola settentrionale di S. Giovanni iniziati nel 1742: rifatto integralmente il san Giovanni, anche se con buon gusto, mentre il rifacimento del sant'Agostino appare stridente e arbitrario. I santi Gregorio e Girolamo vengono eretti su un piedistallo per mantenere uniformità prospettica e decorativa: il cartone di quest'ultimo è del Piazzetta. Nella cupola occidentale gli interventi di restauro del 18. sec. sono riconoscibili per un uso di colori clamorosamente falso: verde stridente, azzurrino lattiginoso e rosso sgargiante si possono notare nelle genti di Giudea e Mesopotamia, nelle vesti dell'Apostolo Bartolomeo e di altri Apostoli. Interamente rifatti risultano, in questo intervento, il gruppo dei Romani e degli Elamiti, mentre una fascia di integrazione limitata interessa la zona inferiore dei Medi e degli Asiatici. Il ciclo della Vergine dell'arcone ovest del transetto nord, con le scene dell'Annunciazione, Visita di Maria ad Elisabetta, Missione di Giuseppe e Giuseppe che guida Maria a Betlemme, presenta pesanti rifacimenti anche questi ascrivibili al 18. sec. Nel 1750 l'incisore bellunese Pietro Monaco viene designato mosaicista della basilica e riprende i lavori di manutenzione interrotti con la morte di Dal Pozzo avvenuta nel 1747. Tra i primi interventi risulta il rifacimento in stile del Daniele nell'atto di discolpare Susanna ai vecchi accusatori, già opera di Lorenzo Ceccato del 1576. Nel 1753 è impegnato in un non ben precisato lavoro di restauro e pulitura dei mosaici della cupola di san Leonardo, proseguito nel 1754 nell'adiacente cappella del Santissimo, nella volta del transetto presso la cappella di san Pietro, nella navata sinistra sopra l'altare del Capitello, nella cupola di san Giovanni e infine nella cappella dei Mascoli. Alcuni di questi interventi, contravvenendo alle norme di rispetto iconografico imposte dalla Procuratoria, sono causa di denuncia d'irregolarità fatta da Bernardino Zendrini: i lavori perciò si interrompono nel 1760. I mosaici della cappella dei Mascoli subiscono un'ulteriore intervento nel 1784: ancora oggetto di discussione è capire se la data di esecuzione dei mosaici, commissionati a Michele Zambono, il quale lasciò appunto oltre alla sua firma anche la data, sia stata cancellata nel corso di quest'ultimo intervento o in quello del 1613 o in uno ancora precedente (POLACCO 1991, San Marco, pp. 203, 217, 232, 235, 287, nota 33 p. 303, 338; SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990, p. 82, 109).

PRESERVATION STATUS & RESTORATION (4)

PRESERVATION STATUS

Date

1818, ante | 1818

Reference to the part

intero complesso decorativo

Description

Caduta Venezia, l'Austria eredita nel 1814 da Napoleone una basilica abbandonata da anni: lo Stato veneziano è ormai collassato politicamente e con esso la sua principale chiesa. Agli inizi dell'Ottocento infatti l'abbandono di ogni operazione di manutenzione per circa vent'anni a cavallo del secolo precedente e le sempre più precarie condizioni statiche condizionano pesantemente lo stato di conservazione dei mosaici. Certo è che agli inizi del secolo la superficie musiva è al suo massimo degrado; i danni principali sono dovuti alle pessime condizioni di staticità dell'edificio, causa di numerosi sollevamenti del manto musivo, fra le altre cose assai sporco, e della caduta delle tessere. Vi è inoltre la presenza di lacune in molte parti (SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990, pp. 82, 84).

RESTORATION

Date

1818 - 1836

Reference to the part

Cupola del coro; pennacchi; Cupola della Pentecoste e del Coro; La cappella dei Mascoli; atrio; cupola di San Leonardo; volta della cupola di San Leonardo

Responsible institution

Commissione Governativa Direttrice dei lavori della Basilica di San Marco

Description

Le pessime condizioni di conservazione in cui versano i mosaici determinano un repentino intervento di restauro. I lavori si avviano già a partire dal 1818 per volontà del Governo austriaco e vengono diretti dalla commissione governativa per gli interventi in Basilica; questi però interessano soprattutto i muri e le architetture della chiesa. Sono infatti operazioni rivolte, almeno nella maggior parte dei casi, alla ricerca di una migliore staticità e integrità fisica del monumento, che trascurano la manutenzione delle superfici a mosaico, su cui si interviene pochissimo, operando con piccoli interventi di integrazione (SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990, pp. 84-86).

INTERVENTION

Title of the intervention carried out during restoration

consolidamento

Description

Nel 1815 il Nicolò Pizzamano restaura varie parti della cupola del Coro e i pennacchi nel lato sud; nella stessa zona fra il 1818 e il 1822 viene restaurata la scritta sopra l'abside, ritenuta del maestro dell'Ascensione. Viene eseguita la manutenzione dei quadri "appesi" alle cornici inferiori dei matronei sul lato sud e sul lato nord delle pareti della volta della cupola della Pentecoste. Si esegue il restauro, ma non si sa esattamente quali operazioni vengano effettuate, dei mosaici della cappella dei Mascoli (SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990, pp. 146-150).

INTERVENTION

Title of the intervention carried out during restoration

integrazione / rifacimento

Description

Nel 1818, per decisione della Commissione Governativa direttrice dei lavori della Basilica di San Marco, riprende il fervore di interventi sui mosaici marciani: la volta della cupola di San Leonardo ha il rosone rinnovato dal Fadiga nel 1822 mentre la corona circolare che lo circonda è opera di Liborio Salandri. Vicino alla porta di ingresso alla chiesa nel transetto nord, coronata da un semicatino con la Vergine e il Bambino fra i santi Giovanni e Marco, è sottoposta a interventi di integrazione fra il 1818 e il 1822; certamente la figura della Vergine è rifatta da Giovanni Moro - fra il 1842 e il 1847 unico responsabile dei mosaici in basilica ma operativo già dal 1822 e fino al 1858 - con un intervento che il Saccardo giudicherà pessimo. Nell'atrio il semicatino di Sant'Alipio, angolo nord ovest, è restaurato dal Moro nel 1822, forse al suo primo lavoro, il quale rinnova undici piedi e tre quarti quadrati e ne restaura centoquarantanove (SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990, pp. 146-150). Egli inoltre, fra il 1822 e il 1858, restaura i tre sottarchi di fronte al Santissimo e quelli di fronte all'altare Nicopeja; la lunetta della facciata meridionale raffigurante il sudario con angeli, il pennacchio nella cupola dell'Ascensione raffigurante l'Evangelista Marco.

PRESERVATION STATUS & RESTORATION (5)

PRESERVATION STATUS

Date

1836, ante | 1836

Reference to the part

intero complesso decorativo

Description

La chiesa è in uno stato di conservazione pessimo, tanto che i mosaici versano in un generale stato di abbandono e degrado, anche a causa delle pessime condizioni di staticità del monumento e dunque dei muri interni su cui poggiano. I danni principali sono rappresentati dallo stacco dalla muratura di intere superfici di manto, dunque numerose spanciature; inoltre la costante umidità ha provocato la disgregazione degli strati della malta di allettamento, causando sollevamenti della superficie musiva, purtroppo da tempo assai precaria e pericolante. Risultano inoltre cadute o scomparse numerosissime tessere. Infine i mosaici sono assai sporchi e ricoperti di sudiciume, soprattutto sono presenti numerose lacune. In particolare i mosaici nella parete interna della Cappella del Cristo, rappresentanti la gloria del Paradiso, sono assai rovinati nel fondo e in molte teste delle figure a causa di una pulitura antica realizzata con elementi corrosivi (ZORZI 1877, Osservazioni intorno ai restauri p. 123). I dissesti strutturali della volta dell'Apocalisse, assai evidenti, che hanno la loro origine nella spinta della cupola della Pentecoste, provocano l'appiattimento della volta centrale per oltre un metro e mezzo, con minaccia di crollo della superficie musiva verso l'interno. I mosaici della tribuna settentrionale (cantoria) con le storie di San Marco (la vita e la missione), san Pietro e san Ermagora sono assai rovinate, interessando a volte teste, a volte figure intere e molto fondo d'oro. Stato assoluto di deperimento. Numerose grandi lacune (ANDREESCU TREADGOLD, 1999, Salviati a San Marco, pp. 478-479).

RESTORATION

Date

1836 - 1878

Reference to the part

Cupola del coro; cupola di San Giovanni

Management of the work

Giovanbattista Meduna; Pietro Saccardo

Description

Per circa trent'anni, Giovanbattista Meduna, proto a partire dal 1836 e a quella data nominato "Ingegnere per i lavori del Tempio con nomina della FAbbriceria e conferma governativa", dirige i lavori di restauro della Basilica di San Marco, nella volontà di procedere, come del resto era stato fatto nei primi decenni del secolo, in un programma di consolidamento che purtroppo coinvolgerà pesantemente e in maniera negativa i mosaici (VIO 1995, Il cantiere marciano, pp. 111-113). I lavori diretti dal Meduna, che a partire dal 1861 verrà affiancato nell'opera e poi sostituito nell'incarico nel 1887 da Pietro Saccardo, - che già dal 1878 ha di fatto la direzione dei lavori -, in quanto operazioni specifiche di consolidamento delle strutture murarie, determinano, come conseguenza, l'intervento in molta parte del complesso ordine decorative della chiesa (rivestimenti, pavimenti, mosaici), prescindendo dalla necessità di dover comunque intervenire su di esso, stante le particolari condizioni di degrado (ROBOTTI 1995, Il significato del restauro della Basilica, pp. 44-45). Le operazioni, impongono il restauro di grandi superfici musive che viene eseguito fino a tutti gli anni sessanta e ancora prima della nomina del Saccardo, con la sostituzione delle parti staccate, pur con l'intento di ripetere le figure preesistenti. Infatti i restauri realizzati a partire dal 1867 dalla ditta Salviati & C di Antonio Salviati e dalla Compagnia Venezia Murano, riguardanti la maggior parte della superficie musiva pavimentale e parietale, hanno lo scopo di sostituire con copie moderne i mosaici antichi in non buone condizioni di conservazione, dunque demolendoli e non conservandoli, per poi sostituirli con copie moderne. Numerosissimi mosaici vengono perciò staccati, in quanto rovinati, e rimpiazzati con copie per omogeneizzare le varie figure tramite uno stile uniforme. Queste copie possono essere realizzate per mezzo di calchi o, più spesso, da disegni ingranditi, con tecniche a rovescio in bottega per essere applicate poi a quadretti su grandi superfici di muro, secondo una precisa filosofia dell'intervento. Certo è che la prassi adottata dalla ditta Salviati sarà aspramente criticata da Alvise Zorzi nel famoso opuscolo dedicato ai restauri marciani in cui vengono evidenziati sette errori nella conduzione dei lavori, a suo giudizio fondamentalmente gravi. Egli riporta l'attenzione, in particolare modo, sulle conseguenze delle scelte e delle modalità esecutive seguite, fra cui ovviamente la sostituzione e la realizzazione ex novo dei mosaici o sul fatto dannosissimo di averli lavorati mosaici con paste vitree anche nelle carni, e non con pietre (ZORZI 1877, Osservazioni intorno ai restauri, p. 39). Lo Zorzi contesta fermamente l'uso del piccone demolitore per i restauri dei mosaici del pavimento e delle pareti, indicando come necessaria la loro conservazione e il recupero delle parti asportabili, con il metodo dello strappo accurato di quelle superfici e la successiva formazione di un valido supporto sul rovescio, prassi che verrà adottata pochi anni dopo da Pietro Saccardo.

INTERVENTION

Title of the intervention carried out during restoration

consolidamento

Description

Le operazioni di consolidamento dei mosaici vengono avviate fin dall'inizio dell'incarico al Meduna. La volta dell'Apocalisse è con quella del Paradiso uno dei luoghi in cui si interviene strutturalmente in modo più consistente proprio a partire dalla prima metà dell'Ottocento. La volta e con essa i suoi mosaici, sotto la spinta delle cupole e il divaricarsi dei piedritti, appiattita in chiave per circa 1,40 metri minacciando oramai il crollo è sottoposta ad alcuni interventi da parte del Medusa (SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990, p. 150).

INTERVENTION

Title of the intervention carried out during restoration

pulitura

Description

Durante i lavori diretti dal Meduna vengono realizzate alcune fasi di pulitura della superficie musiva.

INTERVENTION

Title of the intervention carried out during restoration

integrazione / rifacimento

Description

I lavori di integrazione e rifacimento diretti da Giovanbattista Meduna, durati più di trent'anni e riguardanti la maggior parte della superficie musiva della Basilica, hanno lo scopo di sostituire con copie moderne i mosaici antichi in non buone condizioni di conservazione, preferendo demolirli piuttosto che conservarli. Da sempre questo era il metodo per procedere nei restauri musivi all'interno della basilica marciana. Si sostituiscono dunque con copie moderne tutti quei mosaici che troppo degradati si ritengono non più restaurabili, demolendoli a causa della presunta impossibilità a conservarli. Viene sostituito il duecentesco Cristo in mandorla di luce circondato dagli angeli con un Giudizio Finale eseguito da Liborio Salandri su cartone di Lattanzio Quarena nel 1836-1838. Fra il 1822 e il 1858 Giovanni Moro, interviene nel secondo cupolino di Giuseppe, restaurando l'episodio del Sogno del Faraone e quello delle sette vacche grasse e magre. Egli inoltre restaura i tre sottarchi di fronte al Santissimo e quelli di fronte all'altare Nicopeja; la lunetta della facciata meridionale raffigurante il sudario con angeli, il pennacchio nella cupola dell'Ascensione raffigurante l'Evangelista Marco. Nella cupola di San Leonardo dei quattro santi raffigurati San Biagio ha avuto una mano rifatta. Fra il 1841 e il 1843 nella facciata sud della chiesa ancora Liborio Salandri rifà completamente il grande catino del portale centrale su cartone del Quarena e all'interno della sacrestia il San Paolo su cartoni di Andrea Tagliapietra. Giovanni Moro nel 1846, mentre sta ricomponendo le porzioni di mosaico della volta con metodo a rovescio, viene processato e arrestato per appropriazione indebita di un mortaio di granito della Basilica e allontanato dal lavoro. Egli rifiuta di consegnare i lucidi e i rilievi in suo possesso. Nel 1860-61 Enrico Podio, esegue come saggio il San Matteo nel pennacchio della cupola dell'Ascensione utilizzando lo stucco secondo la consuetudine della scuola romana nel libro che l'evangelista tiene in mano. Ma i laboratori incaricati nei lavori sono la ditta Salviati - che stabilisce un contratto con la Basilica ricevendo la concessione esclusiva per quindici anni dei lavori di mosaico delle pareti e del pavimento - e successivamente la Compagnia Venezia Murano, che risulta essere sempre la stessa ditta Salviati ma con nome diverso, in quanto dal 1875 cambia proprietari e assume la nuova denominazione: la loro prassi consiste oltre che nel lavoro di rifacimento generale della superficie musiva in non buone condizioni di conservazione, nel rappezzamento di quelle parti ove il mosaico presenta o un rigonfiamento o una mancanza, o un'imperfezione di precedenti restauri. Fra il 1867 e il 1880, prima la ditta Salviati e C. e poi la Compagnia Venezia Murano dal 1875, rifanno i fondi d'oro, molte figure e le teste di tutti gli Apostoli nella cupola della Pentecoste, restauri assai mediocri nella resa qualitativa e cromatica (POLACCO 1991, San Marco, p. 235). Sempre la Compagnia Venezia Murano restaura i quadri centrali della volta del Paradiso nella cupola della Pentecoste. Vengono rifatti ex novo i quadri raffiguranti Cristo tra la Vergine e San Giovanni e la Glorificazione della Croce in gloria attorniata dagli Apostoli. Il risultato è pessimo e ciò porta alla rescissione del contratto da parte della Procuratoria, esattamente nel 1880. La cappella Zen è oggetto di grandi lavori, specie sulla volta da parte della ditta Salviati. Nel grande restauro del 1865-1875 demolite materialmente le strutture fino al catino absidale sono rifatte nuove le muraglie fondazioni e poi smontato e ricostruito l'angolo sud ovest, della Pietra del Bando. Sebbene nella cappella vengano quasi completamente distrutti tutti i mosaici, queste date si registra un primo momento di rigore conservativo in quanto viene attuata la conservazione di quattordici sezioni in cui erano ripartiti gli episodi della vita di San Marco, staccati per provvedere al consolidamento della volta della cappella Zen, e posti in salvo da Antonio Pellanda, coscienzioso tecnico della basilica. Egli li conserva assieme ai fregi con gli stemmi del cardinale (eseguiti da Pietro Zorzi nei primi anni del XVI secolo) a destra e a sinistra dell'altare. Restano in opera esclusivamente quelli delle nicchie con le figure dei quattro profeti, il Cristo e gli angeli a lato della Vergine nel catino absidale. La Vergine orante è rifatta dagli operatori della Compagnia Venezia Murano che rifanno pure gli stemmi e l'intera volta con le storie di San Marco. Nella facciata sud tutti i mosaici, anche quelli di antica origina, vengono rifatti in occasione del restauro delle murature per opera della Compagnia Venezia Murano fra il 1865 e il 1875. La maggior parte dei pezzi marciani originali rimossi in quel periodo si trovano oggi al Museo della Basilica, molti pezzi sono finiti in collezioni private (ANDREESCU TREADGOLD, 1999, Salviati a San Marco, pp. 483-486).

PRESERVATION STATUS & RESTORATION (6)

PRESERVATION STATUS

Date

1878, ante | 1878

Reference to the part

intero complesso decorativo

Description

I mosaici si trovano in uno stato di conservazione non buono; certo le operazioni di consolidamento realizzate nei decenni precedenti sotto la direzione del Meduna non hanno risparmiato la superficie musiva, in quanto per salvaguardare e migliorare le condizioni di staticità delle architetture e delle volte non si sono risparmiati interventi di demolizione dell'antica superficie a mosaico (SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990, p. 85). Ancora a quelle date i danni principali sono rappresentati dallo stacco dalla muratura di intere superfici di manto, che causano sollevamenti della superficie musiva, purtroppo assai precaria e pericolante. Risultano inoltre cadute o scomparse numerosissime tessere. Infine i mosaici sono assai sporchi e ricoperti di sudiciume, soprattutto sono presenti numerose lacune.

RESTORATION

Date

1878 - 1902

Reference to the part

intero complesso decorativo

Responsible institution

Regia commissione consultiva per la conservazione dei monumenti

Management of the work

Giovanbattista Medusa; Pietro Saccardo

Description

Tutti i restauri ottocenteschi della Basilica di San Marco - soprattutto quelli riguardanti l'architettura ma anche nel nostro caso specifico i mosaici - sono caratterizzati da una serie di accese polemiche e di contrasti culturali che a partire dalla seconda metà del secolo provocheranno un importantissimo dibattito internazionale sulla teoria e la prassi del restauro che coinvolgerà fra gli altri Eugène Viollet Le Duc, John Ruskin e Camillo Boito. La polemica avrà il suo apice agli inizi degli anni settanta, dopo la pubblicazione da parte di Alvise Zorzi di un opuscolo assai critico nei confronti della prassi condotta nel cantiere marciano dall'allora direttore dei lavori, l'architetto Giovanbattista Meduna. A partire dal 1878 Saccardo affiancherà il Meduna, sostituendolo di fatto nella direzione dei lavori, poi nominato all'incarico di unico responsabile dei lavori nel 1887, anche a causa delle polemiche scatenate da Alvise Zorzi nell'opinione pubblica, fino alla fine del secolo (VIO 1995, Il cantiere marciano, p. 121). Con il Saccardo, sotto la cui direzione non vengono più commissionati ad artisti cartoni per opere musive volendo fermamente perseguire la metodologia della conservazione e non dell'innovazione, si realizzano restauri più conservativi e sempre più raffinati, con l'operazione di strappo delle superfici da restaurare (lievo); egli risponde alle sollecitazioni di John Ruskin e Alvise Zorzi, ma anche della Society for the Protection on Anciant Buildings fondata da William Morris nel 1877, per il rigoroso rispetto della storia e restaura ogni parte cedente, modifica gli interventi criticati, arricchisce ed adegua le tecniche di intervento. Si affronta con il nuovo metodo della conservazione il restauro di enormi superfici, per oltre 3000 metri quadri. Tanto che a partire dal 1880 il nuovo atteggiamento culturale comporta il restauro di cupole, volte e pareti intervenendo sui mosaici senza mai distruggerli o sostituirli. Per la maggior parte si provvede allo stacco ed alla riapplicazione dei mosaici sulle murature risanate. Il Saccardo, che nel 1881 istituisce, per ordine della Commissione di vigilanza dei lavori della Basilica, lo Studio di Mosaico, così da poter operare all'interno della basilica con un equipe affidabile e senza dover demandare il lavoro a laboratori esterni, si affida, per primo nella basilica marciana, ai calchi per definire e disegnare, sottolineare la qualità e lo stato del manto musivo prima e dopo i restauri. I suoi più importanti lavori si concentrano sulla cappella Zen e sulla cupola della Pentecoste. Sulla volta sud di questa cupola, sull'Ascensione e sulle volte a sud e a ovest di essa, sulla cupola meridionale, su due pennacchi della cupola presbiteriale, sui quattro Santi Patroni dell'abside, sulle cappelle del coro. Sulla cupola dell'Emanuele, sui pinakes delle navate e sui grandi quadri dell'Inventio del transetto sud (POLACCO 1991, San Marco, 342).

INTERVENTION

Title of the intervention carried out during restoration

consolidamento

Description

Dopo le polemiche riguardanti i restauri realizzati dalla ditta Salviati e dalla Compagnia Venezia Murano, fra il 1881 e il 1882 viene istituito, presso la basilica marciana e per opera Regia commissione consultiva per la conservazione dei monumenti, un laboratorio interno, lo Studio di Mosaico. Sotto la supervisione di Pietro de Vecchis prima e di Pietro Saccardo dal 1883 questa nuova istituzione deve intervenire direttamente nelle opere di manutenzione e di restauro delle superfici a mosaico della chiesa. Questa soluzione favorisce la prassi di stacco e quindi della conservazione dei mosaici antichi e la loro successiva ricollocazione in sede. Dunque stacco e riapplicazione del manto musivo dopo il consolidamento delle architetture. Come nella volta dell'Apocalisse dove i dissesti richiedono un intervento che si concluderà solo il secolo successivo; per arginare i danni dovuti all'innalzamento delle cupole in piombo, si sperimenta e si consolida una nuova posizione culturale, passando dal rinnovamento delle parti ammalorate al loro restauro conservativo (POLACCO 1991, San Marco, p. 235). Lo Studio del mosaico gli consente di tentare il metodo nuovo di conservazione perla Basilica da lui auspicato, attraverso l'utilizzo dei calchi. I calchi vengono eseguiti sia in carta che in gesso. I calchi in carta sono realizzati con fogli di carta bibula della superficie di circa un quarto di metroquadrato e vengono applicati bagnati ai mosaici, battuti con una spazzola leggera di saggina, in modo che vi si improntino le tessere. Successivamente sui fogli asciutti viene applicata una colla indurente. Si mettono su un telaio, applicati a volte su tela a volte su cartoncino, e i pittori dello Studio del mosaico, con un'attenzione particolare danno a ciascuna tessere il proprio colore. Nella cupola del Coro, in particolare nel catino absidale Saccardo interviene fra il 1880 e il 1890 staccando con lievo un tratto della fascia decorata del Pantocreatore e parti delle figure dei santi. Egli strappa, restaura e ricolloca successivamente tutto il mosaico della parete est della cupola di San Giovanni negli anni ottanta; alla fine del secolo restaura volta e piedritti, in modo completo, e compie una manutenzione sulla parete; attua un restauro generico di manutenzione della parete est della cupola di San Leonardo e della volta della cupola della Pentecoste. Nella parete nord della volta della cupola della Pentecoste i restauri operati dal Saccardo nel 1878-1888, riguardano il consolidamento di 20 metri quadrati della volta e di altri 60 della parete con lievo. Nell'arco tra le cupole dell'Ascensione e di San Leonardo il Saccardo realizza alcune opere generiche di manutenzione fra il 1890 e il 1900. Nella cappella di Sant'Isidoro, assai in condizioni conservative precarie, egli esegue un importante restauro recuperandola all'uso liturgico con lievo di estesi tratti di mosaico negli anni 1878-1887; sempre il Saccardo dedica molto impegno al restauro e consolidamento dei mosaici dell'atrio nel decennio 1880-1890.

INTERVENTION

Title of the intervention carried out during restoration

integrazione / rifacimento

Description

L'azione di Pietro Saccardo è di grande rilievo. Per merito suo, il modo di conservare i mosaici, passa nel breve volgere di vent'anni, da un sistema, quello del Meduna, che considerava in taluni casi, ineluttabile la demolizione della superficie musiva, ad un altro, di assoluto rispetto, quasi una venerazione, per l'opera d'arte. Posizione che egli trasfonde in un programma in cui si affida ai calchi per definire, disegnare, sottolineare la qualità e lo stato del manto musivo prima e dopo i restauri (VIO 1997, I calchi di carta dello studio, p. 323). Nel 1881 istituisce lo Studio di mosaico e nel 1883 ne viene nominato direttore dopo un anno di supervisione da parte di Pietro de Vecchis. Nell'occasione definisce i criteri per i restauri dei mosaici in San Marco: i mosaici antichi che vessano in non buone condizioni conservative non devono essere rifatti ex novo, sostituiti con copie moderne, ma staccati e consolidati, poi ricollocati in sede, ovviamente sostituendo le tessere mancanti con nuove realizzate dallo Studio del mosaico. Precedentemente, nel 1879, quando ancora il Saccardo affianca il Meduna sebbene sostiuendolo di fatto nella direzione dei lavori, i mosaici delle volte e quelli delle zone superiori dei lunettoni di fondo nord e sud del presbiterio vengono manomessi da imponenti reintegrazioni e talora completamente rifatti. Nel 1892-1895 il Saccardo interviene nella volta sud della cupola dell'Ascensione sul Davide e nella volta nord in una zona del campo d'oro, prima nel 1887 era già intervenuto sull'Arcangelo Gabriele; nella cupola dell'Ascensione interviene sempre fra il 1892 e il 1895 sui mosaici della cupola e sui pennacchi. Nella cupola della Pentecoste dopo che nel 1867 la ditta Salviati e la Compagnia Venezia Murano avevano rifatto i fondi d'oro e le teste di tutti gli apostoli, il Saccardo recuperando gli stacchi esistenti in laboratorio, risistema tutte la testa degli Apostoli nel 1895-1897, tranne quella di San Pietro, introvabile. Nei quadri appesi alle cornici inferiori dei matronei sempre nella cupola della Pentecoste il Saccardo integra le tessere di madreperla mancanti nel 1888-1889. Nella volta dell'Apocalisse, nel quadro centrale, per il ripetersi di problemi di instabilità nelle murature, pone mano fra il 1892 e il 1893 realizzando un restauro assai più rigoroso dopo che in passato era già intervenuta la ditta Salviati. A questo proposito si deve necessariamente ricordare che i lavori di restauro della volta erano iniziati negli anni cinquanta per opera di Giovanni Moro che aveva rilevato a quelle date i disegni dei mosaici esistenti. Il Moro sarà poi allontanato dal cantiere nel 1858 a causa del presunto furto di un mortaio. Quando negli anni sessanta si tratterà di intervenire definitivamente nella volta sarà proprio il Saccardo, all'epoca collaboratore del Meduna, a bloccare i lavori che intendevano rifare ex novo tutte le scene a mosaico utilizzando allo scopo i cartoni di Karl von Blass, il direttore austriaco dell'Accademia di Belle Arti. Saccardo decide di recuperare i disegni del Moro, assai rigorosi e conformi a mosaici originali, escludendo l'uso dei cartoni del Blass, che invece ne rinnovavano le immagini. Nella volta del Paradiso, dopo che negli anni settanta era intervenuta la Compagnia Venezia Murano, Saccardo rifà completamente i mosaici della scena di Cristo tra la Vergine e San Giovanni affidando anche in questo caso il lavoro all'anziano mosaicista Giovanni Moro, che aveva precedentemente eseguito i calchi delle diverse scene. Nella cappella di San Clemente il De Vecchis tra il 1881 e il 1883 restaura con lievo tutta la volta e i piedritti. Nella parete interviene il Saccardo fino al 1890, con il lievo e riposa dei mosaici non originali ma realizzati con la tecnica antica. Sempre il Saccardo interviene tra il 1891 e il 1895 sui mosaici della sacrestia, sull'ornato, sui fondi d'oro e correggendo i precedenti pessimi restauri della superficie musiva compresa fra i profeti Davide e Salomone. Sempre all'interno della sacrestia restaura ampiamente la figura sopra l'ingresso raffigurante Dio Padre fra angeli. Saccardo interviene in maniera decisa anche nella cappella Zen. Dopo che fortunatamente negli anni sessanta era stata attuata e per opera di Antonio Pellanda, coscienzioso tecnico della basilica, la conservazione di quattordici delle sezioni in cui erano ripartiti gli episodi della vita di San Marco, staccati per provvedere al consolidamento della volta della cappella Zen e sostituiti da copie moderne, il Saccardo avvia il recupero di quelle sezioni che vengono riposte in opera con il rifacimento totale dei fondi d'oro e i necessari restauri integrativi. Le sezioni che si erano conservate su supporti di gesso, nel 1883 vengono ricollocate nel loro posto dalle maestranze del laboratorio marciano, dunque in sostituzione di quei mosaici di nuova fattura, eseguiti dalla ditta Salviati ad imitazione di quelli originari. I mosaici ottocenteschi vengono venduti al Museo Ruskin di Mosca. La maggior parte dei pezzi marciani originali rimossi durante i lavori diretti dal Meduna, si trovano oggi al Museo della Basilica, molti pezzi sono finiti in collezioni private (ANDREESCU TREADGOLD, 1999, Salviati a San Marco, p. 484). In un'operazione svoltasi negli anni 1895-1897 per iniziativa di Pietro Saccardo e F. Berchet le teste originali degli apostoli provenienti dalla cupola della Pentecoste - dopo che fra il 1867 e il 1880 la ditta Salviati e poi la Compagnia Venezia Murano le avevano staccate e completamente rifatte in modo deleterio - allora in deposito nel Museo marciano, vengono rimesse in opera dai mosaicisti dello Studio di mosaico. Le nuove teste riprodotte dal restauro precedente non sono più reperibili. Una però era stata regalata dal Salviati al Victoria and Albert Museum di Londra già molti anni prima. Alcuni fra gli angeli dei pennacchi e le stesse Nazioni, ancora in opera, sono invece copie realizzate dal Salviati, perché al momento di rimettere gli originali al loro posto non si erano più trovati tutti i corrispondenti delle copie. (ANDREESCU TREADGOLD, 1999, Salviati a San Marco, pp. 494). La Vergine della cupola centrale è reintegrata eseguendo un disegno tracciato sulla scorta dell'Hodighitria absidale di Torcello (POLACCO 1991, San Marco, pp. 212, 235, 342).

PRESERVATION STATUS & RESTORATION (7)

PRESERVATION STATUS

Date

1902 - 1904

Description

Il Novecento si apre tragicamente per il complesso monumentale di S. Marco, nel luglio del 1902 si verifica, infatti, il crollo del campanile e con esso il licenziamento dell'Ingegnere Pietro Saccardo, indicato come responsabile di quanto accaduto. L'inchiesta del commissario di governo Michele Spirito rileva la mancanza di strumenti conoscitivi adeguati quali rilievi, fotografie, documentazioni specifiche dei lavori. Manfredo Manfredi, chiamato alla direzione dei restauri introdurrà l'obbligo del rigore scientifico e della scrupolosa documentazione. Gli interventi di Manfredi avranno una connotazione prevalentemente rivolta alla condizione statica dell'edificio.Nominato ufficialmente responsabile dei lavori della basilica, il 7 marzo 1903, Manfredi, con l'aiuto dell'ingegnere Luigi Marangoni, si occupa di redigere una relazione sulle condizione conservative dell'edificio. La relazione prende in considerazione le precarie condizioni delle fondazioni e della volta dell'Apocalisse che presenta un cedimento verso l'interno per oltre un metro e mezzo nella zona centrale, individuando nei cedimenti fondazionali dei pilastri delle tribune la principale causa delle deformazioni. Si considerano, inoltre, i problemi delle cupole ed in particolare quella del presbiterio che a causa del suo essere fuori piombo minaccia il crollo. Non solo. Grande attenzione fu posta al rilievo e allo studio dell'apparato decorativo, alla sua documentazione e catalogazione. Il preventivo di spese effettuato da Manfredi è di 130.630,00 lire per i restauri strutturali e 153.080,00 lire per quelli delle parti decorative (VIO 1999, Il cantiere Marciano, p. 125-127; CRISTINELLI 1999, Restauro e conservazione della basilica, p. 278).

RESTORATION

Date

1904 - 1949

Management of the work

Manfredo Manfredi; Luigi Marangoni (dal 1908)

Description

I restauri condotti da Manfredi interessano la cupola di San Giovanni, la tribuna del Crocefisso e del Patriarca, gran parte della copertura della chiesa e il pavimento del Battistero. Dal 1908 Luigi Marangoni affianca ufficialmente Manfredi nella direzione dei restauri alla Basilica (VIO 1999, Il cantiere Marciano, p. 127). Marangoni si occupa con particolare cura del restauro delle decorazioni musive mettendo a punto un sistema per effettuare il cosiddetto restauro "da dietro", eseguito smontando la muratura e rifacendola dopo aver restaurato il mosaico, mantenuto nella posizione e integrità originaria (SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990, p. 82). I suoi interventi sono caratterizzati da metodologie operative sviluppate da Saccardo e affinate da Manfredi (VIO 1999, Il cantiere Marciano, p. 127).Il consolidamento delle strutture murarie e delle fondazioni, interessate da dissesti, prevede lo spoglio di tutto l'apparato di rivestimento, sia lapideo sia musivo; al fine di garantirne il ricollocamento in opera si realizza un accurato rilievo di ogni singolo elemento con calchi in gesso, fotografie e campionature (CRISTINELLI 1999, Restauro e conservazione della basilica, p. 278).La procedura in questione definita "lievo" prevede lo stacco della superficie musiva, a cui segue la pulitura e il ripristino degli strati di fondo della malta deteriorata sostituendola con una di nuova composizione.Molti sono gli interventi eseguiti da Marangoni con la tecnica del "lievo", volti sia al ripristino della muratura sottostante sia al consolidamento delle decorazioni musive.Marangoni restaura la muratura in corrispondenza della figura del Pantocratore e di alcune parti delle figure dei santi dell'abside del coro. Con la tecnica del "lievo" restaura l'iscrizione al di sopra dell'abside negli anni 1947-1948. Nel 1909-1912 restaura, analogamente, la scena dell'adorazione dei Magi della volta ovest della cupola del coro. Tale volta, compresa l'iscrizione dell'arco viene restaurata, anche, negli anni 1945-1949, per eseguire opere di ricostruzione delle murature. Negli anni quaranta interviene, inoltre, sulle figure di Giovanni e Luca. Il Marangoni restaura con "lievo" quasi completo tutta la cupola di San Giovanni, compresi i pennacchi, escludendo la figura di Sant'Ambrogio e interviene con "lievo" di porzioni di mosaico d'oro nella volta nord della cupola e nella parete nord.Nella cupola di San Leonardo interviene nel 1927 con "lievo" sulla figura di Santa Eufemia, dove successivamente, esegue interventi di manutenzione e protezione. Nel 1940 interviene, inoltre, con "lievo" della figura di Santa Dorotea. Tra il 1909 e il 1942 interviene a più riprese, con interventi di stacco del mosaico raffigurante la storia di San Pietro da Erode, nella cappella di San Pietro; nel biennio 1940-1942 in occasione del grande restauro del presbiterio, interviene con "lievo" del sottarco dell'arcata e della parete nord. Nella cappella di San Clemente a partire dal 1910 fino al 1923 esegue grandi restauri con "lievo" dei quadri superiori della voltaPer quanto riguarda la cupola dell'Ascensione, a partire dal 1912 Marangoni a più riprese restaura con "lievo" della parte inferiore la figura di Matteo, con "lievo" completo le figure di Marco e Luca nel 1935-1937, rinnova il fondo d'oro di San Marco nel 1943 e con "lievo" il fondo del San Matteo, a più riprese dal 1941 al 1949. In corrispondenza della volta nord della cupola, tra il 1911 e il 1912 interviene su parte della scena delle Nozze di Cana in occasione del restauro della contigua tribuna del patriarca. Nel 1937-1941 per intervenire sulle murature esegue lo stacco di tutto il mosaico compresa la scritta sul fronte e a partire dal 1936 fino al 1942 anche sui piedritti, sui quali corregge le iscrizioni.In corrispondenza delle scene dell'Agonia e dell'Orazione nell'orto nelle pareti al di sotto della cupola, interviene con incartamenti di protezione prima della guerra del 1915-1918. Viene, inoltre, eseguito il "lievo" della fascia decorativa sopra la scena dell'Agonia. Nel 1936-1939 si realizza, invece, il restauro completo con sostituzione anche degli strati di fondo, "rovigno", senza rimuovere il mosaico, si opera "da dietro" per rinnovare la muratura.Nel 1926 esegue un esteso restauro lungo il perimetro del tamburo della cupola e nel 1942 interviene in corrispondenza della figura della Vergine con "lievo" anche di un tratto sopra il cordone e un tratto del rochello. Negli anni 1931-1943, con un lungo lavoro esegue il "lievo" completo del manto della volta ovest della cupola per riparare la muratura. In corrispondenza della volta sud, nel 1943-1946, esegue incarti di protezione in occasione della seconda guerra mondiale. Altri interventi vengono eseguiti a più riprese nella cupola della Pentecoste. Marangoni restaura le scene delle Nazioni e degli Apostoli nel 1915-1916. Nel 1917 la basilica è scossa dalle bombe austriache. Si eseguono incartamenti che evitino la caduta e la dispersione delle tessere in corrispondenza delle raffigurazioni a quadri del lato sud e del lato nord delle pareti. Nel 1928-1933 agisce con "lievo" di porzioni di mosaico d'oro della volta e dell'intero manto della parete sud. Nel 1935-1936, interviene con "lievo" completo di tutta la parete sud. Nel 1930-1937 si registra il restauro con "lievo" delle figure della Sinagoga e della Chiesa.Per quanto riguarda la volta dell'Apocalisse, dal 1906 al 1935 interviene con un lunghissimo, paziente restauro sulle murature, dopo aver eseguito il "lievo" di estesissime parti del mosaico della volta, utilizzando sui piedritti anche i "beveroni" di cemento, si tratta di una specie di iniezioni di malta liquida di cemento Portland utilizzati per risaldare il mosaico alla muratura (SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990).

PRESERVATION STATUS & RESTORATION (8)

PRESERVATION STATUS

Date

1946

Description

Nel 1943 il cantiere marciano viene chiuso per mancanza di finanziamenti. Nel 1946 la fabbriceria presenta un fascicolo a stampa sulla Basilica dal titolo "urgenza di provvedimenti della sua conservazione". È Luigi Marangoni a fare il punto della situazione, sottolineando gli interventi necessari per fondazioni, murature, mosaici, marmi, pavimenti artistici e coperto (VIO 1999, Il cantiere Marciano, p. 128-129). In precarie condizioni si trova la calotta dell'abside centrale dove si presentano profonde spaccature, affioranti anche attraverso il mosaico raffigurante il Cristo Pantocratore (LAVORI A SAN MARCO 1964)

RESTORATION

Date

1948 - 1972

Management of the work

Ferdinando Forlati

Description

Nel 1948 Ferdinando Forlati sostituisce Marangoni alla direzioni dei lavori di restauro. Di prioritaria importanza gli interventi di consolidamento statico delle strutture della Basilica secondo il programma stilato del Saccardo e affinato in seguito dal Marangoni. Forlati nell'ambito di questi interventi ricorre all'uso di nuove tecnologie come le sottofondazioni con micropali, le iniezioni di leganti o l'utilizzo di nuovi materiali come le resine. Al consolidamento delle strutture architettoniche Forlati fa seguire il restauro dei mosaici di tali zone. Scopre, inoltre, i resti di un mosaico sul pilastro sud-ovest della cupola del coro, forse risalenti alla seconda Basilica. Restaura la struttura lignea di due cupole. Interviene consolidando molti mosaici in precario stato di conservazione (VIO 1999, Il cantiere Marciano, p. 129). Le operazioni di stacco, "lievo", eseguite da Forlati prevedono le seguenti fasi. La realizzazione di sagome di legno al fine di rilevare l'esatta posizione dei frammenti distaccati e le discontinuità della superficie musiva. L'opera di stacco vero e proprio, documentato da una mappatura realizzata mediante l'ausilio di rilievi fotografici. In seguito si procede con la pulitura del rovescio delle tessere e quindi la loro ricollocazione in opera su due nuovi strati di intonaco uno più scabro e uno successivo di polvere di marmo, utilizzando come guida le sagome di legno precedentemente realizzate (FORLATI 1975, La basilica di San Marco, p. 158).Negli anni sessanta Forlati interviene con "lievo"nelle figure di Marco, Matteo e nella decorazione alla base della cupola del coro. Restaura, inoltre, cucendola, una grande fessura verticale sul Cristo Pantocratore dell'abside del coro. Non solo, restaura con "lievo" il fondo d'oro e le figure dei santi. Nella cappella di San Clemente Forlati interviene con "lievo" della veletta tra San Filippo e San Giovanni. Nella parete nord della cupola di San Giovanni interviene con "lievo" di porzioni di mosaico d'oro. Negli anni cinquanta interviene con restauri e "lievo"sulle pareti della cappella di San Pietro a tutte le altezze.Nel 1951-1953, durante la riparazione della volta sud della cupola dell'Ascensione, restaura "da dietro" porzioni di mosaico, pulisce il resto del mosaico senza alcuna rimozione e opera degli stacchi delle iscrizioni. Nel 1955-1956 restaura con "lievo" le figure di Geremia e di Giobbe nella volta ovest della cupola dell'Ascensione. Nel 1951-1954 restaura con "lievo" l'arco tra le cupole dell'Ascensione e di San Leonardo.Nel 1960 la scena inferiore del mosaico alla base della parete est della cupola di San Leonardo viene restaurata con "lievo". Tra gli anni sessanta e settanta restaura i piedritti della volta ovest della cupola del coro con "lievo" della figura di San Paolo sul piedritto di destra. Interviene negli anni sessanta nei quadri superiori della volta della cappella di San Clemente, dove, nel 1969-1970 si eseguono restauri sia sul posto sia con "lievo". I restauri in questione vengono indicati con una fila di tessere rosse che circoscrive l'area del rifacimento (SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990; LAVORI A SAN MARCO 1964). Nel 1962 si procede al consolidamento del grande mosaico rappresentante la vita di Cristo e degli Apostoli, opera del Pasterini e del Gaetano su cartoni di Palma il Giovane, del Varotari e del Padovanino (LAVORI DI ADATTAMENTO DELLA CAPPELLA 1962).

PRESERVATION STATUS & RESTORATION (9)

RESTORATION

Date

1972 - 1975

Management of the work

Antonino Rusconi

Description

In questo breve giro di anni Antonino Rusconi, succeduto a Forlati alla direzione dei lavori del cantiere marciano, interviene consolidando un pilastro e inizia i lavori in una cupola. Esegue inoltre le prime prove sperimentali di applicazioni di resine sintetiche. Rusconi esegue alcune piccole riparazioni e interventi di pulitura della cupola di San Giovanni e dei piedritti della volta ovest. Interviene sulle pareti della cappella di San Pietro a tutte le altezze con interventi di restauro e di "lievo" (VIO 1999, Il cantiere Marciano, p. 129; SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990).

PRESERVATION STATUS & RESTORATION (10)

RESTORATION

Date

1975 - 1980

Management of the work

Angelo Scattolin

Description

Angelo Scattolin subentra a Rusconi nella direzione dei lavori di restauro della fabbrica di S. Marco. Gli interventi di cui si occupa comprendono il completamento dei lavori della cupola iniziata da Rusconi e il consolidamento di un pilastro e dell'arcone sopra la vetrata dei cavalli (VIO 1999, Il cantiere Marciano, p. 129-131). Nel 1979 Scattolin integra i fondi d'oro nei pressi della figura di San Giovanni Crisostomo nella cappella di San Clemente (SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990).

PRESERVATION STATUS & RESTORATION (11)

RESTORATION

Date

1981 - 1994

Management of the work

Ettore Vio

Description

Ettore Vio restaura la cupola di San Giovanni e avvia i lavori in quella del coro. Nella campagna di restauri ai mosaici realizzata tra il 1982 e il 1986 si esegue il consolidamento della decorazione raffigurante l'albero della Vergine, nella parete terminale del transetto nord. Sono, inoltre, realizzati lavori di consolidamenti di minore ampiezza nei sottarchi dei matronei. Viene restaurata la decorazione musiva pavimentale (VIO 1999, Il cantiere Marciano, p. 134). Vengono, inoltre riapplicati i fondi d'oro al lato della figura di Sant'Ambrogio nella cupola di San Giovanni, staccati dal Marangoni, dopo oltre cinquant'anni di deposito nello Studio di mosaico.Nel 1985-1986 Ettore Vio restaura e consolida completamente l'intera parete nord della cupola di San Giovanni, con integrazioni di tessere d'oro cadute alla base (SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990).

PRESERVATION STATUS & RESTORATION (12)

PRESERVATION STATUS

Date

2000

Description

Le problematiche conservative che maggiormente interessano la condizione della decorazione musiva della basilica di S. Marco sono rappresentate dallo stacco dalla muratura di intere superfici di manto a vari livelli di profondità, dalla caduta di tessere, dall'alterazione della loro struttura, dalla disgregazione degli strati di fondo che ne garantiscono l'adesione. Anche l'umidità, soprattutto quella che risale nelle murature, altera le malte dei fondi. I mosaici più esposti sono quelli alle quote inferiori, come nell'atrio e nel battistero, dove l'acqua salina li raggiunge per capillarità. Il degrado del mosaico si presenta in diverse forme: con fessurazioni del manto in corrispondenza di quelle strutturali, con stacco del manto musivo dalla muratura a diverse profondità, secondo che siano coinvolti gli strati di malta prossimi alla muratura o soltanto quelli superficiali di supporto alle tessere. Gli effetti dovuti all'aggressività dell'atmosfera o all'umidità di risalita nella muratura producono il deterioramento superficiale delle tessere e il disgregarsi della malta degli strati di fondo. Nel primo caso si giunge alla polverizzazione delle tessere, nel secondo alla loro caduta, che avviene per singoli pezzi o a piccoli gruppi. In taluni casi affiorano muffe di efflorescenze saline, tra le tessere di mosaici trattati con i "beveroni" di cemento utilizzati nell'Ottocento (SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990, p. 84, 87).

RESTORATION

Date

2000 - 2007

Description

Le fasi degli interventi attuali si sviluppano generalmente in quattro momenti. Vengono inizialmente realizzate sia un'accurata documentazione fotografica capillare sia rilievi grafici e se necessario qualche calco sul posto. Si passa in seguito all'individuazione delle superfici che presentano stacco, con delimitazione mediante contrassegni del contorno dei diversi tipi di stacco. Si eseguono, poi, le varie fasi del consolidamento. Questo viene eseguito utilizzando una malta fluida, ottenuta mescolando latte di calce, polvere di marmo finissima e graduando secondo le necessità una resina acrilica, il Primal, che non supera mai il 50% del totale, ma in genere è utilizzata in preparazioni di un terzo per ciascun componente. Si procede, infine, alle operazioni di lavaggio, pulitura superficiale e documentazione ad opera ultimata.Problematiche diverse si presentano nei casi di disgregazione della malta di fissaggio delle tessere, il cosiddetto "rovigno", in questo caso le azioni da intraprendere si presentano particolarmente complesse. In taluni casi il consolidamento della malta è quasi impossibile poiché può essere imbevuta di sali ed umidità e quindi non trattabile con agenti chimici. In questi casi si procede mediante lo stacco della superficie, a cui segue la pulitura e il ripristino degli strati di fondo della malta deteriorata sostituendola con una di nuova composizione, procedura conosciuta come "lievo".Lo strappo viene effettuato mediante l'applicazione di carte e tele robuste su cui sono segnate le aree di stacco, di circa 40 cm di lato, definendo le aree in relazione al tracciato del disegno. Nel caso in cui la superficie si presenti curva o articolata, si preferisce intervenire "da dietro" sostituendo la muratura (SAN MARCO : BASILICA PATRIARCALE 1990, p. 87).

LEGAL STATUS AND RESTRICTION

LEGAL STATUS

General indication

proprietà Ente ecclesiastico

Specific indication

Procuratoria di S. Marco

Address

S. Marco, 328, 30124 Venezia

DOCUMENTARY & INFORMATIVE SOURCES

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Venezia, S. Marco, Cupola dell'Ascensione

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Venezia, S. Marco, Cupola dell'Ascensione, Castità

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Venezia, S. Marco, Cupola dell'Ascensione, Vergine orante, part.

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Venezia, S. Marco, Cupola dell'Emmanuele

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Venezia, S. Marco, Cupola dell'Emmanuele, motivo geometrico-vegetale

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Venezia, S. Marco, Cupola della Pentecoste

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Venezia, S. Marco, Cupola della Pentecoste, Egitto

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Venezia, S. Marco, Cupola di S. Giovanni Evangelista

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Venezia, S. Marco, Cupola di S. Giovanni Evangelista, Angelo (simbolo di san Matteo Evangelista)

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Venezia, S. Marco, Cupola di S. Leonardo

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Venezia, S. Marco, Cupola di S. Leonardo, pennacchio, santa Dorotea (sud-occidentale)

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Venezia, S.Marco, Abside, Cristo in trono

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Venezia, S. Marco, Abside, san Nicola

BIBLIOGRAPHY

San Marco: basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, le iscrizioni, la pala d'oro

BIBLIOGRAPHY

San Marco : basilica patriarcale in Venezia : i mosaici, la storia, l'illuminazione

BIBLIOGRAPHY

PENNI IACCO, EMANUELA Le epigrafi musive di San Marco a Venezia e le fonti liturgiche orientali: celebrazione eucaristica ed auspicio all'unità dei veneti

BIBLIOGRAPHY

BETTINI, SERGIO Mosaici antichi di San Marco a Venezia

BIBLIOGRAPHY

CLEMENTINA, RIZZARDI Mosaici altoadriatici : il rapporto artistico Venezia-Bisanzio-Ravenna in età mediievale

pp. 27-84

BIBLIOGRAPHY

SINDING LARSEN, STAALE Christ in the Council Hall : studies in the religious iconography of the Venetian Republic

BIBLIOGRAPHY

POLACCO RENATO San Marco : la basilica d'oro